Torna a parlare Ivan Ramiro Cordoba e lo fa ai microfoni della rivista colombiana Cromos, ecco la sua intervista ripresa da FCInter1908.it
ADDIO ALL’INTER – “Mi hanno offerto un lavoro con le categorie inferiori, ed ero realmente entusiasta all’idea di realizzare qualcosa a lungo termine. Ma la proposta di contratto era di un solo anno. Perciò ho capito che non rappresentava una vera possibilità di crescita. La vera ragione è stata il cambio di dirigenza? Sì, si, è cambiato tutto, è cambiato il proprietario, ora abbiamo il presidente Erick Thohir, che ha comprato il 70 % dell’Inter, e il presidente Massimo Moratti, che è come un padre sportivo per me. Lui è rimasto con il 30 % della società. Gran parte della dirigenza è cambiata”.
MOURINHO – “Mourinho è un allenatore che sa applicare il miglior momento di un giocatore al servizio della squadra. Può sembrare ovvio, ma lui sa farlo come nessuno. Può accadere che la partita prima sei in tribuna e quella dopo passi ad essere titolare. Uno si chiede: “Perché lo fa?”. Io dico che lo fa perché sa che quello che sta in tribuna muore dalla voglia di giocare e questo fa la differenza. I suoi allenamenti sono i migliori al mondo perché sono con il pallone, e questo per un giocatore è speciale. Ogni giorno dell’anno crea un allenamento diverso, non ne ripete nessuno. Lui mantiene tutti i giocatori al massimo livello, per questo abbiamo fatto due anni meravigliosi, per poi essere spremuti dopo aver dato tutto sul campo”
COMPAGNI – “Migliori amici fra i giocatori? Ne ho due: Javier Zanetti e Mario Yepes. Uno con cui non mi sono mai trovato? Con tutti mi sono fatto capire. Con le buone o con le cattive, mi facevo capire (sorride). Uno con cui è stato difficile? Beh, con Zlatan Ibrahimovic. Non è che abbiamo lottato, ma entrambi eravamo due giocatori dal temperamento forte e molte volte siamo entrati in collisione, al limite dellla lotta. Io basso rispetto a Ibra? Certo, non sono stupido. Discutevo fino ad un certo punto, fino al momento in cui si discute e ci si dicono le cose. Capito? Sono alto 1,73. Quanto saltavo? Circa 75 cm. Era una mia virtù. L’elevazione e la velocità sono due virtù per cui devo ringraziare i miei genitori. Mi hanno permesso di giocare in un calcio come quello europeo, dove affronti giocatori di una taglia molto importante, fra i più rapidi e migliori al mondo. Cicatrici? Uh! Ne ho un sacco. Tutte rimediate saltando con avversari molto più alti di me. Una, per esempio, porta la firma di Gabriel Batistuta”
REAL MADRID – “Se è vero che, per raccomandazione di Ronaldo, stavo per firmare per il Real Madrid? Si, è vero. Quando Ronaldo è passato dall’Inter al Real, Florentino Perez gli ha chiesto un difensore che voleva come compagno, e Ronaldo fece il mio nome. Fu un grande onore, con lui avevo un rapporto ottimo. In allenamento facevamo scommesse, se mi scartava o non mi scartava… lui sapeva che lo avrei messo in difficoltà. Chi vinceva? Ci alternavamo. Non scommettevamo cose, era una questione più di orgoglio. Dal Real Madrid arrivò una proposta, si sono mossi per me, i soldi non erano un problema. Mancava solo la mia decisione, e dissi di no perché avevo fatto una promessa all’Inter: se fosse arrivato il Real Madrid con un’offerta per me, anche il doppio di quello che mi pagavano all’Inter, non sarei andato perché volevo fare la storia nell’Inter. Non volevo passare come un giocatore in più, ma volevo dimostrare che il giocatore colombiano era fedele alla sua squadra. E così ho fatto”
SOGNO – “Un desiderio inappagato che non ho realizzato è giocare un Mondiale con la Colombia. Sono sincero, ero sul punto di abbandonare la nazionale quando mi vidi privato della possibilità di giocare il Mondiale di Francia ’98, a soli 5 giorni dalla prima partita. Fu difficile perché avevo giocato tutte le ultime sei partite, tutte le amichevoli, però niente, ho preso l’impulso di dire “no, io con la Nazionale devo ancora continuare a lavorare”. E in futuro avremmo vinto la Copa America 2001, che per me è stata troppo speciale, con un mio gol nella finale vinta 1-0 contro il Messico a Bogotà, in un momento tanto difficile per il nostro paese, condizionato da un conflitto armato molto sanguinoso. In quel momento noi, con un pallone, abbiamo dato allegria alla Colombia. Per un mese, l’abbiamo distolta da tutti quei problemi”
COPA AMERICA 2015 – “Colombia? La vedo molto bene! E’ giusto che sia favorita, come pensiamo tutti, perché è un gruppo che ha talento e che sta facendo tutto con consapevolezza. Il titolo di favoriti non deve essere una pressione, ma una motivazione e un orgoglio. Devono saperla gestire, non credersela, devo tenere la mente fredda perché abbiamo una Nazionale su cui possiamo scommettere al meglio”
FUTURO IN NAZIONALE – “Si, mi piacerebbe essere il presidente della Federazione. E’ un sogno e non scarto questa opzione. Como avevo in riserbo il sogno di poter arrivare in una squadra europea e vincere assieme a lei, ora questo rimane un mio sogno e, se ne avrò la possibilità, sarei molto felice di dare il mio contributo alla Nazionale. Tuttavia, non è una cosa che…una cosa che mi preme in questo momento”
FUTURO DA DIRIGENTE – “Ora sto studiando all’Università Bocconi di Milano. Studio Sport Manager. Poi ho condotto gli studi da allenatore di bambini UEFA B e, infine, da direttore sportivo a Firenze, città in cui ha sede la FIGC. Dt in futuro? Mi sento un bebè in questo momento, un bebè che sta crescendo, che vuole fare le cose lentamente, però bene, con calma. In quale squadra vorrei farlo? Nell’Inter. E in Colombia nel Nacional, In Argentina, nel San Lorenzo”
CALCIO – “Cos’è il calcio per me? E’ l’altra metà della mia vita. L’altra metà è rappresentata dalla mia famiglia e dai miei cari. Non avrei potuto costruire tutto questo senza il loro aiuto”