Oggi, 6 novembre 2012, gli americani si recheranno alle urne per decidere chi sarà il presidente degli
Stati Uniti d’America nei prossimi 4 anni, e l’esito delle elezioni sarà già noto quando questo post verrà pubblicato.
Ma qualunque sarà l’esito, leggere questa pagina sarà utile per comprendere cosa succede dietro le quinte nelle sfere di
Washington e quali saranno le possibili conseguenze delle elezioni.
Gli esperti e autori che leggiamo sul web di lingua inglese da tempo ci informano che Netanyahu ha messo in atto ogni possibile strategia per assicurarsi che il suo accolito Mitt Romney diventi il prossimo fantoccio israeliano ad insediarsi nella Casa Bianca al posto di Obama, che Netanyahu e
la destra ebraica in USA e
Israele percepiscono come una spina nel fianco per i motivi che poi illustreremo.
E’ tuttavia opinione generale della comunità del giornalismo alternativo che per quanto riguarda Israele non farà alcuna differenza se sarà Obama oppure Romney a rivestire la carica presidenziale degli USA, perché sarà comunque la Lobby ebraica americana a dettare legge per le politiche estere di Washington, come succede dall’epoca in cui Israele dichiarava unilateralmente l’esistenza dello stato ebraico nel cuore delle terre arabe in Palestina. E chi si oppone alla Lobby viene spazzato via.
Scrive la poetessa e autrice Lasha Darkmoon in un articolo del 6 ottobre scorso:
«Gli americani hanno perso il loro paese, ormai nelle mani del potere ebraico organizzato. Lo hanno perso lentamente e impercettibilmente. In effetti, la maggior parte degli americani non è consapevole che il loro paese non gli appartenga più. Credono con fervore di vivere ancora in una democrazia. Tuttavia, la presa di controllo di un paese da parte degli ebrei non è senza precedenti. E’ successo in Germania. E’ successo in Russia. E ora è accaduto in America.
«Governata da una élite ebraica e dai suoi subalterni cristiani ebraizzati, in disprezzo di ogni legge internazionale in favore di Israele, e odiata ovunque nel mondo, l’America è oggi una colonia israeliana in tutto tranne che nel nome. I giorni del vino e delle rose è da tempo finito. Il Sogno Americano è morto. Come la Germania e la Russia prima di lei, l’America ora giace soggiogata. Nelle parole di P. C. Roberts: ‘Quando il mondo guarda l’America, ciò che vede è una colonia israeliana‘.»
Non sorprende quindi che nel terzo e ultimo dibattito televisivo tra Obama e Romney, che doveva affrontare il tema delle politiche estere americane, l’argomento “Israele” abbia sbancato l’intero evento.
Emblematico nel riassumere il confronto Obama-Romney sulle politiche estere,
è il titolo dell’articolo di Justin Raimondo:
“Sommario del dibattito: Israele, Israele, Israele, Israele … Ah sì, e anche l’America”.
Mentre il
politologo e pastore afro-americano Randy Short – un uomo di grande profondità d’animo –
commentava su Press-TV il dibattito presidenziale con queste parole: “Era come vedere due bambini nel cortile di scuola contendersi un ruolo esclamando: Sono io Netanyahu! No, sono io Netanyahu! Stavano virtualmente rivaleggiando nel ripetere al meglio le battute dettate dalla Lobby Ebraica – ed era spaventoso vederli, perché essenzialmente si assisteva ad una competizione tra due mostri, il Frankenstein Romney e il Dracula Obama.”
Eppure esiste una ragione per cui una possibile rielezione di Obama metterebbe in agitazione Netanyahu e la Lobby ebraica americana.
Lo spiega al meglio Mark Glenn, giornalista, autore e conduttore radiofonico americano di fede cattolica, frequentemente interpellato da Press-TV.
Mark Glenn è anche il gestore del sito web
The Ugly Truth (la sporca verità) e dell’omonimo
talk show politico online che va in onda ogni giorno eccetto la domenica.
Il lunedì sera è lui stesso a condurre la trasmissione, e qui in basso forniamo la trascrizione/traduzione parziale della puntata in cui Mark analizzava il dibattito tra Obama e Romney sulle “politiche estere americane”.
* * *
«La differenza tra Romney e Obama»
- parla Mark Glenn
La sera del lunedì 22 ottobre scorso, mentre stava per andare in onda in mondovisione il terzo ed ultimo dibattito tra Barack Obama e Mitt Romney per contendersi la carica di presidente degli Stati Uniti, iniziava contemporaneamente la puntata quotidiana della trasmissione americana
“The Ugly Truth”, che il lunedì viene condotta direttamente dal fondatore e direttore Mark Glenn.
