Magazine Cultura

Credere all’autore

Da Marcofre

L’accettazione non dipende dalla plausibilità. (Eudora Welty)

 

Vecchio problema che certi lettori volentieri riesumano per criticare alcune opere letterarie, e quindi il loro valore. Non sarebbero plausibili, quindi sono sciocchezze. È un mezzo, uno dei tanti, per cercare di rendere vincente l’ideologia che dice: “Occorre scrivere di ciò che si conosce”.

In questa maniera la storia sarà acclamata dal pubblico pagante perché plausibile. Avrà successo e tutti saremo tanto felici. Se questo può sembrare a prima vista del tutto ragionevole, in realtà segna un altro duro colpo alla narrativa, perché distrugge il ruolo dello scrittore.

Siccome costui non è uno con un talento o un dono particolare, ma “uno che scrive cose plausibili”, è essenziale renderlo uno dei tanti. Altrimenti, se al contrario si accetta che ci sia del talento, il passo successivo e del tutto naturale sarà quello di credere allo scrittore.

Ma se si crede in una persona che scrive, in quello che scrive, e che si presenta in quel preciso modo e forma non grazie (solo) alla volontà, ma ad altro, a me pare che si metta in discussione un bel po’ di roba.

Qualunque persona sana di mente sa che i Greci non attaccarono la città di Troia per una donna. Ma perché era un punto nevralgico dei traffici dell’epoca, e bisognava eliminarla. Omero ci racconta quindi una storia che non è plausibile, la decora e si inventa un rapimento, e l’onore da lavare.

Per quale ragione la leggiamo? Per l’efficacia e il valore che racchiude, perché quello che ci comunica è forte anche adesso. Attenzione: Omero comunica agli individui del XXI secolo. Sappiamo quello che è accaduto, degli assedi di quella città. Ma quando apriamo l’Iliade facciamo qualcosa di leggermente folle.

Crediamo nell’autore.

Credere, affidarsi, vuol dire riconoscere una perizia e un talento che non sono alla portata di tutti. Ci si espone: come autore, ma anche come lettore. L’autore, soprattutto agli inizi, si gioca tanto. Al di là delle chiacchiere deve dimostrare di essere in gamba. E chi legge accetta la storia contando sulla capacità (talento) di chi scrive.

Se non si accetta questo fattore ingombrante (il talento) non c’è narrativa e neppure arte. Solo intrattenimento.

 


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog