Un giorno gli consegnarono una cartolina. Doveva partire per la naia. “A servire la patria” dissero. Calò dalla bolgia dei dannati con le ginocchia molli e un peso al cuore. Non voleva allontanarsi ancora dai suoi monti. Soprattutto non voleva assoggettarsi a comandi, imposizioni e ordini impartiti da sconosciuti. O dal primo caporale in vena di rompere i coglioni. Capitò proprio così. La naia fu una lunga rottura di coglioni, durata sedici mesi. Scontò trentadue giorni di galera. Giorni di punizione collezionati verso la fine del servizio da passare in cella di rigore, sul tavolaccio di legno, giorno e notte. E, peggio ancora, da scontare a fine naia. Per le sue ribellioni e intemperanze, si fece un mese e un giorno in più. Era nel corpo degli alpini. In seguito non volle più saperne del cappello. E nemmeno partecipò alle adunate oceaniche che si tengono ogni anno.
Mauro Corona, Come un sasso nella corrente, Mondadori
P.S. Martedì prossimo Mauro Corona sarà a Chiusa per presentare il suo libro “Come un sasso nella corrente”. Io avrò l’arduo compito di fare da moderatore.