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Costruire un brand è un lavoro

Da Marcofre

Il primo passo nella giusta direzione per costruire un brand, è considerarlo un lavoro. Attenzione: non dico che è un lavoro. Nemmeno un blog è un lavoro, ma questo non dovrebbe impedirti di considerarlo tale, e quindi di adottare uno stile da professionista.

Molti non sono d’accordo, ritengono che sia ridicolo agire da professionista quando non lo si è.

Un professionista è uno che viene pagato, dicono.

Può darsi, anzi, spesso è così. Però occorre riconoscere che spesso certi “professionisti” lavorano con le parti meno nobili del corpo umano.

Ma questo è un altro discorso.

Se costruire il proprio marchio è un lavoro, allora… dovrai metterci la faccia. Parliamoci chiaro. Diciamo che tu vuoi vendere qualcosa: chi sei?

Costruire un brand è un lavoro, e devi esporti. Mi spiace, non c’è altra via d’uscita. Siccome è un lavoro, devi fornire agli altri qualche informazione sul tuo conto. Non avere un blog, o averlo senza avere mai creato una pagina che, per esempio, dica quello che sei, cosa hai fatto, è un errore strategico.

Perché ne parlo? Semplice, perché in tanti non hanno ancora compreso che la Rete non solo c’è e ci sarà anche da 10 anni. Ma che offre opportunità se smetti di considerarla un bislacco passatempo per asociali. Gli asociali ci sono anche nelle feste di paese. Nelle discoteche.

Nessuno compra una camicia, un paio di calzoni, o delle scarpe, senza dare un’occhiata alla vetrina e, varcata la soglia, gettata un’occhiata al locale. Certo, qualcuno dirà che alcuni prodotti si vendono per strada, o in sotterranei bui e umidi, ma io mi riferiscono al modello, diciamo, vincente, utilizzato dalla maggioranza delle persone.

Parliamo dei fatti? No, parliamo di un fatto. Ormai i canali di vendita tradizionali sono stati affiancati da altri. Puoi crollare il capo, sospirare, e passare oltre. O…

 


 

Prima la storia, poi il lettore


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