Magazine Diario personale

Critica alla ragion pura personalmente un po’ indigesta

Da Leucosia

Alla fine mi è stata fatta quella domanda, senza preamboli, senza tentennamenti ma sparata dritta al centro della carne, come un proiettile: “ma insomma in tutta coscienza chi ve l’ha fatto fare? un figlio dico!”

Lui è il mio infermiere di fiducia mi conosce da quando avevo il pannolino, giù di lì. E niente stasera ha pontificato sulla maternità, sull’aver deciso di andare a vivere per conto nostro, in un periodo di certo non roseo dal punto di vista economico. oltretutto con questa salute che di certo non è di ferro. ecco mi ha scaricato con paterna sollecitudine tutte le sue perplessità e i suoi interrogativi. forse chissà mi avrà creduta una mezza pazza, una irresponsabile, una che vuole scherzare col destino, che ha fatto un figlio per dimostrare qualcosa a se stessa?

Come si fa a capire le profonde ragioni di determinate scelte! dove è possibile mettere un punto alle critiche, seppur legittime? Ho forse rubato qualcosa? Ho messo al mondo un infelice? è la mia condizione di donna con sm a creare un ostacolo mentale?

di ostacoli ne ho dovuti superare parecchi, in questi anni. vorrei adesso godermi questa piccola oasi di serenità duramente conquistata.

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se solo penso a un anno fa esatto… mi vengono i brividi! ero in  rianimazione accanto a mio marito, che chissà che diavolo aveva al cuore! e ora invece sono qui stasera a ringraziare tutto quello che ho con commozione! perchè è vero gli acciacchi ci sono – la poussè è noiosa e va via lentamente-  le beghe economiche quelle non mancano di certo e in genere mi privo anche del superfluo – un libro una matita, una settimana enigmistica!- ma siamo qui vivi, e insieme! anche se certi giorni vorrei scannarlo con le mie mani, a causa delle sue ipocondrie e del suo perenne pessimismo,  ma penso che dopotutto con tutto quello che ha passato devo portare pazienza, era praticamente sotto un treno…

poi ho fatto un altro ragionamento.

alla sua domanda: -sì c’è stata un’altra domanda impegnativa, è stata una siringa piuttosto lunga!- “ma perchè avete deciso di andare a vivere da soli?”

io ho risposto semplicemente questo: perchè c’è stato un inizio, e questo inizio eravamo io e lui, da sposati, casa mini ma nostra, ritmi nostri. poi c’è stato l’arrivo di Chicco, che ha dato un gran bel lavoro in ogni senso, ma non siamo stati  lasciati da soli nel momento del bisogno, abbiamo avuto un valido sostegno…ora il momento di potercela fare da soli in 3 stavolta era arrivato, nel bene e nel male e non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione.

Sarebbe stata una sconfitta familiare. secondo me. peggio di una sconfitta- una perdita incommensurabile!

avremmo vanificato tutti quegli anni passati insieme, come è stato veramente, nella buona e nella cattiva sorte, anni in cui non sono mancate gioie e dolori.

inutile dire che sì sono stata io il motore di tutto: a partire dalla ricerca effettiva del nostro nuovo nido. mentre ci sfrattavano senza troppe cerimonie, inscatolavo sogni, e toglievo di mezzo i libri superflui, quelli che non potevo più permettermi. giurai a me stessa che avrei ritrovato il focolare perduto, cascasse il mondo! non avevo più niente da perdere, dovevo solo ricominciare a sperare e a dare la caccia a un bilocale per 3. e poi l’appartamento arrivò, e  con lui puntualmente altre catastrofi di varia natura: ecco forse fu proprio quello il segnale che dovevamo comunque continuare per quella via. altrimenti se ci fossimo fermati soltanto un istante a pensare a tutto quello di orrendo che ci stava capitando, ci saremmo lasciati andare definitivamente. forse per sempre.

ora siamo qui, ancora insieme. con i nostri pregi e difetti, e con un figlio amatissimo. da crescere. da vivere. da curare e educare.

tutta questa strada fatta finora ci ha condotto a questi risultati. non voglio sciuparli nemmeno un istante, non posso permettermi questo lusso.  farò del mio meglio per smussare gli angoli della sm, non mi farò abbattere dalla furia degli eventi, anzi li accetterò come una sfida. del resto, la malattia in sè è abbastanza gestibile, mentre il confronto con gli altri più o meno sani, è più arduo da sostenere.

forse un giorno non lontano guarirò definitivamente. oppure no chissà.

- di certo  non valgo di meno  degli altri se cammino con una stampella!-

resteranno allora i brutti ricordi, ma tutto quello che ho fato di bello per me mio marito e mio figlio, quello sì che rimarrà con noi per sempre!



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