Come è noto a tutti, fuorché a renzi, siamo in crisi.

Affossata definitivamente la cultura, non rimane che preoccuparsi del fisico.
E pure qui la crisi risulta tangibile.
Non così tanto da riapprezzare già la sana vita del contadino, beninteso; ma abbastanza da contemplare sempre più di frequente metodi di mantenimento della forma al di fuori di una comunque costosa palestra.Il sesso, naturalmente, non viene valutato dai più come alternativa degna di nota.
Cosa fare, allora?

Quella più economica, per di più: gambe e scarpe già costituiscono dotazione sufficiente. Un corridore deve correre con i sogni nel cuore, non con i soldi nel portafogli, diceva Emil Zatopek.Oddio... In realtà quando parti, poi, cominci a preoccuparti di avere un'attrezzatura sempre più performante. Entri nel loop di pronatori e supinatori; gps e cardiofrequenzimetro; contapassi; runtastic, social, selfie in corsa...Ed è la fine, non un traguardo...
5 km... 10 km... Mezza maratona... Maratona... 100 km nel Sahara...Sempre di più!
Sempre oltre...Fino a dove?Fino all'isolamento e oltre, parafrasando Buzz Lightyear.La corsa non è uno sport per chi ama dialogo e confronto: è mera competizione con se stessi! Si rincorre il continuo superamento dei propri limiti. E basta.La corsa non è sport per socializzare, a dispetto del vacuo tentativo effettuato pubblicando riscontri e foto su Facebook.
Si va da soli e si sta da soli pure se si corre in gruppo: fedeli al passo. Avantiiii... Marsch!
Ma... Sono più fideisti i 'corridori' o i vegani? Forse i vegani sono più setta, in realtà... Chissà!?
E comunque i vegani, almeno, fanno gruppo: i vegani si salutano, magari emulando mr. Spock o Mork.
Anche i Ducatisti si salutano quando s'incontrano, con una semplice alzata delle dita dall'acceleratore.
E così fanno pure quelli che si trovano in montagna mentre camminano immersi in un energico silenzio pieno di vibranti odori e colori: si salutano con un sonoro 'Buongiorno!'.
Non è indispensabile conoscersi, per salutarsi: basta riconoscersi. Condividere una passione, uno stile di vita, è forse l'amalgama migliore per qualunque tipo di relazione.
Condividere una passione è peròcosa ben diversa dal divenirne schiavo.
E siamo giunti al nocciolo della questione: chi corre condivide una passione o ne è piuttosto schiavo?
Sicuramente chi corre impara ad essere attento alla dieta, mediamente tutt'altro che vegana.
Sicuramente chi corre adora anche le due ruote: mediamente più biciclette che motociclette.
Sicuramente chi corre subisce il fascino della natura, mediamente consapevole del proprio posto nel creato.
Eppure, nonostante tutte queste assonanze...
Cominciamo col dire che solo i masochisti propriamente detti soffrono per portare avanti una propria passione: piedi maciullati, sciatalgie, talloniti, tendiniti... Mancano solo pioggia e cavallette per riesumare le piaghe d'Egitto!
La corsa amplifica le difettosità posturali acquisite nell'arco di una vita.
Aggiungiamo che da un incontro di corridori sul lungo mare, sulla ciclabile o su un comune marciapiede non verrà mai prodotto alcun saluto, e la risposta appare subito ben chiara: schiavi, in attesa del Giuseppe di turno che li conduca nella terra promessa.
Non è un caso, dunque, che in questi tempi di crisi un crescente numero di italiani si dedichi con sempre maggior pervicacia a questa attività: la corsa non è altro che una solitaria fuga dal quotidiano, senza alcuna guida, però.
E da soli, si sa, i risultati non possono che essere effimeri.
Se non avete una risposta ai vostri problemi dopo 4 ore di corsa, probabilmente non ce l’avrete mai. - Christopher Mcdougall