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Cosa dice veramente la Bibbia sull'omosessualità?

Da Pianetagay @pianetagay
Cosa dice veramente la Bibbia sull'omosessualità?Riflessioni di Daniel A. Helminiak tratte dal libro What the Bible Really Says About Homosexuality, editore Alamo Square (Stati Uniti), 2000, liberamente tradotte da Eliana Non esiste nessun documento contenente parole di Gesù a proposito delle relazioni omosessuali, né nei vangeli canonici, né in quelli chiamati “vangeli gnostici”, scoperti a Nag Hammadi nel 1945. Questo è un fatto rilevante.
Come suggerisce Victor Furnish, questo implica che Gesù non aveva niente in particolare da dire sul tema e che l’omosessualità non era un argomento che preoccupava la Chiesa che stava nascendo, la quale conservò le sue parole.
In mancanza di sue personali esternazioni non è possibile dire che cosa Gesù pensasse dell’omosessualità. Però in questo caso le sue azioni possono essere più chiare delle sue parole, visto che abbiamo la prova che Gesù, durante il suo ministero, incontrò una coppia di uomini omosessuali.
Matteo 8: 5-13 e Luca 7: 1-10 raccontano della guarigione miracolosa del servo del centurione. Sebbene ci siano alcune differenze interessanti nei dettagli dei due passi, le similitudini sono enormi; specialmente quando coincidono, parola per parola, i testi nell’originale greco.
Gli studiosi biblici sono d’accordo sul fatto che entrambi derivino dalla stessa fonte scritta. Stando così le cose, possiamo concludere che i passi di Matteo e di Luca parlano dello stesso episodio.
Entrambi i passi citano la frase del centurione che dice di non essere degno del passaggio di Gesù in casa sua. Che cosa sorprendente. Il centurione usa due parole greche differenti quando si riferisce ai suoi servi. Si riferisce a quello malato come al “suo ragazzo” (“pais” in greco).
Questa parola significa ragazzo, però può anche fare riferimento ad un servo e addirittura ad un figlio. Si riferisce a qualcuno giovane e solo con una connotazione affettiva ad un adulto.
Probabilmente questa parola si usa per parlare di schiavi utilizzati come oggetti sessuali dai loro padroni e ci sono riscontri extra biblici sul fatto che “pais” in certi contesti significhi “amante”.
Al contrario, il centurione si riferisce a tutti gli altri suoi schiavi usando la parola greca “doulos”. E’ questa l’espressione generica per schiavo o servo.
Matteo si riferisce sempre allo schiavo del centurione come “pais”. Leggendo questo vangelo si potrebbe pensare che il centurione si preoccupasse per suo figlio. Però Luca, escluso quando cita le parole testuali del centurione, si riferisce al ragazzo come “doulos”.
Luca spiega anche che il ragazzo era molto importante o era molto amato (usando la parola greca “entimos”) dal centurione. Inoltre mette in risalto il fatto che il centurione costruì la sinagoga locale, il che lascia intendere che fosse ricco.
E’ sorprendente come entrambi, Matteo e Luca, conservino, riportandola, la frase esatta del centurione, cosa che sottolinea la differenza fra il suo “pais” e i suoi “douloi”.
Cosa possiamo dedurre da tutto questo? Primo, considerando l’enfasi di Luca, è chiaro che lo schiavo fosse effettivamente un servo e non un figlio del centurione.
E come indica Matteo, lo schiavo era giovane (“pais”). Secondo sappiamo che quel ragazzo era prezioso (“entimos”) per il centurione. Questa parola potrebbe significare varie cose.
Per primo, che forse il centurione pagò molto per quello schiavo e quindi non voleva perderlo. Però questo non ha molto senso nel contesto: il centurione era ricco e, sebbene sia triste, sarebbe potuto andare facilmente al mercato e comprare un altro schiavo.
Un’altra spiegazione potrebbe essere che quello fosse un servo molto capace ed esperto, una persona chiave per l’amministrazione della sua casa.
Però anche questo non quadra, visto che il ragazzo era giovane. Per ultimo “entimos” potrebbe implicare un legame emozionale. A quanto pare è questa l’interpretazione migliore.
Qual era dunque la relazione esistente fra il centurione e il suo servo? Non c’è modo di saperlo con certezza. Manca l’evidenza storica.
Esiste la possibilità che il centurione fosse semplicemente un uomo buono e si preoccupasse solo della morte di uno schiavo malato. Però quest’interpretazione sentimentale è moderna.
E’ anacronistico in relazione alle dure condizioni di vita dell’Impero Romano del primo secolo. Quindi cos’è che spinse un centurione romano a preoccuparsi in questo modo di uno schiavo?
Era molto comune che i padroni usassero i propri schiavi come oggetti sessuali. Era anche comune che i soldati che si trovavano lontani dalle loro case avessero uomini come compagni sessuali.
Il centurione ed il giovane schiavo probabilmente erano sessualmente una coppia. In questo caso in particolare, come spesso succedeva, il centurione, probabilmente, si era innamorato del giovane.
La spiegazione più razionale per il comportamento del centurione rispetto al suo schiavo è che fossero amanti.
Senza dubbio Gesù era informato su queste cose. Non era stupido. Sapeva tutto quello che succedeva attorno a lui.
Così abbiamo un caso in cui Gesù si è effettivamente confrontato con una coppia di omosessuali innamorati. La reazione di Gesù è molto istruttiva.
Elogia la fede del centurione e gli restituisce il giovane in piena salute. Gesù pensava che l’omosessualità fosse giusta? Non lo sappiamo. Tutto quello che sappiamo è quello che disse e fece.
Per lo meno si potrebbe imparare una lezione sulla compassione: le circostanze che riguardano malattia e morte non sono fatte per predicare il fuoco dell’inferno e la condanna.
Nell’era dell’AIDS, i capi religiosi dovrebbero prendere il buon esempio da questo insegnamento.
Però l’incidente del servo del centurione sembra avere implicazioni più grandi. Sulla base dell’evidenza, si potrebbe argomentare che Gesù non era preoccupato delle relazioni omosessuali della sua epoca.
Inoltre Matteo e Luca nemmeno si preoccupano di fare polemica su questo argomento. Tutti concentrano il proprio interesse sulla fede e sulla buona volontà, non sulle pratiche sessuali.
Dobbiamo interpretare le cose nel loro contesto storico se vogliamo dichiarare di sapere cosa insegna la Bibbia. Dobbiamo fare attenzione a non proiettare i nostri punti di vista su Gesù e sulla sua epoca.
Il punto è che le relazioni omosessuali erano molto comuni a quei tempi. Senza dubbio Gesù lo sapeva.
E non c’è nessuna testimonianza contenente parole di Gesù che facciano di questo argomento un problema; nemmeno quando lo affrontò da vicino.

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