Non si può essere sempre profondi, pensierosi, incazzosi e inaciditi con la vita e con il prossimo. A volte, ultimamente sempre più spesso, ho bisogno di sentirmi leggera, avere pensieri superficiali, frivoli, quasi capricciosi. Svegliarmi la mattina e decidere di leggere una poesia, invece che intristirmi guardando le news. Sfogliare un libro d’arte e pensare al mio prossimo viaggio a Parigi. Decidere di visitare un museo che non ho ancora visto, invece di pensare all’inquinamento e al surriscaldamento globale. Mangiarmi un croissant facendo una passeggiata nel parco, fare le foto ai fiori, alle anatre, alle papere. Girare per negozi, anche senza comprare niente. Provare i nuovi rossetti di Chanel e parlare con i make up artist dei prodotti appena usciti, ridere con loro delle occhiaie e del colorito pallido che ancora ho, nonostante la stagione, nonostante qualche giorno di mare. Farsi spruzzare l’ultima fragranza di Givenchy. Camminare per Milano con il polso lontano dal naso perché quel profumo è decisamente troppo intenso. Sorridere di questo. Entrare il libreria. Sfogliare libri; quel meraviglioso profumo di carta stampata. Fermarmi ad ascoltare un violinista per strada. Prendere la metrò. Sedermi e pensare alle prossime vacanze in Romagna. Adoro la gente della Romagna. Hanno poche pretese, sono sempre sorridenti e amano vita. Ci vado per quello. Qualcuno lo definisce “mare del popolo”, ma si, definite pure, io sto bene ovunque. Non ho bisogno di un cinque stelle per sentirmi felice, ho bisogno di un cinque stelle per sentirmi figa. E capitano anche quei momenti, non lo nego. Superficialità, appunto. Una bella dose di noncuranza per tutto ciò che concerne gli schemi attuali, ricette di adattamento a conformismi vari. Quanto tempo ho impiegato per arrivare ad ammettere che l’inconsistenza, dei pensieri soprattutto, allevia, fa respirare. E pensare a quanto ero severa, seria e profonda a vent’anni. Quando capivo molto della vita, quando credevo di vivere in eterno. §§§ L’ultima volta che ho mangiato una Crème brûlée ero a Lucca con AlessiaBianchi. Poi ho deciso di rifare questa ricetta e dedicarla allo Chef che ci ha fatto ridere fino alle lacrime; quando sono arrivate al nostro tavolo credevamo di essere su candid camera tanto erano bruciate. Invece no, semplicemente lo Chef usava un cannello della dimensione di un estintore. Nere carbonizzate. Ancora rido, se ci ripenso. Grazie Chef, ma vacci piano con il cannello! Per 6-8 persone500 ml di panna fresca150 ml di latte150 g di zucchero 8 tuorli d'uovoVaniglia in baccaPer caramellare la crème brûlée8 cucchiai di zucchero1 Preriscaldare il forno. Versa in una casseruola la panna, il latte e la vaniglia. Scalda sul fuoco fino ad ebollizione.
2 In una terrina mescola i tuorli d'uovo con lo zucchero. Unisci il latte e la panna lentamente e mescolando fino a quando il composto non sarà omogeneo. Versa il composto, dopo averlo filtrato con un colino, in pirofile monoporzione adatte per la cottura in forno.
3 Per la cottura a bagnomaria: poni le pirofile in una teglia e versa dell'acqua bollente all'interno fino a coprire 1/2 -1/3 della superficie esterna delle pirofiline monoporzioni. Inforna a 180° per 60 minuti. Lascia intiepidire.
4 Per caramellare la crème brûlée : cospargi di zucchero la superficie della crema e caramella con l'apposito attrezzo- il cannello-, oppure metti il tutto sotto il grill del forno per qualche istante. §§§Superficialità! – Caro peccato, Compagna mia e nemica mia carissima! Tu versasti il sorriso nei miei occhi, E la mazurka in tutte le mie vene. Da te ho imparato a non tener l'anello, Non m'avrebbe la vita presa in sposa! A cominciare a caso, dalla fine, E a finire però sempre daccapo. A essere fuscello, e essere acciaio, In questa vita, in cui si può sì poco... A scioglier la tristezza con la cioccolata, E a sorridere in viso a chiunque passa! Di Marina Ivanovna Cvetaeva