Darko Strelnikov
La classe dirigente umbra ha deciso di allungare la sua agonia, sperando in qualche miracoloso ritrovo che possa riportarla in vita e rimetterla in pista. E’ un film già visto. Ed è un film che è andato in onda pochi mesi fa nella vicina Roma. Siamo in ritardo di qualche mese ma L’Umbria di questi giorni, per certi versi, assomiglia molto, politicamente parlando, alla situazione italiana prima di Monti. Nella capitale c’erano un Governo incapace a determinare una svolta per rispondere con provvedimenti adeguati alla gravità della crisi e una classe politica investita da una pesantissima questione morale. Fatte le debite proporzioni che abbiamo qui? Una Giunta che non riesce a determinare un cambiamento vero e profondo, che non riesce ad uscire dal pantano dei veti e controveti. Le riforme latitano e soprattutto non incidono sul costosissimo sistema di potere. Si levano le Comunità Montane, ma intanto ci si prepara a mettere in piedi una bella e robusta agenzia con un contorno di 12 unioni dei comuni. Signor Mike, com’era la domanda : “lascia o quadruplica?”. Quadruplica, quadruplica! Le aziende ospedaliere diventano una ma i direttori restano due. E’ il sistema della tetrarchia Diocleziana. Un solo impero, la sanità, retto da due Augusti (i direttori generali) con l’ausilio di due Cesari (i direttori sanitari). L’unica cosa da scoprire è se le regole per la successione sono le stesse. Sulle Asl non è dato sapere, mentre Ati, Consorzi, Atc continuano a prosperare mantenendo, una lunga fila di aziende pubblico – private. E ancora, continuando a similare Roma. Per non essere da meno, anche qui c’è una questione morale. Anche qui, nonostante le inchieste che hanno colpito esponenti politici della maggioranza, in Regione e anche in alcuni comuni, ci si rifiuta di affrontarla. Ci si rifugia dietro uno strano “garantismo”, che invece di mettere sulle spalle delle persone (com’è giusto e doveroso) la presunzione di innocenza, la scarica addosso alle istituzioni. La conseguenza e direi, anche l’obiettivo, è quello di permettere a tutti di restare al proprio posto, senza fare quel fatidico “passo indietro” a garanzia delle istituzioni. E mi fa ridere il garantismo applicato solo all’avviso di garanzia. La presunzione di innocenza se viene applicata deve valere sempre, fino al giudizio definitivo e cioè fino alla Cassazione. La verità è che il cittadino non può minimamente essere assalito dal dubbio che chi dirige la cosa pubblica possa avere commesso qualche reato. In tutte le democrazie di questo mondo, questo dubbio viene immediatamente sedato con le dimissioni immediate dell’interessato. Ma questo non avviene. E quando arrivano gli arresti, in un sottofondo di paura per nuove inchieste e possibili rinvii a giudizio, non si riesce a fare di meglio che aderire al postulato : “conservare e resistere”. E’ facile capire come il combinato disposto di queste due cose provochi una reazione di rivolta, disprezzo e disgusto di massa nell’opinione pubblica. Un recente sondaggio lo conferma. Nelle zone rosse il movimento a 5 stelle di Grillo viene quotato il 10%, in Umbria il 9%. Ma non c’è bisogno di alcun sondaggio per sapere che mai, nella nostra regione, come nel resto d’Italia, i rappresentanti politici hanno avuto un consenso tanto basso. La gran parte dei cittadini ha, a torto o a ragione, la convinzione che operino prevalentemente per difendere i propri interessi. Ed è proprio qui che sta il successo di Monti. Nonostante i provvedimenti capestro presi contro i ceti popolari, nell’opinione pubblica c’è la convinzione che le “lacrime e sangue”, possono essere non condivise, anzi osteggiate, ma senza dare l’idea che siano state prese per fare l’interesse di chi ci governa. Sta qui la svolta italiana. Una svolta che ha avuto i connotati e i contenuti tipici della destra liberista, perché da noi comandava la Destra. Quindi per produrre lo stesso effetto in Umbria bisognerebbe ripetere l’operazione, ma stavolta da sinistra. Una Giunta di salute pubblica, composta da esterni, con personalità, esperti, studiosi, persone competenti, riconducibili all’area di centrosinistra, ma che non hanno avuto a che fare con l’esercizio pratico del potere e che non hanno ambizioni politiche per il futuro. Una Giunta che come, il Governo tecnico, non avendo la necessità di rispondere a piccoli e grandi elettori, abbia il coraggio di produrre cambiamenti radicali nel sistema di Governo della nostra regione. Una Giunta totalmente esterna al Consiglio, che dovrà assecondare, come fa il Parlamento con Monti, la necessaria cura da cavallo ed impegnarsi in operazioni di revisione istituzionale, prima fra tutte la legge elettorale. Perché se a Roma c’è il “porcellum”, qui c’è il “porcellinum”, visto che, per effetto del listino, il 20% dei consiglieri viene nominato dai partiti. Le alternative a questo atto responsabile e di coraggio sono due; sciogliere questo Consiglio e andare ad elezioni anticipate, magari in concomitanza con le politiche; oppure vivacchiare come un corpo estraneo dalla società o meglio come un fortino assediato dal dissenso popolare. Con la conseguenza che scaduto il mandato, assisteremo ad un inevitabile e consistente aumento della rappresentanza “civica”. Perché più va avanti questa situazione, più i cittadini si indirizzeranno verso proposte slegate e alternative a quelle dei partiti tradizionali. Gireranno al largo da quella roba che verrà presentata impropriamente come “casta”. Ci sono, oltre ai grillini, già alcune proposte di carattere nazionale. Ma anche da noi esistono forze e personaggi già in moto verso questa direzione. E se non c’è uno scatto di reni, al momento opportuno, questi potrebbero anche avere la meglio sui candidati ufficiali e di bottega. Anzi potrebbero, se si vogliono salvare, anche metterli in fila dietro le loro bandiere. Ma, mi rendo conto, che sono tutte proposte per una discussione che non avverrà mai nei luoghi deputati. Lì continuano tutti ad ascoltare Ornella Vanoni che canta “domani è un altro giorno si vedrà”.