Qual’è il segreto che si nasconde dietro il noto brand svedese H&M noto per i suoi capi alla moda ma low cost?
Hanno provato a scoprirlo tre giovani fashion blogger norvegesi, che hanno raccontato come vengono prodotti i capi del brand che troviamo in vendita nei negozi di tutto il mondo.
Si chiama Sweat shop il docu-reality realizzato dal quotidiano norvegese Aftenposten per raccontare come vengono prodotti nel sud-est asiatico gli abiti venduti dalle più grandi catene di negozi di abbigliamento low cost nel mondo, tra cui anche H&M.
Le fashion blogger sono state invitate a lavorare nei laboratori tessili in Cambogia, paese in cui vengono prodotti la maggior parte dei capi, vivendo a stretto contatto con i lavoratori cambogiani, ma soprattutto vivendo nelle loro stesse condizioni tra alloggi fatiscenti, condizioni igenico-sanitarie precarie, e sottoponendosi a turni di lavoro disumani e senza alcuna tutela. Lo stipendio? Molto al di sotto di un normale stipendio di un lavoratore europeo!
Ovviamente alle tre blogger è stato chiesto di mantenere il silenzio e la riservatezza su queste indecenti e disumane condizioni.
Ma una delle tre fashion blogger, la diciassettenne Anniken Jørgensen, non se l’è sentita di mantenere il silenzio sulla terribile esperienza vissuta e ha deciso di denunciare le reali condizioni dei lavoratori cambogiani. La giovane blogger ha intrapreso da sola una vera e propria campagna sul suo blog e sfruttando la viralità del web è riuscita a comunicare al mondo intero che dietro gli abiti di H&M, cosi come di altri colossi della moda low cost, che indossiamo tutti i giorni c’è tanta gente sfruttata e trattata ai limiti del rispetto dei diritti umani.
H&M è corsa ai ripari e ha chiesto di incontrarla nella sede principale di Stoccolma, comunicando allo stesso tempo di aver preso provvedimenti nei confronti dei laboratori tessili a cui commissiona la realizzazione dei suoi prodotti.