Contributo per l’acquisto di parrucche per malate di tumore: quando anche un piccolo gesto può fare la differenza

Creato il 25 aprile 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Quando una donna si ammala di tumore, molto spesso, deve fare la chemioterapia per poter guarire. E a fonte di questa l’organismo subisce un immenso shock, che si concretizza e si manifesta anche attraverso una vera e propria trasformazione del corpo e dei tratti somatici. Tutto questo va ad appesantire l’aspetto psicologico, rendendolo più fragile, e si somma allo stress causato dall’azione svolta dai flussi chemioterapici sulle cellule.

Proprio per questa ragione, una paziente sottoposta a questo tipo di trattamento medico deve essere seguita e aiutata sia sul piano fisico sia sul piano psicologico. Uno degli effetti collaterali della chemioterapia è la alopecia. La perdita dei capelli per una donna è devastante: non solo per via dell’innaturalità della calvizia per il gentil sesso, ma soprattutto perché è un segnale netto, tangibile ed irrevocabile che la malattia, in quel preciso momento, è presente e si palesa ai propri occhi e allo sguardo altrui.

Per questo, in tempi di crisi e di «razionalizzazione» del servizio ospedaliero, arriva come una boccata di ossigeno la notizia che è stata accolta dalla Giunta della Regione Piemonte la proposta dell’assessore alla Sanità, Ugo Cavallera, di continuare ad erogare contributi per parrucche per donne e ragazze, acquistabili da coloro le quali siano sottoposte a chemioterapia. In questo modo, fino al 31 dicembre 2013, dietro consegna all’Asl del documento di acquisto e di quello medico, le pazienti avranno il rimborso del prezzo della parrucca fino a circa 200 euro (il costo varia da sopra i 100 euro per le parrucche sintetiche ad oltre i 500 per quelle fatte di capelli naturali).

È vero che in tempi di crisi economica i soldi scarseggiano, e gestire la sanità non è un compito semplice e banale (circa l’80% del bilancio regionale va in sanità), ma non è accettabile che a chiudere punti di eccellenza come è accaduto a Torino all’Ospedale Valdese, massimo centro per la cura del tumore alla mammella, sia un Consiglio Regionale dove quasi tutti i componenti hanno ricevuto avvisi di garanzia per presunte irregolarità nei rimborsi ai gruppi consiliari. Perché se è giusto distinguere fra avviso di garanzia e sentenza di condanna, è altresì doveroso non dimenticarsi mai che chi è in cura è un paziente e non un cliente, e la differenza è data dalla qualità dei servizi che si stanno «razionalizzando».

Articolo di Stefano Rossa.

Foto Governo de Minas Gerais, licenza CC BY-NC


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