“Cose che non sappiamo (e dovremmo sapere)” è la nuova rubrica di DemSpeaking. I candidati alla presidenza del Consiglio dei Ministri e i leader politici italiani in questi giorni sono spesso in televisione, i giornali ne riportano le dichiarazioni e loro twittano all’impazzata; eppure ci sono comunque moltissime tematiche, anche importanti, che in questa campagna elettorale sono stati ignorate. Cosa ne pensano i nostri futuri rappresentanti? Cosa ci dobbiamo aspettare da loro nei prossimi cinque anni? Quali le posizioni in campo? Qui proveremo a capirlo meglio, sollevando alcune questioni fondamentali, nella speranza (vana) di poterne sapere di più.
Inizio la prima edizione di questa rubrica con un’annotazione. Se è vero che l’Italia rimane ancora un paese molto indietro a livello di “cultura politica” e maturità quando si parla di campagne elettorali, con politici sfuggenti e pronti a promettere l’inarrivabile, giornalisti poco incalzanti e poco curiosi (diciamo cosi`) e un pubblico poco interessato al merito delle questioni, va anche detto che questa volta, qualche barlume di civiltà in più lo vediamo: twitter ha reso le distanze tra la politica e i cittadini un po’ meno vaste, LaVoce.info ha attivato un servizio di fact-checking molto utile e interessante, Sky (che tuttavia ha un audience limitato) sta facendo un ottimo lavoro di copertura della campagna elettorale e l’impressione è che anche i giornali tradizionali siamo leggermente più attenti e consapevoli del loro ruolo.
Detto questo, ci sono ancora molte questioni di cui nessuno parla. Un po’ perché i politici non hanno interesse a farlo, un po’ perché nessuno gli pone delle domande e un po’ perché a molte persone non interessano (o non sono a conoscenza del fatto che ci sia qualcosa di cui parlare). Una di queste tematiche è sicuramente la politica estera, di cui in Italia si parla pochissimo, secondo il vecchio detto che “la politica estera non porta voti”, mentre all’estero se ne parla molto: negli Stati Uniti, per dire, uno dei dibattiti presidenziali è esclusivamente sulla politica estera.
Il fatto che non se parli, ovviamente, non implica che non ci sia nulla di cui parlare. Tra le tante questioni di cui si potrebbe discutere sarebbe bene capire cosa ne pensano i nostri futuri rappresentanti sull’offensiva francese in Mali, sulla situazione in Algeria e in generale sul rischio che, per diversi motivi, la zona del Nordafrica diventi una delle più instabili politicamente sul pianeta. Si parla di questioni molto vicine (basta dare un’occhiata ad una cartina) e importanti. E se è vero come è vero che qui, su DemSpeaking, ci si augura che la politica estera entro breve sia gestita a livello europeo e non nazionale, è altrettanto bene sapere quali sono le posizioni in campo per provare a risolvere il problema.
Cosa sappiamo ad oggi?
Sappiamo che Pierluigi Bersani si è espresso in questo modo:
“Non possiamo lasciar sola la Francia. l’Europa decida come”.
Queste, invece, le parole di Nichi Vendola:
«C’è stato un errore clamoroso da parte del governo francese che ha interpretato in maniera un po’ forzata il mandato dell’Onu. Il rischio Afghanistan è reale, e non lo dico solo io. Vedo anche il ministro Riccardi la pensa così»
Il Ministro degli Esteri Terzi (credo quindi si possa desumere che sia anche la posizione di Monti) ha, invece, affermato che
“l’Italia è pronta a un supporto logistico dell’operazione francese”
Delle opinioni di Silvio Berlusconi e del centrodestra sul tema non sono riuscito a trovare quasi nulla.
Ora queste dichiarazioni sono palesemente insufficienti e arrivo quindi al dunque, rivolgendomi ai tre leader delle principali coalizioni Monti, Bersani e Berlusconi e a tutti gli altri candidati premier: cosa pensate della situazione Nordafricana? Come si risolve il problema della sempre crescente instabilità nell’area? Quale la posizione di un vostro futuro governo su un eventuale intervento militare e quale dovrebbe essere la posizione dell’Unione Europea?
Ritengo che gli Italiani meritino una risposta.
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