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Cose che vedo quando vado al lavoro

Creato il 21 luglio 2014 da Rory

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Tipica scritta che mi si para davanti quando vado al lavoro

Quando vado al lavoro, mi si para davanti ogni sorta di scena. Dovete sapere che mi sposto abbastanza, perché occupandomi di varie cose non ho proprio una dimora fissa, quindi un giorno posso trovarmi gioiosamente al caffè Gambrinus per un’intervista, l’altro a casa di Laura Palmer.

Da un po’ di tempo non ho più la macchina ma comunque, guidando malissimo (ma c’è un motivo molto serio per cui guido così male, un giorno ve ne parlerò) e per mia fortuna, vivendo nel centro della città, prendo spesso metro, treni e compagnia cantante (non prendo mai gli autobus perché non li amo molto). Per il mio nuovo lavoro a OddMagazine, ad esempio, la cui redazione è a Sarno, mi capita spesso di prendere il treno (che tra parentesi, mi dicono, causa caro benzina è pure più economico).

Spesso incontro zingari, poveri bambini o barboni (clochard, direbbero gli chic) che chiedono l’elemosina sul ciglio della strada. A me stringe il cuore e vorrei davvero dare un po’ di soldi a ognuno di loro ma mi rendo conto che, pur essendo caporedattore (ma ve l’ho detto che sono caporedattore adesso?), non sono proprio ai livelli di Venanzio Postiglione, quindi non posso permettermi di farlo. Poi ci sono quelli che ciondolano, i bambini maledetti che urlano, la gente che va al mare visto che siamo in estate e indossa gaiamente il pareo nonostante si sposti nel centro di Napoli e coi mezzi pubblici. Alla stazione incontro spesso i disoccupati che si organizzano e vendono cianfrusaglie, dalle spugnette per lavare i piatti alle penne che si scaricano dopo un round. A volte sono un po’ molesti, altri recitano vere e proprie scenette liberamente ispirate al teatro di Eduardo De Filippo.

Quando cammino e non sono distratta dai pensieri mi fermo a leggere le scritte sui muri o i cartelli. Ce ne sono di veramente assurdi e spesso mi fanno sorridere. Magari è una cosa triste ma mi tengono un po’ di compagnia. Mi fanno venire invece l’angoscia le madri con i figli urlanti e piangenti. Lo sapete, io voglio diventare mamma, però queste creaturine che ululano come in preda a possessione demoniaca mi  mettono in grande ansia, anche perché mi metto sempre a pensare al fatto che di solito, ci metto un’ora a prepararmi ma quando avrò un figlio, dovrò prima preparare lui. Se mi capita un figlio che fa tipo capitone e si divincola da ogni parte, poi non avrò forza e voglia di sistemarmi e quindi sarò orribile. Perciò mi assale un’inspiegabile ansia (certo che faccio discorsi proprio alti, eh).

In treno spesso leggo un libro, oppure ascolto della musica e guardo dal finestrino. A Napoli stiamo un po’ inguaiati, i paesini dell’hinterland hanno stazioni un po’ tristi e mal messe e a volte non mi sento di appartenere a questa terra, probabilmente perché ho l’assurda presunzione di essere diversa da loro. Poi capita che qualche ragazzo (o ragazza) salga sul treno. A volte sono allegri, sorridono e mettono di buon umore anche a me.



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