«Immaginate la mia costernazione - esordiva Mark Glenn nell’introdurre l’argomento della puntata – quando stamattina apprendevo dal maggior giornale online israeliano Y-net, che il dibattito tra i due contendenti alla Presidenza degli Stati Uniti d’America si sarebbe focalizzato su due aspetti e due soltanto: Israele e Iran – e in parte sul recente episodio dell’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia – episodio che Romey sta sfruttando nella sua campagna elettorale come “prova” che Obama non è adatto a rivestire la carica di presidente perché non è in grado di proteggere gli interessi dell’America.
«Quindi, prima di passare a commentare la scelta ‘Iran-Israele’ – ragioniamo su questo: per capirci bene, la Libia non verrà discussa in quanto paese che è stato annientato e massacrato e ridotto in macerie dalle forze occidentali provocando un genocidio di centinaia di migliaia di cittadini, con le infrastrutture distrutte, e con il leader libico catturato, brutalizzato e ucciso, poi sostituito da un governo fantoccio instaurato per rappresentare gli interessi dei vincitori – e con questo non intendo gli interessi dei cittadini occidentali – intendo gli interessi organizzati degli ebrei in America e degli ebrei in Israele che lavorano in tandem come una coppia di avvoltoi per realizzare quel disegno folle che questi hanno in mente da migliaia di anni (la “Grande Israele”). No, la Libia verrà riesumata da Romney all’unico scopo di screditare Obama per l’episodio di Bengasi.
«Ma a parte questo, stanotte si dibatterà principalmente su Israele e sull’Iran.
«E lo so che ci saranno tanti americani interessati a sentire cosa si dirà di Israele e dell’Iran, perché sono stati condizionati a ritenere che Iran e Israele abbiano a che vedere, ognuno per motivi separati, con la sicurezza nazionale del nostro paese, gli Stati Uniti d’America.
«Noi qui – conduttori e ascoltatori di questo programma – sappiamo bene che il nostro paese ci è stato rubato. Che altri prima di noi, in passato, hanno permesso che il nostro paese venisse a noi sottratto, con ciò impedendo a me e a voi in ascolto di sentirci orgogliosi del nostro paese, di ritenerci fortunati di vivere in America e di poter crescere i nostri figli con la prospettiva di un futuro di pace e prosperità.
«E invece ci troviamo qui a dovere ammettere che non possiamo essere affatto orgogliosi del nostro paese. Né possiamo chiamare l’America il “nostro” paese – prova ne è il contenuto annunciato del dibattito che sta per andare in onda (sulla CNN, ecc.).
«Sì, perché stasera, signore e signori, questi due criminali, Obama e Romney, che dovrebbero stare dietro le sbarre (per motivi separati, ma entrambi per alto tradimento …) – questi due dibatteranno NON su cosa è meglio per il nostro paese – gli Stati Uniti d’America – ma su cosa è meglio per Israele, l’entità straniera che ha violentato il mio paese, che ha attaccato il mio paese (11 Settembre) che ha ucciso nel mio paese, che è responsabile della bancarotta del mio paese – sia morale che economica – l’entità che ha forzato il mio paese a fare le guerre che vediamo, e che ora vorrebbe coinvolgere il mio paese in altre guerre ancora.
«E quindi chiedo a tutti voi: ma come siamo arrivati a questo punto – come osano questi due esseri disonesti che stasera si confronteranno per l’ultimo dibattito prima delle elezioni, che si contendono la Presidenza del nostro paese, come osano questi due dibattere Iran e Israele. Pensate se l’annuncio fosse stato per dibattere ad esempio l’Italia e l’Irlanda, oppure Islanda e Indonesia – quale sarebbe ora la reazione dei media? Si chiederebbero: ma perché questi vogliono discutere l’Italia e l’Irlanda – cosa c’entrano Italia e Irlanda con i 340 milioni di cittadini americani!? Cosa rende questi due paesi così importanti che due candidati alla presidenza americana ne vogliano discutere nell’ultimo dibattito che precede le elezioni di sole due settimane!?
«Questa dovrebbe essere la reazione dei media se i media fossero nelle mani di gente sana di mente, in un paese governato da persone sane di mente. Dovrebbero chiedersi: come diavolo viene in mente a due candidati di discutere per un’ora e mezza su un paese straniero, Israele, e sul paese che Israele considera il suo nemico, l’Iran. Ma non abbiamo cose più importanti da discutere che non del “popolo eletto”? Ma non vi sembra più importante discutere della realtà degli Stati Uniti, dove la gente sta perdendo il lavoro, la casa, la dignità di cittadini con diritti, visto che il cosiddetto sogno americano viene discusso ormai alla stregua delle specie animali in via di estinzione?
«E invece NO! Stanotte a Boca Raton, in Florida, nella città a più alta densità di ebrei in America (dove gli ebrei più facoltosi hanno la propria residenza estiva e vi passano gli anni della vecchiaia) si tiene questo dibattito anacronistico. Proprio mentre noi siamo in onda, i cittadini americani sono costretti a sentire questi due prostituti di Israele – scusate il linguaggio ma non so come altro definirli – per sapere quale dei due sia più disposto a sporcarsi le mani in favore di Israele. Perché è di questo che il dibattito si occuperà.
