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Cose che ci insegnano da piccoli: non andare alla caletta di domenica in estate

Da Giulia Calli @30anni_Giulia

Una domenica di luglio, in spiaggia. Io e il guerriero ci concediamo finalmente un rilassante fine settimana di mare fuori da Barcellona.

Premessa: il fatto che io viva di fronte al mare, non implica che scenda in spiaggia ogni due per tre, anzi. Preferisco godermi la vista, il sole, l'arietta che entra dalla finestra...ma la spiaggia della Barceloneta non è esattamente il posto migliore in cui stendere un asciugamano e rilassarsi . Se invece siete amanti dell'effetto carnaio, allora siete nel posto giusto, unitevi alla mischia.

Quindi, dicevo, ogni tanto ho bisogno di concedermi una fuga dall'ammasso turistico per poter godere di una spiaggia in santa pace. Questa volta abbiamo scelto un paesino della Costa Brava, Sant Feliu de Guixols. Il paesino è piccolo, ma c'è un porticciolo, la spiaggia lunga e spaziosa, i chioschetti, il mercatino, una miriade di bar. Contrariamente alle nostre aspettative, ci sono turisti ma non se ne avverte quasi la presenza. Forse la vita a Barcellona ci ha abituato ad altri ritmi turistici, e già non dover sgomitare fra la gente a petto nudo o in bikini che cammina verso il centro, ci sembra un miraggio.

Finalmente, relax. A Sant Feliu de Guixols ci sono poi molte calette meravigliose che si possono raggiungere semplicemente seguendo un sentiero che attraversa il bosco mediterraneo. Per percorrere il sentiero, senza soste, ci vuole poco più di un'ora, e in questo ci siamo impegnati bene, con molte soste-bagno in acque finalmente cristalline. È che avevo una leggera nostalgia del mare di Sardegna, e avevo bisogno di una nuotata in un mare degno di questo nome.

Dopo due giorni di camminate e bagni ed escursioni verso chiesette di collina sotto 40º gradi all'ombra, domenica ci dedichiamo una giornata di relax. Scegliamo Cala Jonca, la caletta più vicina al paese , a cui si arriva in un quarto d'ora a piedi, dopo aver oltrepassato il porto. La vista dall'alto è questa, per farvi capire:

Cose che ci insegnano da piccoli: non andare alla caletta di domenica in estate
E cosa pensa una sarda quando, in una domenica di luglio, a mezzogiorno, si accinge a scendere le scale che la condurranno verso una caletta dall'acqua cristallina?

Ve lo dico io, se non siete sardi: " come minimo bisognerà lottare per trovare un buco in cui appoggiare l'asciugamano" o " sicuramente ci sarà un chiasso infernale ".

Insomma, la sarda dentro di me ha voglia di tuffarsi ma trema al pensiero di cosa troverà sotto quello scaglione di roccia che le impedisce di vedere l'affollamento calettoso tipico di posti del genere. È che dentro di me ho delle immagini ben scolpite nel cervello, degli allarmi innati che mi hanno insegnato a non avvicinarmi a una caletta di domenica , a meno che non sia l'alba o non desideri ardentemente stare gomito a gomito con un padre che taglia l'anguria per i suoi 3 figli in età scolare. Riverberano nella mia mente ricordi di domeniche affollate e sudate, inaugurate al ritmo di " partiamo presto se no non troviamo posto". Di calette meravigliose in bassa stagione, ma che d'estate si trasformano in un tappeto umano e al posto dei granelli di sabbia che ti si infilano fra le dita, corpi supini da scavalcare. Durante i miei anni a Milano poi, quando le spiagge più vicine erano quelle liguri, ho ulteriormente affinato l'arte del volermi male d'estate, raggiungendo posti incantevoli ma invivibili in alta stagione, come Camogli. E qui, mentre scendo le scale di metallo che portano alla caletta catalana, quasi come un monito della provvidenza, arriva un'istantanea dell'AmicaEli dalla costa ligure :

Cose che ci insegnano da piccoli: non andare alla caletta di domenica in estate

Cosciente del rischio, scendo comunque le scale pensando " un bagnetto e via ". E invece.

La caletta è piccola, forse 5 metri di sabbia, e tante rocce su cui si sono sistemate diverse persone. Saremo una ventina in tutto, coppiette hippie, una famiglia con due figlie adolescenti, gruppetti di amiche che chiacchierano, un uomo anziano. Non ci sono schiamazzi, nessun ombrellone né borse frigo, ognuno ha occupato semplicemente una lingua di sabbia utile per stendere l'asciugamano, senza intenzioni invasionistiche. Sono lontani i ricordi delle trincee di borse sotto l'ombrellone, frigoriferi con il manico stracolmi di bibite, il tavolino pieghevole su cui troneggiano i panini con la melanzana fritta, e l'anguria che si mantiene fresca sulla battigia. Ah già, e gli sguardi assassini dei conquistatori quando nuovi occupanti pretendono di fare un bagno nella LORO caletta .

Incredula, prendiamo posto a fianco alla famiglia (che poi si rivelano italiani che vivono a Barcellona), ci liberiamo dei vestiti e ci immergiamo in mare per fare snorkeling. La felicità allo stato puro. Ho con me il primo libro di García Márquez, La hojarasca, e lo divoro mentre mi asciugo sotto il sole.

Cose che ci insegnano da piccoli: non andare alla caletta di domenica in estate

Ho sdoganato il timore reverenziale per le calette in alta stagione. Anche queste sono conquiste.


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