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Cosa si fa in un progetto di cooperazione internazionale per il Paesaggio rurale del Salento?
Da Antoniobruno5La Cooperazione Transnazionale e quella con i Paesi terzi come ho già scritto è una possibilità in più, un’opportunità per il nostro Salento. Per un progetto in questo campo si possono prendere ion considerazione caratteristiche del territorio, competenze in tema di artigianato e prodotti locali oppure beni culturali materiali e immateriali che riguardano non solo l’Agricoltura ma qualunque settore produttivo del Salento.
E’ fondamentale trovare dei partner giusti per il successo del progetto. Il numero dei partner dipende dagli obbiettivi del progetto di cooperazione e se il rapporto tra soli due stati risulta più facile da intraprendere e da gestire, il coinvolgimento di tre o quattro partner risulta essere, ai fini della cooperazione, la soluzione ottimale.
Il paese leader partner
Una volta che più paesi abbiano aderito ad un progetto di cooperazione uno di questi assume il suolo di Leader Partner assumendo il ruolo principale nel progetto. Il leader partner provvede ad assegnare i compiti, a disporre l’assegnazione finanziaria e a comunicare e verificare gli obiettivi specifici del progetto.
I tre vertici del triangolo della cooperazione internazionale sono il decisore politico, gli attori locali e i tecnici. Nelle passate esperienze si è notato che i tecnici tendono a fare la parte del leone. Comunque per la buona riuscita del progetto è necessario che i rapporti tra i tre vertici siano equilibrati.
Strumenti per controllare se gli obiettivi vengono raggiunti
Al fine di verificare il grado di raggiungimento degli obiettivi progettuali si tengono periodicamente dei Workshop progettuali in cui ognuno espone lo stato di avanzamento delle azioni nel territorio e negli altri paesi. Il partner leader ha un compito di ausilio verso i partner che dopo la verifica risultino indietro negli obiettivi attraverso un azione che riduce, orienta e supplisce.
Atelier o Workshop
Si devono tenere tanti workshop, quanti sono gli obiettivi, un workshop per obiettivo. La segreteria ha il compito di stilare un report del Workshop in cui vengono riportati i risultati definitivi. Per quanto riguarda lo stato finanziario del progetto si tengono atelier ogni tre mesi.
L’albergo diffuso di Specchia del Salento leccese
L’“Albergo Diffuso”di Specchia è un insieme di antiche abitazioni riportate da abili maestri artigiani al loro originario splendore nel cuore del borgo antico, secondo criteri rispettosi delle architetture e degli arredi di un tempo, dove è possibile soggiornare a contatto con la gente che ancora oggi vive nel centro storico, che accoglie l’ospite con simpatia e disponibilità, offrendo quel calore umano che non può dare un’asettica e confortevole camera d’albergo. Il progetto è stato messo su senza la cooperazione ma siccome è stato realizzato a partire dal 1992 sicuramente ha ispirato ciò che ha fatto solo nel 1999 un cittadino svedese che si chiama Daniele Kihlgren
L'albergo diffuso di Daniele Kihlgren a Santo Stefano di Sessanio
Si chiama Daniele Kihlgren, è svedese, ha poco più di 40 anni e discende da una delle famiglie più ricche della Svezia, ovvero gli industriali Kihlgren (che si occupano di cementifici). È stato soprannominato “l’uomo che salva i borghi” perché ha pensato bene di investire il proprio denaro per salvare i borghi medievali abbandonati d’Italia. Milena Gabanelli afferma che Daniele Kihlgren, è un imprenditore Italo - Svedese. La sua famiglia si è arricchita cementificando, lui ha cambiato strada. Ha investendo tutto nel recupero del nostro patrimonio storico, nel parco della Maiella in Abruzzo e in Calabria. E cosa dice Daniele Kihlgren? “L’Italia ha subito un’amputazione. L’amputazione di questo patrimonio storico minore e di paesaggi che sono sistematicamente violati. Soprattutto, dov’è il paradosso, violati con la ridestinazione turistica.” Insomma l’idea di Daniele è stata quella di salvare il borgo, preservando la cultura pastorale ormai in via di estinzione, con un singolare progetto turistico.
Un albergo diffuso in tante case proprio come quello di Specchia nel Salento leccese , per cui si prende l’urbanistica originaria e di conseguenza viene adattata l’organizzazione alberghiera. Si è operato facendo ridiventare le stanze e le vie del paese come erano in origine. Quindi lavandini antichi, piani di cucina antichi, forni, scale, utilizzando materiale antico.
Daniele Kihlgren si sta comprando i Comuni d’Italia
Lo svedese ci ha preso gusto e, assieme alla tedesca (ma di origine polacche) Margareta Berg ha cominciato a girare il Mezzogiorno in cerca di altri borghi: così è riuscito ad ottenere dal Comune di Matera 20 concessioni trentennali per altrettanti Sassi (le famose case scavate sulla roccia) e nel mese di luglio ha inaugurato sul costone della Civita (che domina il grandioso canyon Gensola) il secondo “albergo diffuso” (si tratta di una struttura ricettiva concentrata in più edifici staccati tra loro: ne ha fatto uno anche a Santo Stefano di Sessanio, con 23 casette ristrutturate, http://www.sextantio.it/ . Nel caso dei Sassi di Matera, Kihlgren ha restaurato queste caverne con non poche difficoltà (visto che erano piene di licheni, alberi, erano profonde e difficili da esplorare tra buche ed insidie), ma alla fine le ha fatte ripulire lasciando spesso le pareti a crudo, creato pavimenti in cotto e pietra, arredate semplicemente con pochi mobili antichi: il Comune ne rimane proprietario. E così è partito il recupero di uno dei gioielli del patrimonio storico – artistico italiano, condannato alla distruzione http://www.sassidimatera.com/ . http://90meteo.blogspot.com/2009/09/daniele-kihlgren-luomo-che-salva-i_15.html
Nel Salento avremo la ricettività ad alto livello?
Il Salento ha questa vocazione, il suo mare con il paesaggio rurale dove sono incastonati 100 Comuni che possono divenire 100 alberghi diffusi come nel caso di Specchia. La facoltà di beni culturali dell’Università del Salento potrebbe essere un laboratorio dove mettere in pratica le parole di Daniele Kihlgren che seguono “Lavoriamo sempre in stretta cooperazione con i Comuni, ci scambiamo idee, suggerimenti, notizie storiche. Noi paghiamo le tasse e contribuiamo alla rivalorizzazione di questi pezzi di storia e cultura. Chiediamo solo una cosa: un vincolo ferreo che impedisca la costruzione di nuove case tutt’intorno”. Un laboratorio che faccia diventare Specchia del Salento leccese un paradigma, un modello, per tutti i 100 Comuni del Salento.
Se nel Salento i Dottori Agronomi, i laureati in beni culturali e gli operatori turistici si mettessero insieme per elaborare un progetto per ognuno dei 100 Comuni e trovassero partner internazionali interessati ad investire otterremmo il risultato di riattivare lo stile di vita dei nostri 100 Comuni così com’era nei secoli scorsi, con attività in comune sull’aia delle case, l’allevamento libero degli animali da cortile, la coltivazione naturale degli orti e dei campi, la diffusione di cibi caratteristici. Insomma, solo che lo vogliate c’è da fare davvero un gran lavoro.
di Antonio Bruno
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