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Crisi economica 2011. Confronto tra il Tremonti «statalista» e il Bersani con la fissa dei balzelli

Creato il 18 agosto 2011 da Iljester

Crisi economica 2011. Confronto tra il Tremonti «statalista» e il Bersani con la fissa dei balzelli

Molti non sono d’accordo con la mossa di Tremonti di aumentare l’imposta fiscale sulle rendite finanziarie private, escludendo dal gravame le rendite finanziarie pubbliche (BOT, CCT ecc.). La ragione di questo disaccordo è che così si sacrifica il risparmio privato e si agevola quello pubblico. In ultimo, si crea una corsia preferenziale per il debito pubblico, lo si avvantaggia, mentre si dà la mazzata al debito privato (obbligazioni in primis).
Be’, ci sono molte ragioni per sostenere che questa tesi è corretta. Ma ce ne sono diversamente altre che invece suggeriscono che il ragionamento è un po’ fallace. E questo perché se è pur vero che Tremonti ha agevolato con la manovra estiva il debito pubblico (risparmiandogli una maggiore imposta del 7,5%), è anche vero che i piccoli risparmiatori, le famiglie, se devono risparmiare acquistano soprattutto titoli pubblici, e dunque in un certo senso la manovra di Tremonti non incide più di tanto sui piccoli risparmiatori, quanto su quelli grossi che giocano in borsa e acquistano titoli privati non già per risparmiare, ma per guadagnare (e speculare).
Ma c’è un’altra polemica che anima questo agosto contabile e finanziario. L’idea (malsana) del Partito Democratico di tassare i capitali rientrati in Italia con lo scudo fiscale. Seguendo la tipica mentalità sinistrosa di non pensare mai a tagliare gli sprechi e trovare la soluzione dei problemi economici sempre e solo nei balzelli, si arriva anche a certe soluzioni panzane il cui risultato può essere soltanto uno: far perdere credibilità al nostro paese. Quale paese serio infatti prima promette A e poi fa B? Nessuno, tranne quelli governati dalla sinistra. Se tu, Stato, prima mi dici che se faccio rientrare i miei capitali mi applichi una sanzione pari al 5% e poi dopo me ne chiedi un altro 15%, mi stai letteralmente prendendo per il culo. Allora, se mai dovessi averne degli altri, e tu t’inventi un altro scudo fiscale, io ti faccio una sonora pernacchia.
Ecco, questa è la verità. Che poi ci facciano schifo coloro che accumulano denaro all’estero per sottrarlo al fisco italiano (che fa ancora più schifo), è un altro paio di mani. Non c’è dubbio sul punto. Ma la coerenza non è un difetto, è una virtù. E allora, se si promette A, si mantenga la promessa A, e non si razzoli B. Poiché diversamente ci si rende incoerenti, ridicoli e inaffidabili.
In ogni caso, sia che si tratti di Tremonti, sia che si tratti di Bersani, in Italia l’unico ragionamento che tiene per salvare il paese dal default (se mai ci sarà) e la tassa. Mai che si propongano tagli decisivi sugli sprechi e sugli apparati statali che assorbono risorse (nel nostro paese i dipendenti pubblici sono 4 milioni: questo dato impressionante indica quanto sia imponente la burocrazia italiana; imponente e inefficiente). Il pensiero del resto è alieno alla casta politica. Gli sprechi non si toccano.  È meglio mettere le mani nelle tasche degli italiani: è molto più facile e sicuro. Non richiede grande coraggio politico, né grandi competenze per studiare una manovra davvero equa. Niente di tutto ciò. Solo due righe per dire che la tassa A è aumentata, o che viene istituita la tassa B.

 

di Martino © 2011 Il Jester 


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