«Ma arriviamo al dunque. Ho appena avuto una conversazione telefonica con il mio amico Mike Piper (conduttore radio su RBN), che tutti conoscete – e sapete bene che non è possibile avere una conversazione con Mike che non sia di alto profilo politico. Discutevamo su chi sarà il candidato prescelto – l’eletto, per rimanere in tema. Su chi gli “eletti” sceglieranno come l’eletto. Perché non è mica chiaro chi sarà l’eletto – perché anche il “popolo eletto” (che in USA decide chi sarà Presidente) è grossomodo diviso in due gruppi: da una parte quello più radicale, gli armagheddonisti, quelli davvero fuori di testa che prendono sul serio la storiella della bibbia secondo cui loro sarebbero il popolo eletto e il resto del mondo è plebaglia che deve servire da zerbini per gli eletti, e dall’altra parte il gruppo più moderato, la cosiddetta sinistra ebraica, che comunque opera anch’esso nell’interesse del potere ebraico.
«Ora, questi tra loro si stanno facendo una guerra come quella tra
gang opposte, per decidere chi tra i due candidati dovrà essere il prescelto – così come hanno fatto nel 2000, quando una gang voleva Bush junior e l’altra voleva Al Gore.
«Nella nostra conversazione, Mike e io concordavamo che stiamo assistendo ad un
replay dello scenario elettorale del 2000. E tutti ricordiamo com’è finita quella storia, con la corte suprema che ha deliberato in favore di Bush, consegnandoci a 10 anni di guerra in Medio Oriente.
«Ma chi mi conosce, sa bene come la penso sulle guerre che facciamo – che da molto prima dell’11 Settembre 2001 siamo in uno stato di guerra permanente. A dire il vero, prima dei fatti dell’11 Settembre eravamo già in guerra contro l’Iraq, per mezzo delle sanzioni genocide contro quel popolo che hanno condannato a morte mezzo milione di bambini per mancanza di forniture elementari come
latte e medicinali. 500 Mila Bambini. Per non parlare della prima guerra all’Iraq negli anni 90 – la ricordate, no?, la carneficina denominata Operazione Desert Storm … E facevamo la guerra in Somalia e in altre parti dell’Africa nei 10 anni che hanno preceduto Bush figlio.
«E poi è arrivato l’11 settembre, che è stato il mezzo di cui il potere ebraico organizzato si è servito per gettare benzina sulle braci mezze spente.
«Ebbene, nell’eventualità che alla fine venga dichiarato vincitore Romney non escludo che vedremo entrare in azione l’apparato militare. Perché vi ricordo che dal momento delle elezioni al momento in cui l’eventuale nuovo eletto diventerà presidente a tutti gli effetti mediante giuramento, passeranno mesi – durante i quali Obama continuerà ad essere presidente.
«Ma vi garantisco (sulla base delle confidenze che giungono a Mark Glenn da un insider della CIA, come vedremo in basso) che in questo momento si stanno svolgendo incontri al vertice tra vari gruppi: i militari di alto rango, i funzionari di alto livello all’interno delle agenzie di Intelligence come la CIA, e i funzionari dell’ Enforcement come l’FBI.
«E vi garantisco che questi signori si stanno tutti agitando alla prospettiva che Romney possa essere dichiarato vincitore.
«Ma non è che siano particolarmente entusiasti di Obama. Bisogna pensare a questi ufficiali e funzionari alla stregua dei medici che stanno monitorando il polso del sistema politico americano per controllarne i segni vitali – e questi signori sono bene in grado di leggerli accuratamente. E questi sanno che al prossimo colpo inflitto al “paziente”, sarà la fine per l’America. Sarà il caos, la catastrofe a tutti i livelli: economico, militare, politico, sociale. E la portata del disastro sarà senza precedenti.
«Questi sono ora nel panico più totale alla prospettiva di una presidenza Romney. Perché sanno benissimo che Romney non è altro che un fantoccio di Netanyahu. E Romney si presterà a qualsiasi gioco. Lo sanno bene.
«E ora sarò costretto a usare un tipo di linguaggio che non mi piace, ma che è necessario per descrivere la situazione in modo adeguato.
«Come tutti sappiamo bene, i politici sono in genere dei venduti, delle prostitute. Li possiamo osservare, su base regolare, fare la danza dei 7 veli e spogliarsi un poco alla volta di ogni strato di decenza per compiacere chi li mantiene al potere. Per quanto riguarda Obama, sappiamo che lui si è concesso per qualunque tipo di posizione richiesta dal padrone, per quanto sporca, amorale e degradante fosse la posizione. Si è mostrato disponibile a qualsiasi orgia e bestialità ordinata dal cliente in favore degli interessi del potere ebraico organizzato che lo ha messo al potere.
