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Cose nostre - Malavita / La recensione

Creato il 22 ottobre 2013 da Thetalkingmule @TheTalkingMule
Cose nostre - Malavita / La recensione
Dopo la parentesi di impegno civile di The Lady, Luc Besson torna a fare ciò che gli viene meglio: raccontare di inconsueti criminali. Nella fattispecie si tratta di una famiglia di malviventi violenti, rissosi e moralisti nella migliore tradizione "Broccolino". Il film, basato sul romanzo Malavita dello scrittore francese Tonino Benacquista (già pronto il materiale per un eventuale sequel) racconta del gangster newyorkese Giovanni Manzoni che dopo aver testimoniato contro alcuni mafiosi viene inserito insieme a tutta la famiglia in un programma di protezione testimoni del FBI: nuove identità e nuova residenza, in Francia. La natura rissosa e sopra le righe dei Manzoni fa sì che questi finiscano con il cambiare in continuazione nome e indirizzo, nel tentativo di seminare i sicari sguinzagliati sulle loro tracce dai boss di cosa nostra. Giovann, la moglie Maggie ed i figli Warren e  Belle diventano così la famiglia Blake e vengono trasferiti in uno sperduto paese della Normandia, nel quale tenteranno di integrarsi. Trascurare il minimo dettaglio potrebbe mettere in dubbio la loro copertura e farli individuare dai killer, ma chi è nato e cresciuto sui marciapiedi di Brooklyn possiede sempre qualche risorsa invisibile a prima vista..
Cose nostre - Malavita / La recensione
Luc Besson dirige benissimo i suoi interpreti: Robert De Niro nel ruolo di Giovanni Manzoni, recita (cosa che non fa più molto spesso). Il suo volto quando inizia la proiezione di Goodfellas nel piccolo cineforum di provincia racconta di una passione per il cinema che è sua, del suo regista e del produttore esecutivo d'exception, Martin Scorsese, in unmagnifico  gioco di scatole cinesi metafilmiche. Idem dicasi per Michelle Pfeiffer, un talento restituito agli schermi. I meno giovani la ricorderanno - meravigliosa - già Married to the mob in passato, in un ruolo che ha molto in comune con questa mamma e moglie amorevolissima. Tommy Lee Jones presta la faccia da duro all'agente Stansfield, uno che - si vede benissimo - non vedrebbe l'ora di "sparaflashare" tutta la famiglia Manzoni e andarsene al bar a tracannare scotch, ma ce la mette tutta ugualmente per fare bene il suo lavoro. Bellissima Dianne Agron nel ruolo di Belle, figlia adolescente e manesca di Giovanni. Luc Besson senza un'eroina femminile innocente e letale sembra non saper stare: la sua Belle si assume l'incarico con palpabile entusiasmo. Bellissima la scena in cui mette a posto i compagni di scuola dall'approccio maldestro. John D'Leo, classe 1995, è simpaticissimo nel ruolo di Warren, figlio minore dei Manzoni e baby-padrino della scuola, che architetta diaboliche vendette e assume ben presto il controllo dei piccoli traffici illeciti fra le mura scolastiche.
Cose nostre - Malavita / La recensione
Il gioco del film consiste nel prendere dei gangster provenienti "davvero" da Goodfellas, con quel tanto di caricaturale che avevano i personaggi del film di Scorsese, e metterli a confronto con dei francesi di provincia rappresentati con registro da commedia (o forse i francesi sono proprio così? Meglio, non chiederselo e salvaguardare delicati equilibri internazionali). La famiglia Blake assurge così a compagine di angeli vendicatori dello sciovinismo d'oltralpe con effetto liberatorio per tutti gli spettatori. Fra commedia e amore per la carneficina-spettacolo, Besson sembra non saper bene che strada scegliere. Il risultato è un film godibile ma non memorabile popolato di personaggi di cui invece mi ricorderò a lungo. I Blake, come dice il titolo originale, sono una vera famiglia: unita e affettuosa: al di là delle stanchezze quotidiane e di una vita tutta fuori dalle righe, nel momento della necessità sanno darsi una mano. Che bravi ragazzi!
Cose nostre - Malavita / La recensione
2013 - Cose nostre - Malavita (The Family)
Regia: Luc Besson
Produttore esecutivo: Martin Scorsese
Fotografia: Thierry Arbogast
Costumi: Aude Bronson-Howard, Olivier Bériot


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