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Convivium

Creato il 05 marzo 2014 da Storiediritratti @GianmariaSbetta

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Il mangiare e il bere.

Questa è sempre stata la risposta fissa che davo a chi mi chiedeva cosa mi preoccupasse di più durante una lunga permanenza all’estero. Ammetto di averlo detto diverse volte, un po’ per leggerezza, un po’ per stemperare con un esigente sorriso i classici pensieri e ansie che precedono un cambiamento importante. Fatta questa premessa, in cuor mio non è mai mancata una certa sensibilità verso il cibo, la colazione, la cena, i ristoranti, il banco bar, le persone….

Un drink un sorriso, una cena un ricordo, a volte dolce, a volte amaro, come del resto la cucina orientale impone. Gli opposti complementari. Equlibrio,armonia. Cose che cerco, cose che avuto e cose che perdo, in continuazione…sono fatto così..procedo per analogie e quanto più lontano da casa mi trovavo tanto più queste analogie si annodavano tra loro.

Per esempio ricordo fin troppo bene il primo pollo piccante che mangiai in Cina insieme al mio compagno di viaggio..io e lui sperduti in mezzo alla campagna cinese, ospiti di un locandiere che due volte al giorno amava improvvisarsi cuoco, peraltro con successo.

Quella è stata un’esperienza magnifica, mangiavamo su una terrazza in bambù ai piedi del fiume, i tavoli e le sedie erano terribilmente bassi, la luce elettrica non c’era e comunque non avrebbe avuto senso. Cena al tramonto, salutato da noi con un paio di birre ghiacciate e poi in branda. Il giorno dopo bisognava ripartire, verso nord….ora potrei dilungarmi ulteriormente sull’importanza di quei momenti, le difficoltà, le risate e le paure…è solo una delle tante esperienze che ho avuto la fortuna di fare…quello che volevo dire è che di fronte a questa descrizione intrisa di naturalismo e misticismo culturale la prima cosa che mi passa per la testa per ricordare tutto questo è il pollo. Il mio primo pollo alla cinese, uno dei tanti, una delle sue mille varietà.

Un’altra cena, un altro ricordo. Cercavo di ritrovare l’equilibrio specchiandomi negli occhi di una ragazza che avevo invitato al ristorante. Sempre in Cina. Era l’ultima volta che ci saremmo visti, io dovevo partire, lei anche. Prima di lasciarci mi regalò una penna ed un libro vuoto. Mi disse che così avrei pensato a lei fino a quando avrei scritto l’ultima pagina. Da quel momento iniziai a dare il giusto valore ad ogni pagina che scrivevo..questione di spazio, questione di cuore. Ancora adesso quando mi sento particolarmente in armonia prendo il libro e scrivo qualche frase. Le cose importanti si scrivono su carta, solo su carta.

Detto questo, quella sera mangiammo una splendida fonduta “alla mongola”, che grossomodo equivale ad una bourguignonne piccante. Un vino cileno ad accompagnare, intrigante e sferzante, come quell’appuntamento.

…Ho un concetto molto personale di equilibrio, ho imparato che di certo non fa rima con immobilismo o peggio staticità. Anzi, per me è il continuo alternarsi e sovrapporsi di emozioni e sentimenti opposti….

Forse è per questo che gli orientali ad un certo punto sentono il bisogno essere aiutati dall’alcool nel momento in cui si rendono conto che è necessario scardinare le catene di rituali,formalità e protocolli a cui amano essere incatenati. Addirittura diventano incalzanti nei modi e ti fanno capire quanto amerebbero essere assecondati da te in quel frangente. Ho sentito diverse volte durante formali banchetti aziendali parole di Boudelaire prese in prestito e sussurrate all’orecchio: “Chi non beve in compagnia ha qualcosa da nascondere” e come dargli torto. Si parla di affari e soprattutto si parla di fiducia reciproca. E’ stato allora che ho imparato ad avere un visione degli alcolici decisamente più profonda di quanto siamo portati a pensare in Occidente prima di un’ipotetica sbronza a briglie sciolte del week-end. Per loro è un rito e tale deve rimanere. Dovrebbe diventarlo sempre anche per noi, a modo nostro naturalmente. D’altronde l’arte del bere così come quella del mangiare hanno origini ben precise, è arrivato il momento di conferire loro il giusto valore.

Questi erano esempi di analogie forti, esempi di ricordi ben definiti. Mi piace pensare che senza il mangiare ed il bere mi sarebbe stato decisamente più difficile tenerli vivi. Buon motivo per continuare a farlo.


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