In realtà che l'uccello padulo sia stato liberato affinchè voli tra i lavoratori ad altezza di deretano, lo spiega candidamente la stessa Marcegaglia, quando afferma che, stando così la riforma, le aziende non rinnoveranno i contratti e non assumeranno. Più o meno un ricatto da rapinatore che minaccia di uccidere l'ostaggio.
Unica nota positiva, secondo gli industriali, è l'esenzione dell'obbligo di descrivere la causale del contratto a termine. Certo, detta così da industriale «si tratta di ben poca cosa». In realtà è presumibile un abuso (in un contesto già abusato) del contratto a termine, a cui si dovrebbe (ad oggi, in ragione del D.Lgs. 368/2001) fare ricorso solo «a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo», che devono evidentemente avere carattere temporaneo. Ma se viene a mancare, per effetto della riforma Fornero, l'atto scritto «nel quale sono specificate le ragioni» che consentono «l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato», è chiaro che all'azienda si da mano libera al ricorso dei contratti a termine. Oviamente la parte padronale non ne fa cenno, ma sarebbe interessante capire se l'esenzione dall'obbligo di indicare la causale del contratto a termine, non possa essere usata per eludere il divieto (imposto dall'articolo 3 del D.Lgs 368/2001) di fare ricorso ai contratti a termine, ad esempio per sostituire lavoratori in sciopero. Se appare un'ipotesi esagerata, si ricordi che limitare o aggirare il diritto di sciopero è pur sempre un vecchio sogno padronale, in parte già realizzato da Fiat che con l'accordo firmato a dicembre 2011 con Cisl, Uil, Fismic e Ugl impone già, di fatto, forti limitazioni al diritto di sciopero.