«Ma c’è quell’unica cosa che Obama si è rifiutato di fare per compiacere il suo cliente, quella di prendere una pistola e farsi saltare il cervello. E naturalmente mi riferisco qui a una guerra contro l’Iran.
«Ha fatto capire chiaramente di essere disposto a fare qualunque cosa, ma la guerra all’Iran no! Qualunque bassezza, ma il
suicidio no! ‘Non potresti allettarmi con le ricchezze più fantastiche per farmi commettere questa follia, perché poi non sarò in grado di potermele godere’.
«Romney invece è tutta un’altra storia. Lui sì che si presta a
questo e ad altri giochi sporchi ancora. Lui si presterebbe alla follia della roulette russa personale e collettiva. E la comunità dell’Intelligence e le sfere militari lo sanno bene. Sanno bene che è questo che Romney farà se verrà messo al potere.
«Sanno questo, i militari e le agenzie dell’Intelligence: così come George Bush figlio, dopo il ‘successo’ dell’11 Settembre, si è prestato a finire l’opera iniziata da Bush padre e rimasta ‘colpevolmente’ incompiuta (in Iraq, ecc.), allo stesso modo Romney si presterà a finire l’opera incompiuta di Obama (previa operazione analoga all’11 Settembre).
«E dunque dopo questa lunga premessa, ecco la mia previsione.
«So per certo che ci sono ufficiali di alto rango, e mi riferisco a generali con 4 stelle, che in questo momento stanno progettando quello che faranno personalmente se Romney diventa presidente. E per quanto ne sappia, i loro progetti sono in qualche modo coordinati con Obama – che appunto avrebbe altri due mesi di presidenza dopo le elezioni se Romney venisse dichiarato vincitore.
«Altrettanto si stanno preparando funzionari al vertice nei servizi segreti, nella Sicurezza di Stato, nel contro-spionaggio e nelle altre Agenzie di Intelligenze - tutti ben consapevoli dei pericoli di una presidenza Romney.
«E pur non avendo specifiche indicazioni sulla natura dei progetti in corso, ma basandomi sull’analisi di quanto è di mia conoscenza posso dire questo.
«So per certo, da fonte sicura, che i nostri servizi segreti stanno da tempo tenendo d’occhio, molto da vicino, ogni persona di nazionalità israeliana che entra negli USA, e ogni persona con passaporto israeliano in USA, e ogni persona associata ad Israele o sospetta di avere ascendenti in Israele. E questo come risultato di quanto è successo proprio l’11 Settembre 2001, quando a New York sono stati fermati diversi israeliani in diverse circostanze, alcuni dei quali fermati all’ingresso del Ponte
George Washington a bordo di un furgone pieno zeppo di esplosivi – altri (sempre israeliani) avvistati e fermati perché erano intenti a giubilare vedendo le Torri Gemelle collassare su sé stesse.
«I servizi segreti sono ben consapevoli di quanto è successo allora, l’11 settembre – ecco perché le sorveglianze da quel momento in poi.
«E quindi per tornare alla mia previsione di quanto succederà
se Romney avrà la carica di presidente. In un dato momento tra il giorno delle elezioni di novembre e il giorno dell’inaugurazione della presidenza in gennaio, prevedo che vedrete accadere qualcosa di molto significativo. Qualcosa di simile a quanto accaduto nel 2009, se ricordo bene l’anno. Tutti ricorderete la serie di arresti per smantellare la rete di traffico internazionale di organi umani gestita dai rabbini ebrei nello Stato di New York e nel confinante New Jersey. Ricorderete gli arresti dei rabbini che hanno fatto notizia su ogni prima pagina di ogni giornale per settimane.
«E qualcosa di simile accadrà tra novembre e gennaio se Romney avrà la presidenza, e farà notizia a lettere cubitali. Ma questa volta non saranno i Musulmani a fare notizia, o ad essere “arrestati prima di far saltare qualcosa” – saranno gli ebrei israeliani ad essere arrestati un po’ ovunque sul territorio americano.
«Non si vedranno necessariamente arresti di massa, magari si tratterà di dieci o venti arresti – ma al pubblico verranno rivelati i rapporti dettagliati sui piani che questa gente era sul punto di mettere in atto – piani terroristici per colpire questo o quel centro commerciale, o altri obiettivi più importanti – pianificati per essere falsamente imputati ai Musulmani, come abbiamo visto succedere tante volte nel corso degli anni, e come questa gente progetta di continuo – lo sanno bene i servizi segreti che ne monitorano le attività.
«E tutto questo avrà ovviamente lo scopo di evitare che dopo le elezioni Israele riesca a mettere a segno una nuova false flag – un’operazione sotto falsa bandiera, analoga all’11 Settembre (per provocare la guerra contro l’Iran). Perché se dopo questa ondata di arresti Israele si dovesse azzardare a mettere in atto una nuova false flag, una nuova atrocità da imputare ai Musulmani, questa volta il pubblico non cadrà nel tranello. Questa volta il pubblico sarà stato preparato per mezzo degli arresti e dei rapporti forniti dai servizi segreti attraverso i media a riconoscere l’impronta di Israele.
