La domanda giusta sarebbe “Ma come è possibile che a qualcuno piaccia studiare?”.
Dove per studiare si intende lo studio vero e proprio, il passare le ore sui libri, sottolineando, riassumendo, schematizzando, ripetendo etc etc. Come può essere piacevole in sé? E’ solo piacevole al pensiero del risultato futuro che si potrebbe eventualmente (e sottolineo l’eventualmente) ottenere? Ma allora siamo sicuri che si possa parlare di “piacere” propriamente detto? Secondo me no. Il piacere sta nel farla una cosa, non solo nell’immaginare le conseguenze che quella cosa potrebbe portare con sé: a quelle a cui piace cucinare piace farlo sì per il piatto che otterranno alla fine, però penso che a costoro piaccia proprio cucinare nel vero senso della parola, mettere le mani in pasta, lavorare con gli ingredienti, è proprio un piacere in sé che non dipende necessariamente dall’esito del loro impegno gastronomico.
Lo ripeto, io parlo proprio dello studio, non del leggere o dell’apprezzare la tal materia, sono due cose diversissime. A me piace l’arte, ma studiare storia dell’arte (per l’esame che devo dare io) è come scalare l’Everest a piedi nudi portando in spalla una puzzola. Stessa cosa per molte altre materie.
Cosa c’è di bello nello studiare?
Domande inutili dopo una giornata inutile passata su una cazzo di inutile tesina che probabilmente verrà cestinata il giorno stesso della consegna.
Come dice Natalie Portman, io odio studiare, mi piace imparare. Uno che mi imparava* tante cose era UDMV, ma ha smesso.
*lo so che è sbagliato, volevo fare la simpaticona yèyè.
Consoliamoci coi Beach Boys.