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Cooperazione internazionale: l’Italia si muove e organizza il primo Forum

Creato il 19 novembre 2012 da Sviluppofelice @sviluppofelice
Cooperazione internazionale: l’Italia si muove e organizza il primo Forum

Il presidente del consiglio Mario Monti e il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi

“Muovi l’Italia, cambia il mondo”: è questo lo slogan del Forum della Cooperazione Internazionale che si è svolto a Milano il 1° e 2 ottobre scorsi.[1] 

L’incontro è stato fortemente voluto dal ministro per la Cooperazione e l’Integrazione, Andrea Riccardi, il quale ha sostenuto che la cooperazione rappresenta una delle strade per uscire dalla crisi. Essa è uno dei settori della politica estera rimasto, negli ultimi anni, ai margini del dibattito politico. Grazie al Forum, si sono nuovamente accesi i riflettori sul problema, riportandolo nell’agenda politica italiana. L’obiettivo è diffondere la cultura della cooperazione attraverso un semplice concetto: fare cooperazione non è un lusso, ma una convenienza. 

Il Forum è stato un momento fondamentale di incontro tra i cittadini interessati, gli esperti del settore, i giovani, le più alte cariche dello Stato, i ministri europei e dei paesi del sud del mondo.  

Giorgio Napolitano nel suo videomessaggio ha affermato che la cooperazione è la  politica estera nel senso più nobile della parola, e ha ribadito l’importanza di  riportarla tra le priorità, per far sì che l’Italia possa allinearsi agli standard internazionali. Sono quindi intervenuti, oltre al sindaco di Milano e al ministro per la Cooperazione, il presidente del Consiglio, Mario Monti, il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, il Commissario europeo per lo sviluppo, Andris Piebalgs, e l’amministratore delegato Eni, Paolo Scaroni. Il Forum si è concluso con l’intervento di Rossella Urru, cooperante italiana sequestrata, per 9 mesi,  insieme a due colleghi spagnoli, nei campi dei rifugiati saharawi da un gruppo islamista, e di Marguerite Barankitse, che opera nel Burundi ed ha avuto il Premio Internazionale Onu per i rifugiati. 

I risultati, inaspettati in termini di partecipazione (circa 2.000 persone), hanno dimostrato che l’Italia vive intensamente la dimensione della solidarietà. Questo settore crea anche occupazione giovanile: basti pensare ai quasi 7.000 cooperanti che operano ogni giorno in molti Paesi del mondo, spesso mettendo a rischio la propria vita. Quella dei cooperanti è una scelta difficile, che si rifiuta di ignorare i problemi e le ingiustizie che vivono molte popolazioni; una scelta che va alimentata giorno dopo giorno, che pone degli interrogativi ai quali bisogna saper trovare delle risposte, come emerge dalla testimonianza di Rossella Urru. 

Negli ultimi anni, però,  abbiamo assistito ad una drastica riduzione dei fondi assegnati alla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS), pari oggi a circa 200 milioni di euro, ben l’85% in meno rispetto al 2007. Nel 2011 l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo si è attestato solo allo 0,19%, del PIL. 

L’ultima legge finanziaria, che riguarda il triennio 2012-2014, ha confermato la netta riduzione dei fondi destinati alla cooperazione da parte del ministero degli Esteri. 

La legge di stabilità 2012 prevede, per la cooperazione allo sviluppo svolta dalla DGCS, uno stanziamento di 133,84 milioni di euro per il 2012 (nel 2011 sono stati 176 milioni ca.), 139,65 milioni per il 2013 e 125 per il 2014.[2]  

Il ministro degli Esteri italiano ha affermato che la consapevolezza delle difficoltà economiche dell’Italia deve indurre chiunque si occupi di cooperazione ad utilizzare al meglio i fondi disponibili. 

In definitiva è positivo che si sia riacceso il dibattito sulla cooperazione internazionale. Resta però da capire il ruolo che l’Italia si può ritagliare, data la costante riduzione dei fondi destinati alla cooperazione.


[1] http://www.forumcooperazione.it.

[2] Ministero degli Affari Esteri (2012).

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