A NIZZA CIRCOLARE IN BICICLETTA è uno dei modi più diffusi per suicidarsi. L’altro è un bel tuffo in mare dall’alto di Rauba Capeu, la grande roccia che si trova, guarda caso, di fronte al Monumento ai Morti. Malgrado i 40 chilometri di piste ciclabili, malgrado i 1500 Vél’Azur disposti in centinaia di parcheggi nei punti strategici della città e ricuperabili con 1 euro al giorno se si ha un computer portatile per collegarti sul sito e farti dare il codice per staccare la bicicletta azzurra dalla catena (un gioco da bambini, ho visto geni dell’informatica rassegnarsi a prendere l’autobus), la bicicletta è un suicidio. Le piste ciclabili sono trappole mortali sulle quali, quando non venite schiacciati da un autobus, travolti da una moto, investiti da una macchina o brutalmente stoppati da una portiera spalancata all’improvviso, dovete zigzagare fra surfisti a rotelle, pattinatori, monopattini, ciclomotori, pedoni, macchine in sosta, accampamenti di clochard e cassonetti della spazzatura. Ecco quello che manca a Nizza: la cultura della bicicletta.
SIETE A COPENAGHEN E NON VETE UNA BICICLETTA? Nessun problema, la trovate gratis. Vi basta andare nei luoghi dove vengono abbandonate, di solito sotto i cavalcavia, e avete soltanto l’imbarazzo della scelta. Potete trovare modelli praticamente nuovi in condizioni impeccabili. Una volta venivano abbandonate senza antifurto ma adesso la legge, con scrupolo tipicamente danese, prescrive che siano bloccate per esonerare l’antico proprietario da ogni responsabilità casomai il nuovo avesse un incidente. Così dovete munirvi di pinze e tagliare l’antifurto. E’ una semplice formalità che risparmia agli spazzini la fatica di caricare la bicicletta sul furgone durante il loro giro mattutino.
ADORO CIRCOLARE PER COPENAGHEN in bicicletta, è l’unica città d’Europa nella quale potete smarrirvi in una foresta. Avrei voluto andare fino a Malmö, in Svezia, sul ponte che scavalca l’Öresund e vincere la sfida persa qualche tempo fa, ma arrivato al casello con tutto l’equipaggiamento comprese le aringhe da gettare ai gabbiani inferociti, mi trovo davanti a un cartello: “Ponte vietato alle biciclette”. “Perché?”, chiedo al casellante. “A causa degli incidenti. Una quantità di ciclisti è finita in mare a causa delle raffiche di vento o è stata lardellata da stormi di gabbiani inferociti.” Buono a sapersi…Dragor