Cosa succede in famiglia se il figlio gay fa coming out

Da Pianetagay @pianetagay
“Family matters. La esperienze dei familiari di giovani lesbiche e gay in Italia” è la più ampia ricerca sociologica effettuata in Europa sui familiari di giovani omosessuali. E’ stata condotta da Chiara Bertone e Marina Franchi, del Dipartimento di ricerca sociale dell’Università del Piemonte orientale. «La ricerca – spiegano le autrici – è stata realizzata in Italia, dove i rapporti dei giovani omosessuali con le loro famiglie emergono come particolarmente significativi. A differenza di molti altri Paesi occidentali, in Italia, come tutti i giovani, anche gay e lesbiche tendono a vivere con le loro famiglie di origine a lungo, ben oltre i vent’anni, e i legami con i genitori restano spesso fondamentali, anche come fonte di sostegno, successivamente all’uscita dalla famiglia”. Analoghe ricerche sono state condotte in Spagna e nel Regno Unito, ma con taglio diverso: la ricerca spagnola è sui “Programma pubblici a sostegno delle famiglie con giovani omosessuali”, quella britannica su "Le organizzazioni non governative che sostengono le famiglie con giovani omosessuali in Europa".
La ricerca italiana è stata condotta raccogliendo direttamente, attraverso la distribuzione di un questionario e la realizzazione di interviste in profondità, le esperienze di oltre 200 familiari di giovani gay e lesbiche tra i 14 e i 22 anni (o che comunque sono divenuti visibili in quella fascia di età). Le famiglie sono diverse per provenienza geografica (il campione è uniformemente distribuito tra Nord, Centro, Sud e isole, grandi città e piccoli centri) e livello di istruzione (dalla licenza media alla laurea). L’82% degli uomini e il 72% delle donne si dichiara cattolico. Il 70% degli intervistati si dichiara di sinistra, il 4% di destra, il restante 26% si distribuisce equamente tra centro-sinistra e centro-destra.
Al questionario hanno risposto 119 madri e 53 padri. Le interviste sono state realizzate anche con fratelli e sorelle. Nel 64% dei casi la scoperta è avvenuta in modo diretto, con un esplicito coming out del figlio/a. Negli altri casi, lo si è saputo da un’altra persona, lo si è scoperto leggendo il diario del figlio, trovando una lettera o del materiale sull’omosessualità. Centrale la figura della madre, che spesso è stata la prima tra i familiari ad averlo saputo, ed ha avuto poi un ruolo di mediazione nel rapporto con il padre («aiutami a dirlo a papà»). Un ruolo importante lo giocano anche fratelli e sorelle, che in molti casi sanno prima dei genitori, ed esprimono complicità e condivisione.
Per molti genitori (53% dei padri e 44% delle madri) la scoperta arriva inaspettata. Negli altri casi, raccontano di aver già avuto dei sospetti. La prima reazione alla scoperta è di smarrimento, paura, dolore. Ma solo una minima percentuale confessa di aver avuto reazioni violente: tre madri hanno dato uno schiaffo, altre due hanno cacciato il figlio di casa. Un padre ha detto! al figlio maschio: «Non sei più mio figlio»!. Due madri hanno definito i figli maschi dei «pervertiti». Qualcuno ha avuto una reazione ricattatoria: «Perché mi dai questo dolore?», altri hanno ritenuto che il figlio/a fossa stato «traviato» da qualcuno. Quasi tutti, comunque (161 su 168) rifiutano il concetto di omosessualità come malattia.
Dopo la crisi, la forte emozione della scoperta, a prevalere sono comunque sentimenti di amore incondizionato, solidarietà, protezione, talvolta complicità. Il legame col figlio non viene mai messo in discussione, non viene spezzato dalla scoperta della sua omosessualità. Le frasi in cui la maggioranza dei genitori si riconoscono sono «l’importante è che tu sia felice» (88%), e «mi dispiace non esserti stato vicino quando ne avevi bisogno» (69%).
Spesso la rivelazione rende più autentici i rapporti all’interno della famiglia: genitori e fratelli descrivono i cambiamenti in termini di «liberazione», «maggiore confidenza», «maggiore intimità». «Ci dobbiamo ritrovare – dice una madre – Siamo una famiglia diversa, ma sempre una famiglia, anzi… forse una famiglia vera».
«Dopo la scoperta – osservano le ricercatrici - si riflette di più sulla famiglia, si cercano nuovi codici di comunicazione e regole non fondate sul modello dato per scontato dell’eterossesualità». A quel punto il problema si pone semmai al di fuori del contesto familiare: «I genitori – riferiscono le ricercatrici - si trovano a dover fare essi stessi delle scelte rispetto al proprio “coming out”, se e quando diventare visibili come genitori di una ragazza o un ragazzo omosessuali». Allora si evita di dirlo a parenti e amici che «non potrebbero capire», perché magari hanno in altre occasioni dato prova di atteggiamenti negativi verso l’omosessualità, o perch é molto religiosi.
L’integrazione dell’omosessualità del figlio nella vita familiare è accompagnata comunque da un desiderio di ‘normalizzazione’: per il figlio/a si desidera una vita affettiva appagante, una coppia stabile. Ma a fronte di questi desideri di normalità, resta chiara per i genitori la percezione che i figli dovranno fare i conti con una società ostile, con un Paese che nega loro diritti. E molti genitori pensano, e desiderano, che i figli vadano in futuro a vivere all’estero, in un contesto di maggiore accettazione e riconoscimento di diritti.
di Lucia Zambelli www.agedo.org Questo articolo era stato originariamente pubblicato nella discussione del forum: Cosa succede in famiglia se il figlio gay fa coming out iniziato da Digayproject Visualizza Messaggio Originale

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