Kolinda Grabar Kitarovic, uscita vincitrice dalle elezioni presidenziali croate del 12 gennaio, ha inviato una lettera al Segretario Generale del’Onu Ban Ki-moon chiedendo che venga ritirato il provvedimento straordinario, emanato dal Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (Icty), che ha permesso il rilascio del leader nazionalista serbo Vojislav Seselj, al fine di consentirgli di sottoporsi ad un percorso di cure contro il cancro da cui è affetto.
Seselj, fondatore del Partito Radicale Serbo, è sotto processo al Tribunale de L’Aia con diverse accuse, tra le quali crimini contro l’umanità ed atti inumani, reati che sarebbero stati commessi negli anni della guerra in ex-Jugoslavia e durante il conflitto in Kosovo. I suoi discorsi di nazionalismo estremo sulla cosiddetta “Grande Serbia”, gli incitamenti all’odio ed alla violenza contro croati, musulmani e, in seguito, contro gli albanesi del Kosovo e l’arruolamento di guerriglieri mandati in zona di guerra per passare dalle parole ai fatti hanno infatti contribuito non poco ad incrementare la tensione interetnica ai tempi delle due guerre.
Kolinda Grabar Kitarovic, nonostante le sue dure parole, rimane uno dei leader del partito Unione Democratica Croata (Hdz), fondato da nientemeno che l’ex presidente Franjo Tuđman il quale, durante il conflitto in ex-Jugoslavia, con la sua linea politica ultra nazionalista per una “Grande Croazia” che porto ad una pulizia etnica contro i serbi residenti in Krajina oltre che a massacri contro cittadini non croati nei territori occupati della Bosnia-Erzegovina, non era molto diversa da quella tanto condannata di Seselj o Milosevic; ad evitargli un processo analogo a quello toccato a questi ultimi fu infatti solo il corso degli eventi, che lo pose tra i vincitori di quella guerra.
in foto dall’alto in basso: la neopresidente croata Kolinda Grabar Kitarovic; il leader del Partito Radicale Serbo Vojislav Seselj; l’ex Presidente croato Franjo Tudjman