Di recente (7 dicembre), a Torino, si è conclusa tutta una serie di eventi celebrativi legati ai 40 anni d’impegno nel volontariato e nella cooperazione internazionale da parte della Focsiv,e cioè dalla Federazione Organismi Cristiani Servizio Volontario, il cui intento prioritario era ed è quello di fare chiarezza in un mondo, che cambia troppo in fretta, su quello che deve essere il ruolo del “volontario” oggi.
Non ci sono ricette “speciali” ovviamente e le “istruzioni per l’uso” servono poco se, come ha sottolineato nella mattinata dell’ incontro finale, agli Artigianelli, l’arcivescovo di Torino, mons.Nosiglia.
Sì ai progetti,che sono imprescindibili per cambiare in meglio le”cose”, al denaro a disposizione per realizzarli, alle professionalità indiscutibili,aspetti tutti molto concreti. Guai, però, se manca il desiderio e l’impegno di realizzare un’umanità nuova,che prenda a modello tutto quanto ci ha insegnato quel Gesù di Nazareth più di duemila anni fa.
Ma il passaggio epocale che stiamo vivendo sollecita anche orientamenti gravidi di responsabilità molto più di ieri – ha aggiunto Gianfranco Cattai , l’attuale presidente Focsiv- e occorre farlo in un’ottica di comprensione umanitaria disponibile a fare sintesi tra fede e impegno professionale.
E il richiamo al presente Governo, quanto a risorse da mettere sul tappeto, non si fa attendere.
In quanto- precisa Cattai -, dinanzi a certe sfide serie, la nostra credibilità internazionale è anche quella di una “buona” cooperazione.
Ma, poiché di cooperazione si parla molto anche sul web (addirittura il 90% degli utenti s’interessa a cause di natura sociale),per Silvia Pochettino, direttrice della rivista Focsiv-Vp , ogni sforzo, per raggiungere il grosso pubblico, oggi deve essere quello della trasparenza e della comprensibilità del messaggio, tenendo conto che il “mezzo”, e cioè internet, ha cambiato e sta cambiando i principi base della comunicazione.
E ancora, tentazione assolutamente da bandire, è quella di equiparare cooperazione ad assistenzialismo.
Lo ricorda, in chiusura della mattinata di lavori, Martin Nkafu Nkemkia,docente di Scienze Umane e direttore di Dipartimento presso la Pontificia Università Lateranense di Roma.
Il prof. Nkemkia ci ricorda, appunto, di costruire, in Africa e non solo lì, esclusivamente ciò che serve alla gente del luogo e mai di farlo per noi stessi, come talvolta accade.
Rammaricarsi,ricoprirsi il capo di ceneri e recitare il “mea culpa” serve poco- egli dice - quando poi si viene a conoscenza dei “famosi” grossi scandali legati al mondo della cooperazione internazionale e il discredito, purtroppo, finisce con l’ investire anche chi la pratica con ben altre modalità.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)