«E ricordiamo che Israele tenterà COMUNQUE di trascinare gli USA in una guerra contro l’Iran indipendentemente da chi si insedierà nella Casa Bianca. E lo farà usando tutti i trucchi che ben conosciamo. Lo sanno bene le sfere militari e i vertici dell’Intelligence, e sono preparati a tutto».
Domande e risposte su quanto sopra
A questo punto sorgono spontanee tre domande:
1 – Perché la sinistra ebraica in Israele e in USA – e soprattutto la generazione dei giovani – appoggia la candidatura di Obama, mentre la destra appoggia Romney, nonostante entrambe le fazioni agiscano nell’interesse del potere ebraico organizzato?
2 - Cosa legittima a supporre che non saranno gli elettori a determinare l’esito delle elezioni, ma altre forze in campo?
3 – In base a quali informazioni Mark Glenn avanza le sue ipotesi?
La risposta alla prima domanda è semplice quanto breve: mentre le generazioni ebraiche più mature sono anche di vedute tradizionali, intransigenti, radicali ed estreme, i giovani iniziano a temere che un presidenza americana apertamente sbilanciata in favore di Israele potrebbe essere contro-producente per la causa del potere ebraico e per l’impunità di Israele. I popoli del mondo si stanno agitando, non vedono più Israele come un paese legittimato a comportamenti aggressivi. In altre parole, Israele è sempre più isolata sulla scena politica mondiale, e l’America è costretta a correre continuamente ai ripari per dare allo stato ebraico una parvenza di legittimità agli occhi della comunità internazionale. Gli ebrei americani più cauti preferiscono che nell’avanzare gli interessi di Israele, la Casa Bianca mantenga un basso profilo e il Presidente sia un uomo dal volto amichevole, dalla personalità carismatica e trascinante, capace di convincere le folle della necessità di applicare le politiche di sua scelta.
Anche la seconda domanda trova una risposta immediata, basata sulle informazioni fornite dalla comunità del giornalismo alternativo. Contrariamente ai risultati dei sondaggi ostentati nei media americani – e prontamente riportati nei media europei compiacenti – non è vero che quello tra Obama e Romney sia un testa-a-testa sul filo del rasoio. Pur con grandi riserve, i cittadini americani preferiscono alla lunga Obama – che considerano in grande maggioranza un traditore ma lo ritengono il male minore rispetto a Romney, di vedute troppo estreme per i gusti dell’elettorato generale. E se dovesse “vincere” Romney, secondo gli esperti che leggiamo e ascoltiamo, il risultato non rifletterà la volontà dell’elettorato. Mentre è vero che secondo il sistema elettorale americano, non sono gli elettori
, ma i “grandi elettori”, a determinare il risultato diretto, non andremo tuttavia ad approfondire questo aspetto, perché non ha niente a che fare con la discussione in oggetto. Aggiungiamo invece questo: se sarà Obama a “vincere”, vorrà dire che le due fazioni ebraiche avranno raggiunto un accordo basato sulle strategie da adottare dopo le elezioni.
Ma per rispondere alla terza domanda, relativa alle fonti su cui si basano le analisi di Mark Glenn fornite in alto, dobbiamo fare un passo indietro per parlare di un incontro a Washington e di un rapporto commissionato dalle più alte cariche del governo, delle sfere militari e dei servizi segreti americani.
Il 20 agosto di quest’anno, Mark Glenn relazionava in una sua trasmissione sull’incontro di alcuni giorni prima in Washington con il suo contatto nel mondo dei servizi segreti, in cui opera ora in veste di consulente dopo decenni di attività come funzionario di medio -alto livello all’interno della CIA.
Mark Glenn descrive il suo informatore e amico come un uomo concreto, che non tergiversa e va subito al sodo e dice le cose come stanno senza peli sulla lingua e senza aggiungere ipotesi speculative, spiegando che: “in ragione del ruolo che per decenni il mio amico ha rivestito nella CIA, molto dipendeva dall’accuratezza e chiarezza delle analisi di intelligence che forniva. Quindi la veste di relatore attendibile di dati sensibili è la sua seconda natura”.
Il racconto dell’informatore
«Nel corso del nostro incontro a Washington – continua Mark Glenn – durato più a lungo del solito, il mio contatto mi ha messo a parte di alcuni aspetti che oserei definire inquietanti e di atri che invece mi hanno dato un barlume di speranza.
