Il PIL torna a crescere e l’ambiente lo ringrazia.
Sebbene la crisi economica globale non sia ancora un cattivo ricordo, la percentuale di crescita del Pil per il 2014 è stata positiva anche se esigua. Il dato curioso è che per la prima volta le emissioni di CO2 non sono aumentate in parallelo.
Per amor di precisione quanto affermato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia è che dopo 40 anni di costanti incrementi nelle gigatonnellate di anidride carbonica emesse, il 2014 si è mantenuto costante sulle 32 unità registrate nel 2013 dalla World Meteorological Organization.
A dicembre a Parigi si terrà la ventunesima Conferenza ONU sul clima, la cosiddetta Cop21, in vista della quale il Presidente francese Hollande ha esortato tutti partecipanti al raggiungimento di un accordo che vincoli tutti gli Stati del mondo a ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Una dichiarazione in linea con quanto affermato dal direttore generale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, Maria van der Hoeven, che ha accolto con favore il nuovo dato, precisando che questo non dev’essere utilizzato dagli Stati come pretesto per non assumersi nuove responsabilità e restrizioni più dure nei confronti dell’ambiente.
Il divorzio inatteso.
Secondo l’Aie il divorzio tra crescita ed emissioni inquinanti sarebbe imputabile al maggiore utilizzo di energie rinnovabili e cambiamenti nel consumo energetico soprattutto in Cina e nei Paesi OCSE. Infatti precedentemente i livelli di co2 avevano subito un rallentamento solo in coincidenza con periodi di debolezza economica globale, nel 1980, 1992 e 2009.
Tuttavia il quadro non è così roseo se si prendono in considerazione altre variabili.
In primo luogo le emissioni di anidride carbonica potrebbero essere rimaste costanti non tanto grazie all’efficienza ed efficacia delle rinnovabili, ma in ragione della diminuzione dell’uso di carbone in favore di altre risorse quali il gas e il petrolio.
In secondo luogo va considerato che ciò che economisti e politici sperano per il 2015 sarà una crescita del Pil globale in misura molto più robusta dei tre punti percentuali registrati per il 2014. Senza la volontà di attuare modelli alternativi di crescita economica che vogliano puntare contemporaneamente alle rinnovabili, alla modifica delle abitudini di consumo, alla riduzione del saccheggio delle risorse senza un’idea di sostenibilità e di reintegro del rifiuto l’eventuale crescita prospettata porterà con se nuovi incrementi nelle emissioni inquinanti.
Infine, come fiumi di inchiostro ricordano, il Pil è un calderone che non può essere considerato un indice di valutazione valido sempre e comunque. È pacificamente riconosciuto che non misuri correttamente la felicità dei popoli, ma allo stesso modo si può riconoscere che non sia un buon metodo per valutare quanto si sia virtuosi nei confronti dell’ambiente. Le spese per la costruzione di impianti nucleari o per lo smaltimento di rifiuti fanno aumentare il Pil, si può utilizzarlo per salutare con favore la riduzione di emissioni, ma non ci si può nascondere che l’evento non abbia segnato l’inizio della risoluzione del problema ambientale.
Uno studio condotto per conto di Ecologea Research Group
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