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Poi, domenica, ci è venuto lo sghiribizzo di andare a fare un giro a Mantova, per mostrare a Luca e ai bambini una delle città d'arte che amo di più. Per un colpo di fortuna, nonostante fosse formalmente chiuso, siamo riusciti a visitare anche gli appartamenti di Isabella d'Este, ultima marchesa di Mantova. Ed ecco che mi viene spontaneo un altro consiglio di lettura, ovvero Rinascimento privato di Maria Bellonci.
Questo romanzo, che finge di essere un'autobiografia di Isabella, mi ha accompagnata da quando avevo 12 anni: l'ho riletto molte volte e ogni volta con uno spirito diverso.
C'è stato persino un periodo in cui ho condiviso con Isabella la consapevolezza di volermi accompagnare a un uomo che non sarebbe mai stato completamente contento di una mia piena affermazione professionale, che non avrebbe condiviso la pienezza dei miei sogni per invidia e miopia. Per fortuna oggi capisco Isabella, che non aveva scelta e prese il buono del marito assegnatole, ma non condivido la sua sorte, perché mio marito non è per niente invidioso di un mio eventuale successo e anzi, vorrebbe che fossi più felice e che potessi impiegare i miei talenti.
Isabella aveva talento per il governo, e lo dimostrò sia durante la prigionia del marito sia quando fu reggente per il figlio Federico, ancora troppo giovane per succedere al padre. Purtroppo né il primo né il secondo si dimostrarono mai grati per il buon servizio reso allo Stato.
Francesco, il marito, grandissimo puttaniere tornato dal fronte con la sifilide, cercò sempre di più di isolarla, seguendo i consigli di un personaggio un po' equivoco e corrotto.
Federico, il figlio, divenne sempre più succube di una donna sposata, Isabella Boschetta, per cui sperperò enormi somme di denaro (per esempio facendo costruire Palazzo del Tè).
Ecco, oggi forse mi identifico di più nell'ultima parte della vita di Isabella: quella in cui si assiste alle scelte dei propri figli e bisogna imparare a non intervenire troppo, soffrendo in silenzio se le cose non vanno proprio come ce le eravamo augurate.
Ho assistito troppe volte a contrasti tra suocera e nuora per illudermi che non capiti anche a me. Ho visto anche suocere struggersi per generi che non approvavano: mia madre, per esempio.
Ho ripetuto tante volte che l'approvazione di mia madre non è mai stata fondamentale per me. Per esempio, il fatto che lei non approvasse il mio fidanzato dei 20 anni (non per la differenza d'età, ma per lui in sé) non mi aveva mai dissuasa dal frequentarlo.
Ma, quando tra noi finì e in malo modo, mi resi conto che l'istinto di mia madre le aveva suggerito che si trattava di una persona non limpida e non adatta a me.
Infatti, quando poi mi innamorai di Luca, cercai di fare in modo che mia mamma potesse vederlo appena possibile. Non con una presentazione ufficiale in famiglia: figurarsi, non sarebbe da noi. Mia madre venne a vederci mentre ci esibivamo col gruppo di teatro di strada a Broni, e il fatto che Luca non le desse "vibrazioni negative" fu per me un enorme sollievo.
Poi in effetti la presentazione "ufficiale" seguì a breve: a Santo Stefano, dopo un Natale rocambolesco in cui Luca era andato a Torino e aveva perso il cellulare con dentro ogni mio riferimento, Luca venne a pranzo a casa dei miei (avevamo la tradizione di fare il pranzo "solo salmone" tra di noi, per riprenderci dalla pesantezza del pranzo ufficiale coi nonni). E si addormentò secco sul divano, piegato dal tanto cibo e dallo spumante.
Tuttora, quando andiamo dai miei, Luca viene preso da sonnolenze insolite, nonostante mia madre non cucini né troppo né in modo troppo pesante.
Ecco, io spero di essere fortunata come mia madre: che, magari dopo qualche sbandata, i miei figli trovino una persona che io personalmente magari non sposerei, ma che li faccia star bene e riscuota la mia stima.
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