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Costretti alla guerra e al voto?

Creato il 21 marzo 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

COSTRETTI alla guerra e al voto?Mentre la Littizzetto a Che tempo che fa, punta il dito sulla delicata situazione del nucleare domandandosi:” cosa facciamo a fare i referendum se non contano?  In effetti, con il referendum abrogativo del 1987 fu “di fatto” sancito l’abbandono da parte dell’ Italia del ricorso al nucleare come forma di approvvigionamento energetico ed infatti di lì a poco le quattro centrali nucleari in Italia furono chiuse. Ora torneremo a votare, il 12 giugno 2011. Gli italiani dovranno ritornare alle urne per approvare il referendum sul nucleare. Il paese sembra avere a cuore questo tema, specie dopo lo scoppio delle centrali nucleari avvenuto in Giappone a seguito del terremoto e dello tzunami che hanno devastato completamente il paese. E giustamente la sagace “Lucianina” chiarisce la situazione a modo suo:”Non dobbiamo farci prendere dall’onda emotiva, ma và! Comunque adesso c’è stata una battuta d’arresto per fare una pausa di riflessione…mumble, mumble…staremo a pensare che se esplode una centrale ci sono le radiazioni, ma và! Vai a dire ai giapponesi che è l’onda emotiva  e vedrai dove te la mettono la centrale – Cosa vogliamo fare le centrali noi che costruiamo le scuole con il cemento della mafia! Senza contare le scorie, non sappiamo dove mettere l’immondizia figuriamoci le scorie”!

Canale 5 nella  puntata pomeridiana di Domenica 5, condotta da Claudio Brachino  a causa dell’inizio del conflitto in Libia, esordisce dicendo che quello che sta succedendo in Libia ha un nome: Guerra! E girando la domanda al ministro degli Esteri Franco Frattini sul nostro coinvolgimento riceve la seguente risposta :”L’Italia è coinvolta come gli altri paesi dell’Alleanza Internazionale; è giusto dire che l’Italia non può essere  seconda a nessuno nell’impegno per far rispettare i diritti umani in un paese come la Libia che è un paese

COSTRETTI alla guerra e al voto?
così vicino a noi. E prosegue : “Noi abbiamo molte volte dimostrato amicizia e solidarietà al popolo libico (nota per sonale:  ma non avevamo anche abbracciato e baciato al mano a colui che oggi massacra quel popolo?), evidentemente, di fronte agli attacchi forti e ai bombardamenti sulle città della Libia, non potevamo rimanere indifferenti specialmente quando l’Alleanza Internazionale con le Nazioni Unite ha deciso di intervenire. L’Italia, come membro dell’alleanza Atlantica e dell’Unione Europea, ha deciso fin dal primo momento di condividere le scelte internazionali; non possiamo fare un passo dimezzato rispetto agli altri per la nostra professionalità, la nostra esperienza, ma anche la nostra posizione geografica.

Se la Libia esplode, esplode in ogni caso, a un passo da casa nostra, ed è quindi evidente che più siamo coinvolti per riportare la pacificazione e nell’impedire le violenze contro i civili, meglio è”.

Poi, il Ministro lascia intravedere le opportunità post-belliche che verranno all’Italia dopo l’intervento militare – “anche solo per il fatto di aver concesso le basi alla coalizione. Concessione, peraltro, doverosa” – “l’Italia vuole condividere problemi, responsabilità, ma anche partecipare a questa nuova Libia che verrà dopo Gheddafi”.

Silvio Berlusconi ha

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invece ribadito il suo “no alle violenze” “dall’Italia solo basi pronti al raid, ma non serviranno”, specificando però che “bisogna anche essere accorti su quello che succederà dopo con paesi con cui abbiamo trattato – ha spiegato – e a cui guardiamo per mille motivi e anche perchè sono importanti fornitori di energia”.

Poco dopo, in una brevissima edizione straordinaria, Tg5 annuncia che gli aerei italiani interverranno fisicamente in Libia. L’Italia dunque è in guerra contro Gheddafi. Possiamo chiamarla “missione umanitaria” (più rassicurante) ma rimane  “Guerra” che è una parola che non ammette ambiguità: la guerra è guerra, si fa con le armi e la gente muore.

Dunque, tra nucleare, baciamano di Gheddafi e guerra, il denominatore comune rimane, la coerenza.


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