Ho pochissimo tempo. giusto quello sufficiente a lasciarvi questa poesia dedicata alla mia pietra preferita: l’ametista. E’ solo un minuscolo assaggio di quanto trovrete nella mostra Cristalli! in corso a Padova e organizzata nell’ambito delle manifestazioni per l’anno internazionale della cristallografia.
” Sono gli elettroni che rendono il mondo colorato interagendo con le radiazioni visibili di diversa lunghezza d’onda”
E anche nel caso dell’ametista è così.
Il magnifico colore viola del quarzo ametista è dovuto alla presenza di impurezze di atomi di ferro che, nel reticolo cristallino del quarzo (SiO2) sostituiscono qualche atomo di silicio. Complessi meccanismi dovuti alla differenza di elettroni di valenza, fra silicio +4 e ferro +3, danno origine a un centro di colore formato da una buca cioè dalla mancanza di un elettrone. L’elettrone rimasto spaiato ha così la possibilità di spostarsi lungo una serie di livelli eccitati, dando origine al colore. L’ ametista riscaldata a 500°C diventa quarzo citrino ( giallo) o un raro quarzo verde. Entrambi questi colori sono dovuti alla presenza del ferro trivalente e alla coseguente formazione del centro di colore.
Un’ultima cosa: il nome composto da a- alfa privativo- e methustes – ubriaco- si riferisce probabilmente al fatto che si attribuisce l’ametista la proprietà di evitare l’ubriachezza; forse perché l’acqua, bevuta in una coppa di ametista, ha lo stesso colore del vino, ma sicuramente non gli stessi effetti!
Il mito di Dioniso e della ninfa Ametista trasformata da Artemide in freddo e limpidissimo cristallo per sfuggire al troppo focoso dio, ci illustra come la pietra abbia acquisito questa virtù. Dioniso, infatti, piuttosto alterato per la trasformazione della bella ninfa, le lanciò addosso una coppa di vino e il limpido cristallo, divenne violetto. Dioniso, allora, calmati all’istante i bollenti spiriti, diede alla pietra la proprietà di preservare dall’ubriachezza chiunque la indossasse.
Il suo colore, che ricorda il blu del cielo diluito nel rosso del sangue ( di Cristo e dei martiri) trasformò, nel Rinascimento, l’ametista in pietra episcopale e in simbolo di umiltà. Divenne poi ornamento della croce dell’Inquisizione.
Quella che vedete qui sotto, invece, è simbolo dell’amicizia che lega un piccolo gruppo di donne accomunate dall’inguaribile vizio della scrittura.
ametista dell’ amicizia