Questa non sarà una recensione di Sole a catinelle di Checco Zalone. Sarà piuttosto un’invettiva contro la puzza sotto il naso, contro i pregiudizi e quella schiera di persone che “Checco Zalone si odia a prescindere”. Il film l’ho visto e mi è piaciuto molto e sono pronto a spiegarvi il perché, ma sappiate subito che chi scrive non è fan del comico pugliese, né ha amato il film precedente. del 2011 Che bella giornata. Il primo addirittura non l’ho nemmeno visto.
Il film ha l’ambizione di raccontare i tempi che corrono. Il protagonista, Checco Zalone, fa il rappresentante e il venditore per un’azienda che produce aspirapolveri. La moglie Daniela (Miriam Dalmazio) lavora in una fabbrica che sta chiudendo. Insieme hanno un figlio, Nicolò (Robert Dancs) che ha una pettinatura imbarazzante. Le cose per Checco sembrano andare bene, al punto che comincia a indebitarsi per sostenere un certo tenore di vita. Poi però la situazione precipita, i debiti aumentano, la famiglia entra in crisi. Checco nonostante questo promette al figlio di portarlo in vacanza in un posto stupendo se solo avesse preso tutti dieci in pagella. Tanto figurati se ci riesce. Einvece. Poi succedono una serie di cose che non sto qui a raccontarvi e non vi dirò nemmeno se sul finale “Tanto poi alla fine esce il sole” (cit.).
Fin qui è più o meno tutto quello che si vede nel trailer. Ed è la stessa cosa che pensavo anche io: le battute carine saranno solo quelle, nel film saranno rimaste le cose peggiori. Invece tutt’altro. Ho trovato un film brillante, ben scritto e soprattutto con un ritmo che non vedevo dai tempi dei primi film di Aldo, Giovanni e Giacomo. Poi possiamo discutere sul tipo di comicità, che può piacere o meno. Tuttavia sono convinto che molti abbiano deciso di bollare, per partito preso, Checco Zalone come se fosse il peggio del peggio (e un po’ come si tende a fare per Fabio Volo).
Vi svelo un segreto: Sole a catinelle è quanto di più lontano ci possa essere dalla comicità dei fratelli Vanzina, ma anche dei film di Fausto Brizzi. La sua comicità non è mai volgare (siamo nel 2013, non possiamo considerare volgari due parolacce), non è buonista e ha anche una certa dose di ironia e sarcasmo come piace a me.
Che poi io stesso sono la prima vittima di questa cultura del pregiudizio, tant’è che quando ho visto Marco Paolini tra gli attori del film ho pensato “ma dai, Paolini si presta a fare questi film?”. Poi mi sono tirato quattro ceffoni e mi sono detto “certo, perché non dovrebbe?”. E non solo perché tutti quanti abbiamo un mutuo da pagare, ma soprattutto perché Sole a catinelle è un film decisamente al di sopra della media delle commedie italiane prodotte negli ultimi dieci anni: una satira brillante di una parte d’Italia dei nostri tempi.
CHIPS e CHEAP: La cosa CHEAP che purtroppo, non solo nei film italiani, mi fa innervosire come solo Daniele Capezzone, è il product placement tutt’altro che delicato. CHIPS è invece il ritmo delle battute e, di conseguenza delle risate.
Livello di SHAZAMMABILITÀ: medio. Va riconosciuto a Zalone il merito di provare ad arricchire i suoi film con canzoni da lui scritte che vorrebbero essere simpatiche. In alcuni casi ci riesce.
Livello di BONAGGINE DEL CAST: medio-alto. Ovviamente non parlo di Checco Zalone che è la controfigura brutta di Angelino Alfano, ma parlo della parte femminile del cast.
Quanto dura / quanto sarebbe dovuto durare: 90 / 90 minuti. La durata perfetta.
Mi devo fermare dopo i titoli di coda per vedere la SCENA NASCOSTA o posso andare direttamente a casa? Sì. Anche se la scena nascosta è in realtà prima dei titoli di coda.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: quattro Anne Praderio su cinque.
Il post Contro la puzza sotto il naso: recensione di Sole a catinelle, scritto da Signor Ponza, appartiene al blog Così è (se vi pare).