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Cosa cerchiamo nella pubblicità?

Da Iaota

Se con i film e le serie televisive cerchiamo di evadere, nelle pubblicità cerchiamo la realtà. La cosa è abbastanza ovvia a pensarci bene, le pubblicità dovrebbero invogliarci ada andare a comprare qualcosa, quindi vogliamo che rispecchi la normalità di tutti i giorni.

Le ‘belle’ pubblicità, quelle che si tendono ad apprezzare di più sono quelle che esprimono qualcosa che parla ai nostri valori, alla nostra realtà. Noi consumatori siamo persone molto più impegnate rispetto al passato, basta pensare che oggi mentre guardiamo la tv facciamo, quasi sempre, contemporaneamente anche altro. Questo è il motivo per cui filtriamo le informazioni che ci vengono bombardate. Facciamo attenzione solo alle pubblicità che ci dicono qualcosa.

La pubblicità della Ferilli per Poltrone & Sofà la ricordiamo perché infastidisce e, per avere un qualche effetto sul pubblico, la mandano anche più volte in uno stesso spazio pubblicitario. Tuttavia solo pochi di noi lo definirebbero un “buono spot pubblicitario”. Questo perché la Ferilli è un’attrice che guadagna molto più di noi, non ha bisogno di acquistare divani a metà prezzo. Appare poco veritiera e anche un po’ ipocrita in quel film.

Gli spot che vengono maggiormente apprezzati sono ivece quelli che non descrivono le qualità del prodotto, come accade nel caso menzionato precedentemente, ma che ci mostrano in qualche modo i benefici che possiamo trarre da esso.

In questo spot non ci stanno vendendo un prodotto per la pulizia del bagno, ok si lo stanno pubblicizzando, ma lo vediamo solo per 5 secondi. In questa pubblicità Cif sta vendendo alle mamme il tempo da passare con i propri figli. Vende un beneficio che deriva dall’utilizzo del loro prodotto.

La Swatch in questo spot del 1995, creato da un’agenzia italiana, invece gioca sulla nostra percezione. In qualsiasi angolo del mondo, i minuti avranno sempre una durata di 60 secondi, ma la percezione del tempo è soggettiva. Tutti abbiamo provato, almeno una volta, la sensazione che la lezione di matematica (o qualsiasi altra materia) non finisse mai. Il concetto di fondo è universalmente noto ed è proprio questo che la rende efficace. Swatch ti vende il compagno perfetto per i momenti di divertimento (non per niente è un orologio vivace e colorato) e un supporto nei momenti in cui “non vedi l’ora” che la noia sia finita.

P&G nella pubblicità del 2012 non ti vende un prodotto. Sottolinea che se i bambini fanno strada nella vita è grazie alle mamme che, con il loro lavoro (che comprende anche l’uso di prodotti P&G, ma non è il focus principale del film) sono le prime sostenitrici dei propri figli. Non dice di offrire i prodotti migliori, fino alla fine dello spot non sappiamo nemmeno chi lo abbia commissionato. Gioca sull’aspetto emotivo: sei una mamma, sostieni il tuo bambino, lo vuoi vedere realizzare i suoi sogni quindi, noi [P&G] che siamo gli sponsor ufficiali delle mamme, ti offriamo i mezzi per rendere i suoi sogni realizzabili.

Tutti gli spot che indicano la qualità del prodotto tendono ad essere dimenticati perché ci dicono cose che sappiamo già, non ci coinvolgono. Il pubblico vuole essere coinvolto, vuole partecipare ed essere preso in considerazione. Siamo diventati consumatori molto più esigenti.

Oggi vogliamo poter condividere, quindi la comunicazione non dev’essere più passiva. Deve trovare altri modi e mezzi per venire in contatto con noi. Esattamente come fece T-Mobile nello spot del 2009 (sopra) che grazie a quel falsh-mob da 4° operatore telefonico divenne il 1° in Gran Bretagna.

A voi quali pubblicità, vecchie o nuove, sono piaciute?


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