La riforma del del diritto societario ha allargato le maglie in questo senso, per due motivi. Il primo è che le società quotate in Borsa non devono più rispettare i vecchi limiti del Codice Civile, in quanto adesso l’importo del bond può superare il patrimonio netto, cioè possono emettere obbligazioni (quindi chiedere un prestito) per una cifra superiore al
loro capitale. Il secondo è che le società per azioni non quotate in Borsa possono emettere obbligazioni per un valore che non deve superare due volte il patrimonio netto (prima non potevano superare nemmeno il capitale versato).
E l’investitore? L’investitore deve fare molta attenzione quando sceglie di impiegare il suo denaro in una società.
Dei rischi delle obbligazioni societarie abbiamo parlato, adesso accenniamo alle precauzioni da prendere per evitare spiacevoli sorprese:
1 – Il rating. Abbiamo parlato anche di questo e, benchè non rappresenti il Verbo, è molto importante consultarlo. L’esperienza ci ha insegnato che non sempre è sufficiente scegliere un titolo investment grade se ci si allontana dalla fascia alta della classifica. Per cui il consiglio è quello di preferire titoli con rating A, AA, AAA. E’ meglio rinunciare ad un punto di interesse piuttosto che rischiare.
2 – Il prospetto informativo. Guardare bene il documento dove sono riportate le caratteristiche dei titoli, i rischi e gli aspetti fiscali. In questo senso potrebbe essere utile consultare un consulente di fiducia.
3 – La situazione patrimoniale. Cercare di capire se la società alla quale dare i soldi in prestito ha ottime possibilità di restituirli. Nel caso dei bond il criterio fondamentale per capire è il debt ratio, cioè il rapporto tra debiti e patrimonio, che misura la capacità della società di farcela senza chiedere prestiti. Questo rapporto non deve superare il valore 1, nel senso che più si supera, più aumenta il pericolo.
Parmalat aveva un buon rating e rientrava ampiamente nell’investment grade. Come mai le agenzie di rating di fama mondiale hanno espresso dei giudizi su Parmalat così generosi? E poi Calisto Tanzi era vicepresidente di Confindustria, era improbabile che un personaggio così importante ed in vista come lui potesse rivelarsi un’imbroglione. Eppure Tanzi, con complicità eccellenti, soprattutto bancarie, era riuscito a taroccare per anni i bilanci, scaricando le perdite nei portafogli di mezzo mondo.
Ma il problema è un’altro. Quando le banche continuavano a vendere le obbligazioni Parmalat, erano già al corrente della disastrosa situazione finanziaria del gruppo?
Parmalat è stato un caso eclatante e scandaloso, al limite della fantafinanza in chiave mafiosa, ma ci ha insegnato che le precauzioni non sono mai troppe.