Una impressionante sequenza di violenza contro le donne sta contrassegnando questo inizio d’estate. Giusto il tempo di incassare lo choc della donna di Como, uccisa a colpi di mattarello sotto gli occhi dei figli, della giovane mamma di Palma straziata a forbiciate, arriva la notizia, da trapani, di una mamma di tre figli, bruciata viva, incinta al nono mese…una escalation da nord a sud e viceversa, un crescendo di violenza, di furia, di accanimento sul corpo, che non trova giustificazione in nessuna delle mille ragioni che si potrebbero addurre a un omicida. Non bastano nemmeno le attenuanti che finora, talvolta, venivano attribuite agli aguzzini: ambienti familiari insani, uso di droghe, stress da rapporti logorati, problemi economici. No fra essi si trovano medici, operai, poliziotti, oltre a disoccupati o sbandati di qualunque ceto e grado di cultura. Allora come e dove trovare il comune denominatore fra questi uomini che uccidendo le proprie compagne e, talvolta i propri figli e se stessi, a un destino di dolore e di inspiegabile mancanza di ragioni?
Si parla di mancata accettazione di una separazione, del senso di sconfitta, della frustrazione di sentirsi rifiutati o allontanati; come se agli uomini dovesse essere riconosciuto un diritto superiore di non essere rifiutati, abbandonati e respinti. Non si parla mai di milioni di donne abbandonate coi propri figli, offese, vilipese, lasciate in miseria. E non sia mai detto che reagiscano con violenza, che si scaglino sui propri ex con ferocia, con inaudita efferatezza, che li facciano a pezzi e li brucino vivi….
Eppure ancor più raccapricciante è pensare che dietro ogni omicida ci sia una madre…che tipo di madre può aver partorito simili mostri, che educazione hanno ricevuto uomini che dilaniano le donne che pure hanno scelto e, forse, amato?
Non sarà che nel loro passato non ci sia lo stesso clima di violenza e sottomissione, che il loro esempio di vita familiare sia lo stesso di sopraffazione, violenza, silenzio, omertà? E’ ingiusto pensare che da una madre a sua volta offesa e picchiata, oltraggiata e non rispettata, vengano allevati maschi senza alcun rispetto per le donne e femmine senza dignità abituate a subire e non ribellarsi? E’ aberrante immaginare che le cose vadano sempre così, ma è altrettanto spaventoso constatare invece che aumenta l’impunità con cui gli uomini reagiscono con ferocia a un naturale, non ovvio ma possibile, evolversi di una storia sentimentale. Oppure è proprio la mancanza di pene esemplari a diffondere tra i potenziali assassini la convinzione di cavarsela con poco dopo aver fatto giustizia da sé di un presunto torto di “lesa maestà coniugale”?
Potremmo interrogarci ancora e nel frattempo un’altra donna, solo per un post su facebook, con il quale si illude di evadere da un matrimonio spento, potrebbe essere massacrata con un qualunque oggetto di uso quotidiano. Quasi a sottolineare che in una vita semplice, sana, felice (apparentemente) si celino abissi di rabbia, di delusione, di frustrazione. In una parola di totale assenza di dialogo e di consapevolezza.