«Ha esordito dicendo: è arrivato il momento per tanti di noi di lasciare il paese, gli USA. Siamo arrivati ad un punto di non-ritorno, per ora irreversibile. Le elezioni presidenziali a venire saranno, o le ultime “normali” elezioni che vedremo, oppure le prime di un nuovo trend in cui ogni parvenza di democrazia sarà scartata. Chiunque vinca queste elezioni, che sia Obama o Romney, lo stato delle cose non farà che precipitare comunque verso il baratro cui stiamo assistendo – perché è chiaro che continueremo a fare le guerre volute da Israele. L’unica differenza tra una presidenza Romney e una presidenza Obama, è che Romney, come Bush, sarà un volenteroso e convinto esecutore degli ordini bellici che provengono da Tel Aviv, mentre se vince Obama, su ordine della Likud il Mossad metterà a segno un altro colpo terrorista in territorio americano sulla falsa
riga dell’11 Settembre (attacco alle Torri Gemelle di New York) che questa volta verrà imputato all’Iran per mettere Obama in una posizione in cui non potrà esimersi di dichiarare la guerra. E a causa dell’era che si prepara, presto persone come te e come me faranno meglio a togliere le tende e fuggire dal paese prima che ci mettano in gabbia per farci tacere – specie se ci sarà un altro ”11 Settembre”, con il rischio che persone come noi questa volta verranno credute dal pubblico americano, visto che da anni stiamo informando su chi sono i veri responsabili dell’attacco terrorista all’America del 2001.
«Pensate – continua Mark Glenn rivolto agli ascoltatori della trasmissione – che già da anni penso di emigrare con la mia famiglia, e la prima meta di nostra scelta era stata allora la Siria, per una serie di motivi tra cui la libertà di culto e per essere il punto di incontro di una molteplicità di culture – e ora, invece, guardate cosa stanno facendo alla Siria, i soliti noti in oggetto. Sapevo già allora che la
Siria era da anni tra i paesi nel mirino di Israele e sapevo che prima o poi anche lì sarebbe arrivata una guerra. Ma mi dicevo: se rimango in America non sarò comunque al sicuro – né io, né la mia famiglia, e preferisco andare ad aggregarmi e dare man forte alle genti di paesi che la pensano come me.
La doccia fredda
«Ma per entrare nel vivo del nostro colloquio … ho poi rivolto al mio amico di lunga data la domanda cruciale: “Ma cosa pensano di Israele i tuoi colleghi nelle Agenzie di Intelligence?” Mi ha dato una risposta secca, dicendo: “La odiano”. Gli ho chiesto: “Ma quanti di loro … in che percentuale?” La risposta del mio amico mi ha lasciato esterrefatto : “Ho lavorato nella CIA per oltre tre decenni, e nel corso di tutti questi anni mi sarà capitato di conoscere forse una persona su mille che
non odiasse Israele. E aggiungo che la stessa cosa vale per i colleghi delle Agenzie di Enforcement come l’FBI. Non la sopportano, Israele”.
«A questo punto ho cominciato a sentirmi bene» – continua Mark Glenn il suo discorso radio. «Cominciavo ad avere qualche speranza, e ho detto al mio amico: “Ma fantastico, ma allora quali sono le prospettive che questi mettano in atto iniziative per impedire che accada quel che sta per succedere? – La risposta arrivò come una doccia fredda: “Nessuno farà niente”.
Il compito dei servizi segreti in USA … Da non credere!
«Riassumo così la spiegazione che mi diede. A differenza di quanto creda la gente, il compito principale di queste agenzie è proteggere l’incolumità e gli interessi, non del loro paese e dei suoi cittadini, ma del
mostro che loro stessi odiano. E la sussistenza e la vita stessa di questi individui, sia singoli che in quanto gruppo, è strettamente legata al grado dell’impegno con cui si assicurano che il
mostro sia ben vivo e in buona salute. E quindi, prendere in considerazione di ribellarsi sulla base di principii morali, o addirittura – che non sia mai! – operare nell’interesse della Patria … ebbene, questo è del tutto fuori discussione.
«Ma c’è un risvolto positivo in tutto questo, diceva il mio amico. Perché proprio in ragione del compito che hanno queste agenzie di Enforcement e di Intelligence, gli agenti che operano al loro interno hanno tutta la situazione sotto controllo. Mantengono una sorveglianza costante e
minuta di ogni singolo individuo legato in qualche modo a Israele – che siano i tanti ebrei con doppia nazionalità israelo-americana, o i parlamentari che operano appunto nell’interesse di Israele. E in particolare se si tratta di quegli individui che sono i più strenui difensori di Israele. Seguono da vicino ogni loro singola mossa. Conoscono ogni dettaglio delle loro attività.
«E tu mi vorresti dire – esclamai rivolto al mio amico – che i nostri servizi segreti, che sono a conoscenza di ogni piano che questa gente progetta di mettere in atto – non interverrebbero per rivelare informazioni incriminanti o perlomeno imbarazzanti – e soprattutto per prevenire un eventuale progetto criminale, una guerra contro la Russia magari, o un altro paese chiave, oppure per prevenire un’operazione false flag da imputare ai Musulmani – mi vorresti dire che queste agenzie non interverrebbero … ?
«Assolutamente no – ha risposto il mio amico, scuotendo la testa per scoraggiare ogni possibile fraintendimento.
