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Così Lino ha lasciato il Pd

Creato il 10 ottobre 2010 da Radicalelibero
Così Lino ha lasciato il Pd

C'è nessuno????!????

Dopo una lunga e meditata riflessione, ho maturato la scelta di abbandonare il Paritito Democratico. Quel partito che io, con tanti amici e compagni, ho contribuito a rendere realtà, nella sostanza ha tradito ogni aspettativa; quel sogno di realizzare finalmente in Italia un partito che incarnasse lo spirito socialdemocratico europeo è fallito sepolto sotto gli interessi di parte.

In questi anni abbiamo assistito impotenti alle manifeste incongruenze emerse dai numerosi dibattiti interni al PD. Sapevamo fin dall’inizio che omogeneizzare due percorsi culturali e politici profondamente diversi tra loro sarebbe stata un’impresa non da poco, ma abbiamo voluto credere nella capacità degli uomini di superare gli ostacoli ideologici e trovare un punto di incontro su tematiche condivisibili come la solidarietà, il bene comune, l’ambiente, il lavoro. Tematiche queste che avrebbero potuto ospitare la sintesi tra la tradizione culturale socialista e comunista e il grande patrimonio rappresentato dalla cultura sociale cattolica.

Invece, sotto i colpi di una destra sempre più populista e arrogante, si è scelta la strada – sicuramente più semplice – di inseguire i nostri avversari replicandone l’approccio alle problematiche. Ed ecco allora emergere tutte le contraddizioni in seno a un partito che tale non è e forse mai sarà.

Sul lavoro, la laicità dello stato, la sicurezza, l’immigrazione non abbiamo avuto la capacità di maturare una proposta che andasse al di là di meri calcoli elettorali – miseramente falliti – o che fosse accuratamente gestita dall’ultras di turno. Le posizioni dei teodem sulla vita e la bioetica, quelle dei fans industriali sulle prevaricazioni di Pomigliano e Melfi, il moltiplicarsi di nuovi sceriffi di provincia sono gli elementi su cui il Partito Democratico ha fondato la propria sconfitta. L’elettorato di sinistra italiano, che avrebbe anche accettato una nuova politica riformista, ha bocciato questo approccio confuso, determinando, con un astensionismo irrituale per la nostra storia, la vittoria e il dilagare della destra populista e razzista nel nostro Paese.

Da responsabile uomo di partito e sindacato che ho sempre dimostrato di essere, non ho mai abbandonato la mia nave. Sono sempre stato coerente con il mio vissuto e ho sempre cercato di superare le problematiche con fare propositivo e con un attivismo che in tanti mi hanno sempre riconosciuto. Ma credo che ormai siamo arrivati al classico punto di non ritorno e, soprattutto, credo che il PD abbia tradito completamente le aspettative. Per questo motivo, con una particolare mortificazione tipica di chi deve ammettere un fallimento, ho deciso di lasciare. Lascio un partito a metà, dove hanno trovato e trovato posto tante persone per bene che credono ancora nel progetto. Ma ormai questo non è il più il mio posto.

Avendo avuto la possibilità in questi mesi di guardare oltre lo steccato, ho compreso la necessità di alimentare con nuove forze e un nuovo impegno un progetto di aggregazione della sinistra moderata e riformista tanto possibile e quanto valido. Sinistra Ecologia e Libertà rappresenta oggi l’unico movimento capace di far riaffiorare vecchi entusiasmi, di sintetizzare le espressioni di una società che non si è arresa alla deriva autoritaria imposta dal berlusconismo, che ancora crede nella possibilità di cambiare il nostro Paese, che si batte per la difesa dei diritti, dei deboli, del lavoro. Nichi Vendola, al di là di ogni considerazione personale, ha rappresentato in questi anni la vera novità della politica italiana, coniugando l’emotività del lessico caro alla sinistra italiana con la concretezza della realpolitik, senza per questo mai dimenticare l’elemento umano nelle scelte ottemperate. La Puglia è diventata, sotto la guida di Vendola, un laboratorio politico e sociale unico in Italia, che ha saputo esprimere innovazione e nuove forme di espressione politica. Trasferire questo bagaglio di esperienza in uno scenario più ampio come quello nazionale può essere quel segnale di novità capace di risvegliare le coscienze assopite e disilluse di tanti elettori, il cui mancato appoggio ha permesso alla destra e alla Lega di sfondare l’argine democratico e imporre all’Italia un nuovo ordinamento fondato sull’odio e la discriminazione.

Con serenità e fiducia ho quindi deciso di aderire formalmente a Sinistra Ecologia e Libertà, mettendo a disposizione del partito il mio impegno, la mia storia, la mia esperienza. Credo che questo rappresenti per me un percorso naturale, iniziato tanti anni fa con il sindacato, basato sulla difesa dei diritti, della solidarietà e dell’uguaglianza. Valori in cui, nonostante tutto, io continuo a credere.



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