Pubblicato da lapoesiaelospirito su gennaio 7, 2012
Cartografica
Ho incontrato una storia di mattini stirati
una di quelle raccontate a gesti
che sembrano aquiloni sfaccendati
a raccontarla si vien giù dal sonno
e ci si aggrappa alla periferia del letto
ore trascorse in metamorfosi
come un ragno crociato punto rosso
palpi a tastare l’aria, appena smossi
scrive di brezze colorate
di pupille che sfoggiano di mare
velature di verde e di turchino
e fiordi antichi – cattedrali a strapiombo –
precipitate lungo le scogliere
si scorgono emisferiche parziali
le singolarità
dell’ente e dell’avente
fuse nel viaggio astrale
oltre l’esigua conoscenza errante.
***
Varuel dice
mentre si gratta il mento
dice che se ti siedi a tavolino
un piccolo calore sulla fronte
e ti racconti in emicicli a nord della memoria
appare in diafanoscopia l’arco del mondo
dice facendo spazi con le mani
Varuel delle tempeste
che se appoggi l’orecchio a uno dei tanti
_____________qui non rivela cosa e chi
puoi sentire il rumore che fa il tempo
passando tra le ossa
Varuel insiste
ché non ammette d’essere inventato
______sposta dal viso un ricciolo spiovente
guarda fisso in un punto
ti sfinirai nei vaniloqui – dice -
abbarbicata a un foglio.
***
Perdonami cielo
se piango per stupide cose
se perdo il senso del dolore e lo ricaccio
in giornaliere inconcludenze
avrei da ringraziare per la vita___in sé
per i miei figli, per il loro amore
che mi ritorna e mi conforta a sera
per l’amicizia che mi è stata data
per l’amarezza che non mi ha colpita
quando sento che l’aria si fa rada
il respiro s’incaglia
mi taccio in una bolla di silenzio
e mi dichiaro pronta_______il fatto in sé
non mi spaventa, ho come una certezza
che non finirà mai questa sorpresa
d’infinito riprendere contorni
che sarà mai varcare quella soglia
quando l’han fatto tutti
senza nessuna garanzia di privilegio?
E non è il passo a fare l’andatura
ma il necessario termine______ la sosta
da cui forse rinascere immortali.
***
Logos a quinte mnemoniche
Mi parlo con circospezione
quando argomento ipotesi d’altrove
i solipsismi le cadute e i voli
sorrido agli sgambetti della mente
e recito la parte
mi prende a calci il buttafuori
cavilla d’arte e di filosofie
che han poco da spartire con la carne
allegorie viranti al rosso
un pallore di vino annacqua il sangue
il dire edulcorato ha tralci penduli
diramazioni equivoche di mani
al tatto non sapermi riconoscere
quindi la fine è solo un preconcetto
singolarmente non sperimentabile
qui sul proscenio di battute e gesti
ho ricordi d’iguana
verdi
__una fame giurassica__
ma i rospi
non li ho mai digeriti facilmente.
***
Evadere le casse (è obbligatorio l’uso delle maschere)
il viso
prendiamo il viso
ne togliamo gli occhi
è ancora un viso? Non siate generosi
basta guardare un videoclip
per saperne abbastanza
d’ammassi tumorali e______ fare click
subito
ché non regge il cuore, ché
non si poteva immaginare tanto
è la morte che avanza il suo dominio
già nella viva carne
e mi domando
come si possa esistere morendo
appare il corpo
in avanzato stato di contraffazione
le funzioni adattate alla parvenza
la costante è la fuga
guadagnare l’uscita dal respiro
ci fa scavare gallerie nel tempo
sbucare dalle ceneri del mondo
e tutti andremo
alla conquista d’una stella ancora
COMMENTI (1)
Inviato il 18 gennaio a 09:49
grazie!