«E dunque questa è
la sintesi della nostra discussione che mi ha lasciato l’amaro in bocca.
Analisi e conclusioni
«Ma riflettendo in seguito sulle rivelazioni del mio amico, ho concluso che il ruolo che ha rivestito per decenni, non gli permette di concedersi margini di incauto ottimismo. Lui non può permettersi di contare sull’intervento di insperati fattori risolutivi in positivo e costruirsi castelli in aria. E questo potrebbe impedirgli di considerare che si sono sempre verificati, nel corso degli anni, nei momenti più bui, gli interventi di individui che hanno deciso di portare alla luce scomode verità ai fini della giustizia, pur mettendo con ciò a repentaglio la carriera e perfino la vita (e qui Mark Glenn cita il caso del capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Thomas Moorer, che ha commissionato un’indagine indipendente sull’attacco israeliano alla nave americana
Liberty, che la casa Bianca ha deciso di insabbiare. L’ammiraglio Moorer è anche noto per una sua osservazione sul potere della Lobby ebraica in America: “Non ho mai visto un Presidente tenere loro testa. Hanno sempre ottenuto ciò che vogliono. Se il popolo americano fosse a conoscenza del dominio che questa gente esercita sul nostro governo, ci sarebbe una rivolta armata“).
«E quindi, conclude Mark Glenn, per quanto sia importante ascoltare periodicamente i resoconti realistici di un personaggio così esperto ed informato sul mondo dei servizi segreti, è altrettanto importante basare le nostre decisioni sulla base di considerazioni a 360 gradi. Per noi è importante non perdere la speranza. Pensiamo ad esempio a quali risvolti in positivo potrebbe avere il fattore che abbiamo appena appreso, che ci rincuora. Sappiamo ora che le decine di migliaia di agenti dei nostri servizi di Intelligence e Enforcement sono in realtà dalla nostra parte e odiano il nostro nemico, anche se non possono per ora intervenire – almeno non ufficialmente. In qualunque momento potrebbe accedere qualunque cosa.»
Detto, fatto …
Parole quasi profetiche quelle di Mark Glenn, che infatti hanno trovato un riscontro in quanto veniva rivelato solo una settimana dopo dall’amico Franklin
Lamb. E nel definirlo amico, intendiamo con ciò
il fatto che Franklin fa parte della comunità che opera in favore della giustizia per la Palestina e per gli altri paesi della regione affetti dall’occupazione e aggressione di Israele. Di Franklin Lamb, giurista internazionale americano, con sede operativa nell’area meridionale del Libano costantemente sotto attacco da parte di Israele, abbiamo parlato in tante occasioni e i lettori di questo blog lo ricorderanno magari per l’articolo in cui ci informava che Israele potrebbe sfaldarsi a causa degli esodi di massa da parte dei suoi cittadini.
Il 27 agosto 2012, una settimana dopo la trasmissione di Mark Glenn appena narrata, Franklin Lamb
pubblicava un articolo dal titolo:
«Gli USA si preparano per un Medio Oriente post-Israele»
L’articolo rivela quanto riassumiamo qui di seguito e conferma che, sia le sfere militari, sia i Servizi di Intelligence degli Stati Uniti d’America sono determinati a salvare gli USA dalla morsa di Israele e del potere ebraico organizzato rappresentato dalla Israel Lobby .
Franklin Lamb ci informa che la comunità congiunta delle Agenzie di Intelligence, delle Forze Amate e dei Ministeri competenti aveva recentemente commissionato uno studio di analisi sulle ripercussioni del rapporto tra USA e Israele.
I committenti congiunti comprendevano: 16 Agenzie di intelligence americane aventi un bilancio annuale di oltre 70 miliardi di dollari. E inoltre: la Marina Militare, l’Esercito, l’Aeronautica, il Corpo dei Marines, la Guardia Costiera, la Difesa, la Sicurezza Nazionale, il Tesoro, il Dipartimento di Energia, la DEA, l’FBI, l’NSA, l’Agenzia di Intelligence Geo-spaziale, l’Agenzia Nazionale di Ricognizione e la CIA.
I risultati dello studio sono contenuti in un rapporto di 82 pagine dal titolo:
Preparazione per l’era post-Israele nel Medio Oriente.
Il rapporto conclude che gli interessi nazionali americani sono in netto contrasto con quelli di Israele, e che Israele rappresenta la più grande minaccia per gli interessi nazionali degli Stati Uniti perché la sua natura e le sue azioni impediscono agli USA di intrattenere relazioni normali con i paesi arabi e musulmani e, in misura crescente, con la comunità internazionale allargata.
Ecco alcuni passaggi del rapporto.
