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Counseling o Coaching .... questo è il problema!

Da Anna
Counseling o Coaching .... questo è il problema!
E’ molto difficile segnare un confine che stabilisca a priori in quali casi usare il counseling e in quali il coaching. Il primo incontro con il cliente rimane il punto di inizio per chiarire il tipo di contratto, la natura dell'intervento, le modalità, le tempistiche e l’obiettivo da raggiungere.
La mia scuola di formazione, l' Aspic nazionale con sedi in tutto il territorio (http://www.aspicpsicologia.org/) 
utilizza unapproccio integratoche permette di utilizzarli entrambi scegliendo di volta in volta durante il percorso e le richieste del cliente ….
Nonostante ciò cercherò di dare una linea guida generale: se esiste un obiettivo da raggiungere su prestazioni, anche se non chiaro, allora si utilizza il coaching; nel caso vi sianodisagi esistenziali di origine psichica che non comportino una ristrutturazione profonda della personalità,allora si usa il counseling.
Di seguito cerco di descriverealcuni esempi per facilitare le persone nell’orientamento e quindi nella scelta.
Casi un cui uso prevalentemente il Counseling
Lavoratrice con dilemmi e problemi decisionaliquarantenne sposata con figli; suo marito vorrebbe un altro figlio ma lei esita. Da una parte lo desidera anche lei, ma dall'altra sa che questa decisione comporterà dei cambiamenti professionali che non si sente in grado di affrontare. Non riesce a decidersi.
Lavoratore che manifesta insofferenza portando domande esistenziali e valoriali:cinquantenne, sposato con figli grandi con buona situazione professionale, guadagna molto bene. Sente però che gli manca qualcosa. La sua vita gli sembra noiosa e ripetitiva. Soffre di insonnia ed è sempre molto nervoso. Tutto ciò si ripercuote sulla sua prestazione lavorativa.
Neo diplomato/ neo laureato che manifesta conflitti davanti a scelte o decisioni da prendere:è meglio il counseling perché non ha ancora chiaro l’obiettivo e ha delle difficoltà di natura emozionale. Cosa sono quei conflitti? Che emozioni prova? Quali sono le risorse a disposizione?
Lavoratore in cerca di lavoro che soffre di ansia e non riesce a superare un colloquio di lavoro:si usa il counseling. Uno dei temi da affrontare potrebbe essere una bassa autostima. In questo caso si lavora sull’empowerment.
Cassaintegrato che ha perso fiducia nel mondo del lavoro e attraversa una crisi che si ripercuote anche sulla vita personale:si usa il counseling per fare entrare in contatto la persona con le sue risorse e lavorare sulla suacapacità di resilienza.Manager con difficoltà nelle relazioni professionali con i suoi collaboratori:meglio il counseling per esplorare i pensieri che fa, le emozioni che sente e i comportamenti che mette in atto.


Casi un cui si usa prevalentemente il Coaching

Lavoratore/ manager che non sa gestire il suo tempo:meglio il coaching perché lavora sui comportamenti da adottare e aiuta a fissare degli obiettivi concreti e strategie efficaci per raggiungerli.
Venditore che vuole aumentare le vendite:meglio il coaching perché si parte sempre dallo stabilire un obiettivo concreto e realistico sul quale lavorare (es.: aumentare il fatturato della linea di produzione “X” del 10% entro il 31/12/2012). Da qui si analizza la situazione attuale, i punti di forza, si valutano eventuali ostacoli  e si verifica ciò che ha impedito finora  di superarli. Da qui si disegna un piano d’azione che tenga conto di tutti gli elementi e si delinea un preciso cammino da seguire per raggiungere l’obiettivo.
Manager che vuole aumentare la produttività:meglio il coaching perché attraverso l’azione si può lavorare  traducendo un’”ideale” come quello della produttività in elementi tangibili, riscontrabili e controllabili nel tempo, lavorare sull’agenda, fare uno studio sull’ambiente lavorativo per dare maggior motivazione e affiatamento al personale.
Casi un cui uso un approccio integrato
Lavoratore che presenta demotivazione sul lavoro:meglio il counseling per esplorare il significato della demotivazione e riscoprire le risorse che possiede per rimotivarsi. In un secondo momento proporrei un lavoro di coaching per definire obiettivi chiari e perseguibili.
Manager o collaboratore insoddisfatto del suo lavoro:meglio il counseling perché ci troviamo di fronte a un non-obiettivo. Di conseguenza, il primo compito da fare è proprio quello di trovare un obiettivo su cui lavorare. Una volta individuato l’obiettivo, si può lavorare con il coaching: vorrà restare in quell’azienda ma a condizioni diverse? Oppure vorrà lasciare quel lavoro e trovarne uno diverso? Oppure risparmiare e tenere botta per poi prendersi un periodo sabbatico per riprendere gli studi? E’ il cliente a deciderlo.
Imprenditore che ha problemi con la leadership:userei un approccio integrato. Con il counseling per portare alla consapevolezza i pensieri che fa, le emozioni che sente e i comportamenti che mette in atto. Con il coaching per lavorare sui comportamenti e le strategie funzionali.
Team di lavoro non è affiatato o in crisi per qualche tipo di cambiamentoIn questi casi si analizzano le abitudini dei singoli, il modo di comunicare. Ci si  confronta apertamente con loro, per capire le meccaniche di gruppo e dove siano gli ostacoli che impediscono l’amalgama del gruppo. Una volta rimossi gli ostacoli, che possono dipendere da fattori relazionali o anche ambientali, possiamo partire con un obiettivo chiaro, come quello di “dare una mission e una vision condivisa nel team” che permetta a tutto il gruppo di sapere chi sono come gruppo (o chi vogliono essere), dove stanno andando e quale ruolo occupa ogni singolo componente. Una volta stabilito questo, si stabiliscono i criteri che renderanno verificabile nel tempo che si sta seguendo la mission e la vision condivise, gli stessi criteri che poi andranno a riversarsi, ad esempio, in un Business Plan.

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