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Dentro il Conclave

Creato il 15 marzo 2013 da Oblioilblog @oblioilblog

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Non ci sono comizi all’interno di un Conclave. Ma le trattative ed gli endorsement impazzano fino alla fumata bianca. Anche tra i porporati ci sono i Grandi Elettori, molto influenti e capaci di spostare pacchetti di voti. Così è stato anche nell’elezione a sorpresa di Bergoglio, entrato nella Cappella Sistina da outsider e uscito Papa.

C’è da dire che probabilmente i Vaticanisti avrebbero dovuto porgli maggiore attenzione: Bergoglio si era piazzato secondo quando era stato eletto Ratzinger e, per ammissione di un Cardinale anonimo, era stato lo stesso Cardinale argentino a rifiutare i voti, indirizzandoli verso il futuro Benedetto XVI. Con così pochi anni di distanza, gli esperti avrebbero potuto prevedere che il consenso di Bergoglio sarebbe rimasto intatto.

Il grande favorito Angelo Scola cade sotto i colpi del fuoco amico, ovvero dei compatrioti come il Segretario di Stato Tarcisio Bertone e i Cardinali Angelo Tettamanzi e Giovanni Battista Re. C’è chi dice che uno dei Monsignori abbia chiaramente detto, durante le Congregazioni: “Tutti ma non Scola”. L’Arcivescovo di Milano puntava a raggranellare voti grazie al ticket intercontinentale con il Cardinale argentino Leonardo Sandri, che sarebbe diventato Segretario di Stato. Il piano non è decollato e dopo tre scrutini Scola si è ritirato. 

Il Gran Manovratore Tarcisio Bertone ha puntato inizialmente sul brasiliano Odilo Scherer, con un passato nella Curia romana. Bertone però ha tolto il suo appoggio a Scherer dopo che questo aveva critica Re nelle Congregazioni generali. Gli undici Cardinali statunitensi avevano scelto inizialmente di votare il loro candidato forte, l’Arcivescovo di New York Dolan. Ma visto che faticava a raccogliere consensi, hanno sposato con convinzione il nome di Bergoglio.

Nasce così la nomina di Papa Francesco. Una convergenza maturata dopo il terzo scrutinio tra Bertone, i Cardinali Statunitensi, il Cardinale Giovan Battista Re e probabilmente anche gli altri Cardinali italiani. Si sono aggiunti poi i logici voti dei Sudamericani.

Non è mancato certamente del lavoro dietro le quinte a favore di Bergoglio. Un ruolo di primo piano l’ha giocato il Decano del Sacro Collegio, anche se non elettore, Cardinal Angelo Sodano. A sostenere Bergoglio anche Raffaele Martino, per 15 anni rappresentante del Vaticano all’Onu ed ex Presidente del Pontifico Consiglio Justitia et Pax. Infine Claudio Hummes, ex Arcivescovo di San Paolo del Brasile.

La svolta è avvenuta tra il terzo e il quarto scrutinio, quando Re si è avvicinato a Bergoglio e gli ha chiesto se accettava la candidatura. Risposta positiva e i voti hanno iniziato ad arrivare in massa. Tra cui quelli di molti Wojtyliani di ferro, visto che Bergoglio è considerato molto più vicino a Giovanni Paolo II che a Ratzinger.

Il consenso è stato ampio: 90 volti su 115 voti disponibili. Ben oltre la soglia di 77, i due terzi, fissata dal Papa emerito. Sul soglio petrino è salito un Papa apprezzato dal Conclave intero e che sembra già aver conquistato l’approvazione dei più.

 

Fonti: Corriere della Sera, Il Messaggero

 


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