- Israele, data la sua brutale occupazione e belligeranza non può essere salvata più di quanto non si poté salvare lo stato di apartheid del Sud Africa, quando Israele fu l’unico paese “occidentale” a conservare i rapporti diplomatici con il Sud
Africa fino al 1987, ed fu l’ultimo paese ad aderire alla campagna di boicottaggio internazionale prima che il regime crollasse;
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La leadership israeliana, con il suo crescente sostegno agli oltre 700.000 coloni illegali nella Cisgiordania occupata, è sempre più estraniata dalle realtà politiche, militari ed economiche del Medio Oriente;
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Il governo israeliano è profondamente complice e influenzato dal potere politico e finanziario dei coloni e si troverà ad affrontare lotte civili organizzate in cui il governo degli Stati Uniti non dovrebbe essere coinvolto;
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Le rivolte arabe e il risveglio islamico hanno indotto la maggioranza del mondo arabo e islamico – di 1,2 miliardi di persone – a contrastare l’occupazione illegittima, immorale e insostenibile della Palestina, imputando la responsabilità dell’occupazione alle politiche dei paesi occidentali, specie quelli europei (da dove proviene la maggioranza degli ebrei immigrati in Israele);
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Mentre si osserva un crescente potere regionale e un aumento dell’ascendente esercitato dall’Iran, allo stesso tempo recede l’influenza dell’America – e diventa quindi insostenibile per gli Stati Uniti appoggiare una belligerante e opprimente Israele, anche in ragione dell’importanza primaria degli interessi nazionali americani che includono la normalizzazione dei rapporti con i 57 paesi islamici;
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La grave interferenza di Israele negli affari interni degli Stati Uniti. Ciò comprende il sostegno ad oltre 60 ‘organizzazioni di facciata’ e circa 7.500 funzionari statunitensi che eseguono gli ordini di Israele ed esercitano pressione e intimidazione sui media e sulle agenzie del governo degli Stati Uniti – un situazione che non deve più essere tollerata;
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l governo degli Stati Uniti non ha più le risorse finanziarie, né l’approvazione pubblica, per continuare a finanziare Israele. Gli oltre tre miliardi di dollari annui in aiuti diretti e indiretti dai contribuenti statunitensi a Israele dal 1967 non sono più sostenibili e sempre più contestati dai contribuenti americani che si oppongono al continuo coinvolgimento militare americano nel Medio Oriente. L’opinione pubblica non tollera più i finanziamenti né le guerre degli Stati Uniti per conto di Israele, percepite ampiamente come illegali. Questo punto di vista viene largamente condiviso da Europa, Asia e dal pubblico internazionale;
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L’occupazione segregazionista di Israele, provata dalla discriminazione legalizzata e dai sistemi di giustizia separati e disuguali, non deve più essere direttamente o indirettamente finanziata dai contribuenti degli Stati Uniti o ignorata dal governo degli Stati Uniti;
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Israele ha fallito come presunto stato democratico, e una continuata copertura finanziaria e politica da parte degli USA non potrà impedire l’ineluttabile destino di Israele a diventare uno stato paria per la comunità internazionale;
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Il razzismo dilagante e violento evidenziato da parte dei coloni ebrei in Cisgiordania, viene condonato dal governo israeliano, che si fa complice e protettore di atti criminali;
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L’uccisione e brutalizzazione dei palestinesi sotto l’occupazione israeliana, rappresentano gravi violazioni del Diritto americano e internazionale e sollevano interrogativi all’interno della comunità ebraica americana in merito alla responsabilità che gli USA dovrebbero avere nel proteggere civili innocenti sotto occupazione (R2P);
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L’opposizione internazionale a Israele è indice di quanto il sostegno a Israele sia incompatibile con i valori umani che l’America dichiara di rappresentare, e incompatibile con le aspettative degli Stati Uniti nell’ambito delle relazioni bilaterali con i 193 paesi membri dell’ONU.
Il rapporto termina evidenziando la necessità di evitare alleanze che allontanano il resto del mondo dagli USA e condannano i cittadini a subirne le conseguenze.
Ma la parte più interessante del rapporto riguarda l’Iran. Il rapporto cita l’Iran come esempio di un paese e di un popolo che hanno molto in comune con gli USA, e i cui cittadini evidenziano un reale interesse in rapporti bilaterali PARITARI (qui un evidente riferimento a Israele e la sua lobby degli Stati Uniti) e non condizionati dalla volontà di un paese straniero e dei suoi agenti.
Il rapporto evidenzia anche la necessità per gli Stati Uniti di intraprendere “relazioni di riparazione con i paesi arabi e musulmani, compreso abolire l’aggressione per mezzo di droni”.
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Ecco, sulla base di un simile rapporto – e alla luce di quanto afferma il contatto di Mark Glenn nelle sfere dei servizi segreti – è lecito avanzare l’ipotesi che in Washington qualcuno non è più disposto a subire i soprusi di Israele che sfrutta l’America come un parassita per i propri scopi criminali, costringendo gli americani a fare il lavoro sporco per Israele.
Vedremo cosa succederà dopo le elezioni … e Speriamo Bene! Perché l’esito di queste elezioni ci riguarda tutti, ovunque nel mondo.