Offuscati dalle questioni politiche nostrane, i giornaloni si sono dimenticati di dare la giusta risonanza all’esplosivo caso cipriota, che si è abbattuto oggi con violenza sui mercati. Da circa un anno i governanti dell’Unione Europa cercano una soluzione alla crisi finanziaria dell’isola, ma la ricetta è da far tremare le vene ai polsi.
Il piano di salvataggio da 10 miliardi, partecipato dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Russia, prevede che la maggior parte dei soldi (6 miliardi), arrivi dai conti correnti. Il prelievo forzoso è del 9,90% sui depositi di importo superiore ai 100mila euro e del 6,75% per quelli sotto la soglia. Aumenterà inoltre l’imposta sugli interessi da capitali e l’aliquota sui profitti societari.
Misure draconiane. Ma lo scenario è ormai noto: se crolla un’economia, crolla tutta l’Eurozona. Quindi bisogna salvare tutti, costi quel che costi.
L’assistenza s’è resa necessaria per salvaguardare la stabilità finanziaria di Cipro e dell’Eurozona nel suo interesse.
Conferma il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Non è chiara la quota a carico di FMI e Russia, ma è praticamente certo che la Federazione parteciperà all’operazione. Mosca aveva già concesso nel 2011 un credito bilaterale da 2,5 miliardi. Gli interessi sull’isola sono palesi: 60 milia i residenti russi, investimenti per 12,3 miliardi, depositi per 18 miliardi (20% del totale).
Ma la tassa una tantum colpisce soprattutto i cittadini dell’isola, i piccoli risparmiatori. Commenta così un anziano:
Dicono che l’isola della Mafia è la Sicilia, sbagliano, è Cipro.
Fonte: La Stampa