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Così l’industriale Arvedi parlò di sviluppo sostenibile

Creato il 13 maggio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

“La vita è una lotta continua” affermava l’industriale Giovanni Arvedi ringraziando l’università Cattolica del Sacro Cuore per la laurea conferitagli honoris causa. Che funzione può svolgere il criterio dello sviluppo sostenibile in una lotta continua che mette in gioco la qualità della sopravvivenza sul pianeta Terra? Benedetto XVI appoggiò il Protocollo di Kyoto, la Chiesa Cattolica, cui è devoto l’industriale cremonese, ha scelto di difendere con la predicazione il creato, affidato all’uomo secondo la Genesi. Ma non è più ahimè il tempo delle mele. L’intervento del cavaliere d’acciaio, contenuto in un commento qui trasformato in lettera aperta.

Del predicar bene e …

Cremona, 9 Giugno 2006
Da: Laurea Honoris Causa – Università Cattolica del Sacro Cuore
Intervento di ringraziamento del Cav. Dott. Giovanni Arvedi

[ … ]. Il mondo oggi vive un periodo in cui il fattore tempo gioca un ruolo determinante sulla
competitività delle imprese. La conseguenza è una gara verso un’accelerazione spinta in tutti i processi che regolano oggi la nostra esistenza. Abbiamo più che mai, in merito, bisogno di riflessione, perché se è vero che la conoscenza scientifica, il progresso tecnologico possono generare il fiorire dell’umanità, è altrettanto vero che può anche provocarne la distruzione. Il rischio è che in una globalizzazione imperante, spesso governata dal “tecnicismo”, si arrivi all’annullamento di ogni distinzione e all’affermazione di un pensiero “unico” dominato da una logica tecnocratica e non sempre rispettosa delle leggi che la natura esige e ci insegna. La nostra tecnologia è invece un esempio di come si possono ottenere grandi risultati nel pieno rispetto di queste leggi. Il problema è reale e, a mio avviso, pericoloso, e molto bene fa il nostro
Santo Padre Papa Benedetto XVI a prendere in merito una posizione chiara e illuminante. L’uomo con i suoi valori deve rimanere ed essere sempre di più al Centro della nostra Vita.
Desidero rivolgere un pensiero ai giovani presenti in sala.
Cari Giovani, noi imprenditori operiamo per il bene delle nostre imprese e, se operiamo in un
contesto di sviluppo sostenibile, anche per la società in cui viviamo. Condivido totalmente le parole di Gro Harlem Brundtland, presidente della Commissione mondiale di ambiente e sviluppo, che definì lo sviluppo sostenibile come “quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere le possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Sono sicuro che noi condividiamo molte convinzioni, il nostro lavoro deve essere una forma di riconoscenza al Creatore per avere dato i talenti che noi dobbiamo assecondare per rigenerare il sistema. L’uomo che non possiede niente non può progredire. Dio ha creato tutte le cose e ha creato l’uomo perché le custodisca, le utilizzi e le rispetti. Credere in Dio nella pratica, quindi anche nel lavoro, è credere che c’è una verità contro la quale noi non possiamo andare. Le cose sono quelle che sono e il nostro mestiere è quello di scoprire quello che esse sono. Ciò richiede uno sforzo di umiltà, di obiettività che è essenziale. Alle persone che noi assumiamo noi non domandiamo se sono credenti o no. Noi tentiamo di sapere se hanno una forma di spirito che permette a loro di apprezzare la verità delle cose e degli uomini. Dopo anni e anni di sacrifici, passo dopo passo, con l’idea fissa e la massima concentrazione ci siamo ripresi, sorretti da una incrollabile fede nelle nostre idee, e con la straordinaria partecipazione di una folta schiera di bravi collaboratori che hanno creato il successo delle nostre imprese. Con l’onoreficenza che oggi ricevo penso che il Collegio Accademico abbia voluto riconoscere tutto questo e gli sono particolarmente grato. La vita è una lotta continua, la Fede è la forza, cari ragazzi, della nostra vita; guai a chi si abbandona alle cose facili; ma a noi piace così; affrontarle con impegno, responsabilità e, in prima linea.

In questo intervento dalle classiche parole di circostanza, Arvedi tirò in ballo la NATURA, ben consapevole che sue leggi non si possono eludere, ignorare o raggirare.

Eppure lo fece, incurante del fatto che prima o poi, la NATURA stessa ti presenta il conto: aspettiamocelo salato.

Credente o meno, nemmeno il DIO CREATORE si deve irridere di fatto, prendendolo in giro con parole contrarie alle azioni, perché questo conto, sarà ancor più salato.

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