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Convulsioni da impotenza. Provate voi a riempire il nulla di Bossi!

Creato il 17 agosto 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Convulsioni da impotenza. Provate voi a riempire il nulla di Bossi! Ci piange il cuore vedere Angela Merkel e Nicolas Sarkozy vicini vicini pronti a prendere in mano l’intera Europa. Fino a qualche anno fa si poteva orgogliosamente parlare di “asse" italo-franco-tedesca, un’intesa quasi tacita che si poneva come momento trainante dell’intera politica della UE. Non ci saremmo mai aspettati che, col tempo, i tedeschi e i francesi mettessero in piedi intese bilaterali da conventicola per sopperire alle carenze degli altri e al “deficit” di credibilità politica di molti dei paesi europei. I francesi e i tedeschi non erano mostri di bravura e noi statisti universalmente riconosciuti, era che eravamo stati fra i padri fondatori della nuova Europa e il ruolo ci veniva riconosciuto. L’Italia, in qualche modo, era rispettata e stimata. Tutti conoscevano il già pesante deficit pubblico, ma nessuno si sarebbe mai sognato di porci degli aut aut come accaduto con il governicchio dell’uomo della provvidenza scelto dal signore per distruggere il Belpaese. Diciamolo. Gli italiani erano invidiati. Prima di tutto di abitare in uno dei paesi più belli del mondo, poi per il nostro patrimonio artistico e culturale, poi per la fama di inveterati latin-lover che ogni estate faceva fare dei salti mostruosi in alto al nostro borsino turistico e infine per i nostri prodotti e i nostri marchi sinonimo di eleganza e di creatività. In quel periodo, pur ricco di governi balneari (perché i nostri politici di punta non avrebbero mai rinunciato alle vacanze al mare e lasciavano quindi il posto alle seconde linee), l’Italia rappresentava un punto di riferimento stabile, con una politica coerente, politici corrotti quanto basta ma, soprattutto, discreti. Nessuno “ostentava”. Nessuno si faceva pizzicare con le mignotte salvo poi dire addio alla carriera politica. Nessuno si sarebbe mai azzardato di dire “Ghe pensi mi” perché Fanfani e Andreotti, De Mita e Berliguer li avrebbero presi a calci nel culo. Ci piange il cuore, insomma, vedere vicini vicini Angela Merkel e Nicolas Sarkozy perché l’Italia non meritava questo destino infame, non si meritava Silvio Berlusconi e, soprattutto, non si meritava né Umberto Bossi né i leghisti, politici tanto al chilo miracolati, come i fascisti, sulla strada di Arcore dal san Silvio di turno. Nonostante le direttive della UE, nonostante una manovra economica scaturita da pressanti richieste esterne e non figlia dell’intelligenza dei nostri governanti, ieri Piazza Affari ha chiuso in negativo, il che significa che qualsiasi manovra questo governo possa mettere in atto, la crisi di credibilità è irreversibile, per la serie “non ci si fila più nessuno”. E se non fosse che un eventuale crack italiano si porterebbe appresso il default di altri paesi, mettendo a seriamente a rischio la moneta unica, la Bce ci avrebbe lasciato al nostro misero destino di nazione di mezzeseghe e non avrebbe investito qualche miliardo nei nostri buoni del tesoro. Ci dicono: “Possiamo mettere le mani sul denaro rientrato dall’estero al costo del 5 per cento ma non, come vorrebbe Bersani, applicando una tassa del 15, si potrebbe chiudere all’1-2 per cento”. Come al mercato rionale. Basterebbe questo a farci capire che molti dei nostri politici si sono fatti i conti e ritengono troppo elevata la richiesta proveniente dal Pd, considerando che da Brancaccio, da Casal Di Principe e da Reggio Calabria le cosche e le ‘ndrine si sono dichiarate disponibili a dare una mano però alle loro condizioni, 1-2 per cento. Chi invece non perde un colpo è il Senatur. Ormai sul viale del tramonto, come una Gloria Swanson qualsiasi (che almeno era una grande attrice), Umberto Bossi è diventato l’emblema di tutto ciò che è la politica italiana nell’era di Mr. B. Rozza, volgare, arraffona, aggrappata ai privilegi, senza prospettive né idealità, la razza politica è lo specchio del paese che ha creato e sul quale stendiamo un velo pietoso per un rigurgito involontario di amor patrio. Bossi ci sembra il nonno sclerotico che passa l’intera giornata a rompere le palle ai nipoti i quali, a loro volta, lo lasciano fare perché sanno che sta arrivando alla fine del suo percorso di vita, quasi un gesto di estrema pietà e di finta comprensione. Ma se ci riflettiamo un attimo, scopriamo che Bossi è sempre stato questo: volgare, rozzo, arraffone, molto paraculo, pronto all’insulto e al dileggio altrui non rimirando mai nello specchio la canottiera che indossava passeggiando per il giardino di Arcore. Passato alla giacca e cravatta sta testimoniando in maniera inequivocabile che non è l’abito che fa il monaco, specie se il monaco non sa di esserlo. Da uno come lui è lecito attendersi di tutto, dal rutto alle scorregge, dal dito medio alzato in segno di pace al tricolore usato come carta igienica, dall’evidente deficit culturale a quello linguistico. Quello che non si può più tollerare è il suo sparare nel mucchio, la sua totale ignoranza dei fatti della vita, della politica per non parlare dell’economia. Un uomo così o incontra Berlusconi o è destinato al vagabondaggio alla Centrale di Milano perché, oggettivamente, incapace di esprimere un pensiero compiuto o un concetto chi si possa definire tale. E non contano gli insulti a Renatino Brunetta, appena tornato da Gardaland, né alla dottoressa Levi-Montalcini, che andava a votare il governo Prodi anche in carrozzina, quello che è evidente è l’alone di nulla che lo circonda. Ripetiamo da sempre che un uomo “vuoto”, in qualche modo si può riempire, con molta buona volontà è possibile. Ma come si fa a colmare il nulla, a rendere cosciente un’ameba, a far parlare compiutamente un dislessico o rendere attivo 24 ore su 24 un autistico? Secondo noi, Silvio lo sa. Lo ha provato, non riuscendoci, su se stesso.

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