SPORT E CRISTIANITA’ – NOVEMBRE 2013 – CONTI: UN GOL PER LA FAMIGLIA
Al 43’ del secondo tempo di Cagliari-Torino, calcio di punizione per la squadra sarda. Batte Daniele Conti, figlio di Bruno, campione del mondo nel 1982, che ha già segnato così allo stesso minuto del primo tempo. Esecuzione ad effetto, bellissima, e gol della vittoria: 2-1.
Fin qui, tutto normale, ma l’evento insolito accade dopo. L’abbraccio non è con i compagni, o con l’allenatore, ma con il figlio Manuel, a bordo campo. L’anno scorso era successo con il fratello Brunetto, e Manuel non vedeva l’ora che toccasse a lui.
Il commissario tecnico della Nazionale Cesare Prandelli si chiede: “Perché tanta visibilità, a livello mediatico, per cori e striscioni razzisti, e non la medesima visibilità per quel gesto molto educativo?”.
Viene in mente il Vangelo, e la priorità che Gesù garantisce proprio ai più piccoli e ai più poveri.
“Egli, chiamato a sé un fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli»” (Mt 18,2).
Bruno Conti, al quale l’”Unione Sarda” si rivolge per un pensiero da nonno e da padre, scrive: “Quell’abbraccio racconta una famiglia”.
In un periodo storico, fra uomo e donna, che si potrebbe intitolare “matrimonio: questo sconosciuto”, scene, come a Cagliari, dimostrano che la “famiglia” non è, ormai, una realtà marginale, ma resta indispensabile.
Nessun bambino può crescere bene, senza 2 buoni genitori accanto. E quel bambino, con tanti altri bambini, quando sarà cresciuto, contribuirà a cambiare il mondo. Dimenticarlo sarebbe un “suicidio” collettivo.
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