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Sembra quasi di vivere due realtà parallele, in questi giorni di crisi finanziaria estiva; una vissuta davanti ad un monitor, preoccupandosi di quanto le agenzie giornalistiche diffondono a getto continuo sulle vicende dei mercati e delle manovre, degli incontri e delle dichiarazioni dei politici e un altra, molto più rilassata, a contatto con persone che sembrano invece ignare di tutto e tranquillamente intente a trascorrere le loro giornate di ferie andando al mare e a passeggiare per le strade del centro, sedendosi ai tavolini dei bar per gustare bibite fresche e gelati, parlando di calcio e altre facezie.
Eppure la preoccupazione per quanto sta accadendo sembra pur esserci, se per una volta gli articoli segnalati come i più letti sui siti dei maggiori quotidiani sono proprio quelli dedicati alla crisi, superando perfino quelli sul tradizionale gossip estivo sulle vacanze dei vip, corredati da foto delle più belle stelline del cinema e della tv in bikini mozzafiato.
La notizia del giorno è infatti il declassamento da parte dell'agenzia di rating Standard & Poor's del debito pubblico americano, che per la prima volta nella storia perde il massimo dei voti.
Seconda quella dell'anticipazione della manovra correttiva da parte del governo italiano. Decisione che è apparsa chiaramente come una imposizione da parte della Unione Europea per fare in modo che la Bce possa acquistare sul mercato i titoli di stato italiani (come quelli della Spagna, che ha preso la stessa decisione).
Sono avvenimenti importanti che potrebbero portare a conseguenze ancora difficili da prevedere (le agenzie sono tre e solo una ha deciso per il declassamento).
La prima dovrebbe essere un ribasso dello spread tra i btp e i bund tedeschi, che darebbe una boccata d'ossigeno al nostro paese e forse pure alla nostra borsa, se gli americani non prenderanno troppo negativamente il declassamento di S&P.
Già ieri, dopo che le notizie europee aveva innestato un rialzo su tutte le borse quella americana era poi scesa in chiusura sulle voci di un imminente declassamento.
Va da se che il provvedimento di S&P più che un calcolo finanziario appare essere piuttosto un giudizio negativo sulla politica economica della Casa Bianca e dovrà ora essere verificato la risposta di quest'ultima (molti si aspettano problemi imminenti per S&P).
Tornando alle nostre cose, è bastato solo vedere le facce tese di Berlusconi, Letta e Tremonti, durante la conferenza di ieri, per comprendere la gravità del momento. L'Italia è ormai costretta a seguire le imposizione dei paesi "amici" per non vedere attaccati i propri titoli di stato e in questa sorta di commissariamento tedesco deve essere capace di mettere in atto una politica di rigore economico che riduca il debito, incentivi la produzione e non costringa a svendere i gioielli di famiglia.
Una politica economica finanziaria che può essere perseguita solo se finalmente verranno messe in atto quelle riforme strutturali dello Stato, con in prima estanza la riduzione dei costi della politica (dimezzamento del numero degli eletti nelle assise pubbliche e la riduzione dei loro emolumenti, abolizione di provincie, comunità montane e degli altri enti inutili etc.) e i tagli di quell'immenso fiume di spesa improduttiva che in mille rivoli va ad alimentare organizzazioni messe in piedi solo per scopi clientelari: i famosi "mestieri inventati".
La domanda che in tanti si stanno ponendo in questo momento è: sarà questo governo in grado di vincere questa sfida?
Sono molti a non avere fiducia di un governo che appare troppo debole per far accettare dalla maggioranza del parlamento riforme che andranno a toccare le rendite di corporazioni e lobby fortemente rappresentate, come già si è visto con la rivolta dei parlamentari avvocati contro l'abolizione degli ordini professionali.
In più nel resto del mondo si tratta l'Italia come di un paese del terzo mondo (basta farsi un giro sui siti dei media anglo americani per verificarlo), incapace di darsi un governo stabile e autorevole e in preda a lotte tribali per la supremazia.
In somma, la strada sembra essere tutta in salita, ma poiché nella vita bisogna sempre essere ottimisti per arrivare al risultato, bisogna avere fiducia nell'operato anche di questa classe politica così modesta e poco incline al bene comune, sperando che di fronte al pericolo di una nuova recessione economica abbandoni le posizioni a difesa dei propri interessi e agisca per il bene comune, lasciando giocare allo sfascio i comici e i saltimbanchi che si stanno arricchendo alle spalle di quanti ne hanno fatto i loro eroi anti casta.
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