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Contro la discriminazione, la relazione di Ulrike Lunecek che Lafranconi ha cercato di ostacolare

Creato il 04 aprile 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Preoccupato per la relazione Lunecek (cliccare sul nome della medesima per leggerla nella sua fragrante integrità), questo blog è andato a cercarla e ha trovato che essa, sì, la relazione, non l’europarlamentare Ulrike Lunecek, è un “piccolo bambino che piange e si trascina sul tappeto”, tanto per citare il noto poeta gay ebreo e assuntore di sostanze stupefacenti Allen Ginsberg, soprannominato Carlo Marx nell’altrettanto romanzo “On the road”. Beat generation, esatto: beat significa da un lato “beato” dall’altro “battuto, picchiato, vittima di violenza”.  Sarebbe il caso di rileggere tale autore, o anche altri così ebraicamente europei come Marcel Proust e l’eccezionale “Sodoma e Gomorra” II. Bisognerebbe, con uno sforzo, comprendere l’altrui condizione, che è ugualmente umana condizione. Non per caso si trova in un passaggio della relazione, che il vescovo di Cremona trova per certi versi eccessiva, qualcosa che fa pensare. La sigla LGBT indica lesbiche, gay, bisessuali e trans. Poi viene aggiunta anche la categoria degli “intersessuali”.

Infine, dal punto di vista programmatico, i dati raccolti evidenziano la necessità di una siffatta tabella di marcia. Il sondaggio sulle persone LGBT pubblicato dall’Agenzia per i diritti fondamentali nel 2013 indica che lo scorso anno il 47% delle persone LGBT si è sentito discriminato o molestato. Le donne lesbiche (55%), i giovani (57%) e le persone LGBT più povere (52%) rappresentano i gruppi più esposti alla discriminazione; il 26% è stato vittima di atti di violenza o di minaccea causa dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere (35% tra i transgender); solo il 10% si sente sufficientemente sicuro da denunciare le discriminazioni alla polizia e solo il 22% denuncia la violenza o le molestie; il 32% è discriminato in termini di alloggio, istruzione o accesso all’assistenza sanitaria, ai beni o ai servizi e il 20% subisce discriminazioni nell’ambito dell’occupazione o dell’impiego (29% tra i transgender).

Dà fastidio che l’identità transgender non sia considerata un disturbo mentale? L’organizzazione mondiale per la sanità non la considera una malattia perché non lo è. Alcuni Paesi europei invece prevedono l’esistenza di un simile disturbo. Tormenta sua Eccellenza il richiamo alla formazione dei giovani tramite l’istruzione a prevenire la discriminazione? Le persone che rientrano in queste categorie esistono, tuttavia, e probabilmente in buona parte lavorano e pagano le tasse. Fanno parte insomma della vita sociale e non è semplice a volte distinguerli dagli eterosessuali: sono uguali, la differenza dell’orientamento sessuale non è essenziale. Continuando a leggere alcuni stralci ecco che cosa si trova.

 

 la Commissione dovrebbe inserire le problematiche sanitarie delle persone LGBTI nell’ambito delle pertinenti politiche sanitarie strategiche di più ampio respiro, comprese quelle concernenti l’accesso all’assistenza sanitaria, l’uguaglianza sotto il profilo sanitario e la voce globale dell’UE nelle questioni correlate alla salute;

ii)  la Commissione dovrebbe continuare a collaborare con l’Organizzazione mondiale della sanità per depennare i disturbi dell’identità di genere dall’elenco dei disturbi mentali e comportamentali e per garantire una riclassificazione non patologizzante in sede di negoziati relativi all’undicesima versione della classificazione internazionale delle malattie (ICD-11);

iii)  la Commissione dovrebbe sostenere gli Stati membri nella formazione dei professionisti del settore sanitario;

iv)  la Commissione e gli Stati membri dovrebbero condurre ricerche sulle questioni sanitarie specifiche alle persone LGBTI;

v)  gli Stati membri dovrebbero tenere conto delle persone LGBTI nei programmi e nelle politiche nazionali in materia di sanità, garantendo che i programmi di formazione, le politiche sanitarie e le indagini sulla salute prendano in considerazione le questioni sanitarie specifiche di tali soggetti;

vi)  gli Stati membri dovrebbero introdurre procedure di riconoscimento giuridico del genere, oppure rivedere quelle esistenti, onde garantire il pieno rispetto del diritto dei transgender alla dignità e all’integrità fisica;

F.  Non discriminazione in relazione a beni e servizi

i)  nel monitorare l’attuazione della direttiva 2004/113/CE che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l’accesso a beni e servizi e la loro fornitura, la Commissione dovrebbe rivolgere un’attenzione particolare all’accesso a beni e servizi da parte dei transgender;

 

Quindi il Parlamento europeo ha approvato una tabella di marcia contro le discriminazioni in un continente dove le persone vittime di comportamenti illegali e violenti già esistono e vogliono solo vivere serenamente. Un tempo queste differenze sessuali venivano nascoste. Oggi no. Non crolla quindi una cultura, crolla solo un’ideologia falsissima, che ha considerato devianze le differenze e le ha trattate con violenza orribile. Si ricorda chi c’era nei campi di concentramento?

La grave questione è semmai il pessimo dell’individualismo. L’uomo non solo un essere sociale: è anche in parte egoista e a volte difficilmente convive con i simili. I due aspetti contraddittori convivono. L’ideologia della sacra famiglia uomo-donna, e matti tutti gli altri, non regge più, smascherata dalla violenza.

Il superamento delle discriminazioni, se sarà mai attuato, sarà un atto di pace e di progresso culturale che non ostacola nessuna famiglia.

 


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