Il “contofondo” è uno strumento finanziario che ha avuto un buon successo tra i risparmatori, anche se oggi è trascurato.
In che consiste il contofondo? E’ praticamente un abbinamento tra un conto corrente e un fondo comune di investimento. Lo scopo è quello di fornire ai risparmiatori i vantaggi della liquidità del conto corrente e del rendimento di un fondo. L’abbinamento è quasi sempre con fondi obbligazionari o monetari, sia per i minori costi di questi fondi (rispetto agli azionari e ai bilanciati), sia perchè hanno andamenti più stabili, e non rischiano di penalizzare il risparmiatore che dovesse disinvestire in un momento poco favorevole.
Qual è il meccanismo del contofondo? In pratica si tratta di sottoscrivere quote di un certo fondo comune e, contemporanemente, aprire un conto corrente presso una banca convenzionata con la società di gestione del fondo. Il risparmiatore dovrà stabilire quale sarà la giacenza media del
conto corrente. Quando il denaro depositato supera la soglia massima, si ha un prelievo automatico dell’eccedenza, cioè della cifra che supera il livello della giacenza media. Questa cifra viene investita, sempre in modo automatico, nel fondo abbinato al conto corrente. Se, al contrario, il conto corrente scende sotto la soglia minima, è dal fondo che si preleva, e la cifra viene depositata sul conto corrente per ripristinare la giacenza media.
Facciamo un esempio pratico. Apriamo un contofondo, sottoscrivendo quote di un fondo monetario per 35.000 euro e depositando nel conto corrente 5.000 euro. Stabiliamo che la giacenza media del fondo debba essere appunto di 5.000 euro. Ammettiamo che sul conto vengano versati 3.000 euro (per esempio lo stipendio e la cedola di un titolo che abbiamo in portafoglio). Il conto corrente avrà così un saldo di 8.000 euro. Essendo di 5.000 euro la giacenza media, l’eccedenza di 3.000 euro verrà prelevata in automatico e versata nel fondo mediante sottoscrizione di nuove quote. Al contrario, se ci capita di fare un acquisto mediante emissione di assegno bancario di 1.500 euro, nel conto corrente rimarranno 3.500 euro. In quel momento scatta l’automatismo e i 1.500 euro mancanti verranno disinvestiti dal fondo e versati nel conto corrente per ripristinare la giacenza media di 5.000 euro.
Si ha quindi un flusso automatico di denaro tra fondo e conto corrente. Nel fondo si investe tutto quello che è inutile lasciare sul conto, ma, per evitare che il cliente resti con poco denaro contante, viene effettuato anche il passaggio inverso, quando il deposito sul conto corrente si abbassa troppo.
Il passaggio automatico dal fondo al conto può avvenire, di solito, fino ad un massimo di quattro volte al mese. Nel caso di necessità improvvise di contante si può richiedere la liquidazione totale o parziale del fondo. Può anche succedere di prelevare, per esigenze improvvise, diverse volte dal fondo, per cui occorre controllare il conto che non vada in rosso. Insomma, questo per dire che il contofondo presenta le sue controindicazioni e non è consigliabile usarlo quando ci sono continue e improvvise operazioni di prelevamento, perchè da questo punto di vista è abbastanza limitato nella sua elasticità.
Quanto rende il contofondo? Essendo un investimento rivolto a mantenere liquido il capitale, è chiaro che il suo rendimento non può essere confrontato con quello di un altro fondo o di un altro investimento, ma con quello di un conto corrente. Da questo punto di vista è una soluzione ottimale. Il risultato dipende dalla quantità di denaro che si riesce a far passare dal conto al fondo (più si versa nel fondo e maggiore sarà il rendimento). Comunque rende sicuramente di più di un normale deposito.