Orbene, la bellezza è soggettiva.
Eppure i canoni estetici del nostro tempo ci condizionano e ci “guidano” verso un ideale di apprezzamento condiviso dai più.
Diciamolo (nella mia mente questa parola suona come Fiorello nell’ imitazione di La Russa), i canoni estetici femminili sono molto più impegnativi rispetto a quelli del sesso “forte”.
Una ragazza viene considerata bella se alta, magra, con i capelli lunghi e possibilmente lisci, le si chiede un abbigliamento impeccabile, fatto di pantaloni attillati che evidenzino le forme e push-up di culi e tette.
Ne viene fuori che se ti fai un giro nel periodo dei saldi per lo shopping sfrenato che il tuo primo anno di lavoro merita non compri una cippa, perché quelle scarpe le hanno tutte, quella zeppa è volgare, quel vestito è visto.
A proposito di vestiti. Apro una parentesi.
Dovete sapere che sono una vera appassionata
del jeans (anche se non quanto le scarpe), ma d’ estate esce la donna che è in
me e non uso altro che vestitini. Ne ho millemilamilioni, di varia lunghezza
sia chiaro, ma li preferisco cortissimi.Ora, non sono esagerata nella mia avarizia di
stoffa però sì, sono corti. Ne ho indossato uno corto, abbastanza corto,
senza spalline, con qualche balza blu e bianco l’ altra sera. Cioè ragazzi,
dovete capire che non ho delle gran tette e nemmeno troppa carne, il giusto, indi
per cui non è che mi dia allo scandalo. Eppure esistono ancora (nel 2012!?) ragazze che pensano di essere pudiche se vestono
sciape, ragazze che credono di essere caste se i vestitini non li usano,
ragazze che si scandalizzano per un paio di “cosce all’ aria”.
Io mi scandalizzo, dei loro pensieri.
Parentesi chiusa.
Comunque dicevo, scrivevo, per i maschi è
tutto diverso, basta un capello riccio o rasato, un fisico asciutto, ma
definito e il grosso è fatto.
Forse siamo noi donne che ci basiamo su
aspetti più o meno comunicativi del maschio in questione, le mani e la sua
gestualità, se sorride sia con la bocca che con gli occhi, cioè, noi ci soffermiamo
sulla bellezza soggettiva, sul nulla insomma.
E niente. E’ così.





