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“Contro la libertà di espressione”: assalto al Mulino bianco
Creato il 28 settembre 2013 da Bernardrieux @pierrebarilli1E’ andato in scena, ieri, solo un modesto anticipo di quel che potrebbe succedere in Italia se venisse promulgata la legge contro l’omofobia (che andrebbe ribattezzata “contro la libertà di espressione”) nella versione appena votata alla Camera. L’industriale Guido Barilla ha spiegato alla “Zanzara”, su Radio 24, perché non ha intenzione di rappresentare nella pubblicità della sua azienda la famiglia omosessuale. Tradotto: non aspira a trasformare il Mulino Bianco nel Mulino Arcobaleno, perché, ha detto,“a noi piace la famiglia tradizionale”, e perché – legittimamente – non pensa di dover usare la pubblicità della sua azienda come veicolo di rieducazione politicamente corretta degli italiani. Tutto questo, non “per una mancanza di rispetto verso gli omosessuali che hanno il diritto di fare quello che vogliono senza disturbare gli altri, ma perché non la penso come loro e penso che la famiglia a cui ci rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica”. Il conformista collettivo e l’associazionismo gay (quello che, chissà perché, pretende di parlare a nome di tutti gli omosessuali) non aspettavano altro, e invitano furiosamente a boicottare spaghetti, biscotti e merendine Barilla. Per ora non è possibile portare l’imprenditore in tribunale a difendersi dall’accusa di omofobia, ma tranquilli, ci si arriverà. Intanto, Guido Barilla ha deciso di arrendersi: “Con riferimento alle mie dichiarazioni rese ieri alla ‘Zanzara’, mi scuso se le mie parole hanno generato fraintendimenti o polemiche o se hanno urtato la sensibilità di alcune persone. Nell’intervista volevo semplicemente sottolineare la centralità del ruolo della donna all’interno della famiglia”. Ma naturalmente nessun autodafé può bastare a placare i solerti guardiani del pensiero unico arcobaleno. Tutti nasciamo da un uomo e da una donna, compresi i figli delle “famiglie gay”, dove semplicemente si pianifica per chi viene al mondo la sparizione dell’uomo o della donna che hanno determinato quella nascita (la psicoanalista e femminista francese Sylviane Agacinski lo chiama “segreto organizzato” e spiega che agisce ai danni del figlio). Ma se Guido Barilla, o chi per lui, richiama la realtà – madre, padre, figli – ecco che si farnetica di omofobia e monta l’intimidazione degli igienisti del linguaggio. Il filosofo inglese Roger Scruton, intervistato da Giulio Meotti sulla legge anti omofobia in discussione in Italia, vede all’opera meccanismi simili a quelli dei processi di Mosca e della Cina maoista: “Si accusano gli oppositori di ‘odio’ e ‘discorso dell’odio’”, solo perché non si conformano a una neolingua di stampo orwelliano che ha il compito di sovrapporsi alla realtà. E’ precisamente per questa via che si vuol far sparire “madre” e “padre” nella genealogia degli esseri umani. Nell’attesa, si boicotti ovunque il Mulino bianco, che si ostina a rappresentare offensive famiglie con mamma e papà (intanto i concorrenti, come la Buitoni, saltano sul carro del vincitore, magari dichiarando che da loro “c’è spazio per tutti”. A quando gli spot?). Riferendosi alla rapidità con cui sta marciando in occidente il progetto di matrimonio omosessuale e di scardinamento della filiazione, il cardinale americano Raymond Leo Burke (sul Foglio di due giorni fa Matteo Matzuzzi ne ha ripreso il pensiero), ha parlato di “inganno e menzogna circa l’aspetto più fondamentale della nostra natura umana, la nostra sessualità umana, che ci definisce”. Inganno e menzogna sono diventati mainstream, e la disavventura in cui è incappato Barilla, ci sia consentita la freddura, è solo un biscottino zuccherato rispetto a quel che si prepara. Lo scrittore inglese Gilbert K. Chesterton lo aveva previsto: “La grande marcia della distruzione culturale proseguirà. Tutto verrà negato… Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. © - FOGLIO QUOTIDIANO
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