In Brasile, é cronaca di questi giorni, i costi per l’organizzazione del Mondiale del prossimo anno sono diventati oggetto di una sommossa popolare, a dispetto delle manifestazioni di giubilo di qualche anno fa, quando la FIFA scelse il gigante sudamericano per ospitare l’edizione 2014 della Coppa del Mondo di calcio: corruzione, appalti pilotati e spese enormemente lievitate rispetto al budget iniziale hanno dato fuoco al malcontento e tensioni che il miracolo carioca dell’ultimo decennio sembrava aver sepolto. Accadrà lo stesso anche all’altro membro dei BRICS, la Russia, che ospiterà i Mondiali 2018? I movimenti della piazza protagonisti della campagna elettorale 2012 torneranno a farsi sentire in occasione della grande kermesse sportiva? Già un primo “antipasto” l’ha servito a fine maggio Boris Nemtsov, ex vicepremier in epoca eltsiniana e oggi uno dei principali avversari di Putin, a proposito delle Olimpiadi di Sochi del prossimo inverno.
Nemtsov non c’è andato per il sottile, e ha denunciato come le spese per l’organizzazione dei giochi olimpici invernali siano lievitate sensibilmente, a causa dell’appropriazione illecita di quasi un quinto del budget da parte di politici e funzionari corrotti, e da faccendieri loro amici. Un esempio su tutti: la compagnia che ha realizzato gli impianti per le gare dal trampolino (il cui costo è cresciuto di otto volte alle stime iniziali) è finita sotto inchiesta per tangenti, e i sui capi, i costruttori Akhmed e Magomed Bilalov sono scappati all’estero per sfuggire alle manette.
Affermazioni giunte come una bomba proprio in concomitanza con l’annuncio, giunto nei giorni scorsi durante il Forum Economico di San Pietroburgo, delle previsioni di spesa per il Mondiale 2018, per la cui organizzazione Mosca e i governi locali hanno stanziato un budget di 440 miliardi di rubli, circa 10 miliardi di euro, che verranno utilizzati per il rifacimento e la costruzione degli stadi, ma soprattutto di infrastrutture come porti, aeroporti e autostrade, mentre altri 250 miliardi di rubli (5,8 miliardi di euro) arriveranno invece da investimenti privati.
Un budget quasi raddoppiato rispetto a quello stimato in occasione della presentazione della candidatura russa nel 2010, che molti già temono finirà in gran parte nelle tasche dei corrotti. Timori condivisi dal governo russo, secondo quanto riferito dal ministro dello Sport Vitalij Mutko, che ha annunciato la nascita di una task force antitangenti che vedrà l’impiego perfino dei servizi segreti del Fsb. Obiettivo: organizzare l’evento all’insegna della trasparenza, “com’é accaduto – ha sottolineato Mutko – per le Universiadi in programma a luglio a Kazan’, a cui la Russia arriva senza che siano stati segnalati particolari casi di ruberie”.
Ma a dispetto dei buoni propositi, i problemi per il mondiale russo sono già iniziati: lo “Zenit Arena“, il nuovo stadio da 69.000 posti di San Pietroburgo in costruzione addirittura da prima dell’assegnazione della competizione alla Russia, è finito sotto accusa per l’eccessivo sforamento delle stime di spesa iniziali e per l’enorme ritardo nel completamento dei lavori, previsto originariamente per il 2008. E non è la sola criticità: che siano essi in fase di costruzione o di ristrutturazione, praticamente nessuno degli stadi destinati ad ospitare le gare finora riesce a raggiungere i parametri FIFA sulla sicurezza degli impianti, tanto che il governo è dovuto correre ai ripari, assoldando all’estero numerosi esperti che hanno lavorato all’organizzazione tecnica dei recenti eventi calcistici mondiali.