Mentre la moda promuove i gioielli giganteschi e appariscenti, Domenico Dolce e Stefano Gabbana lanciano in grande stile la prima collezione di monili d' oro «sobri, familiari, da portare sempre, proprio come un reggiseno o un altro capo intimo», spiegano gli stilisti. E in effetti quelle catenine sottili con ciondoli appesi, a soggetto sacro e profano - Madonne, cuori, quadrifogli - ricordano il dono per la Cresima e la Comunione degli anni del boom economico. «Sembrano gioielli già visti, sono molto romantici», continuano gli stilisti. Ed è proprio questa la loro forza. «Sono il frutto di una ricerca nelle vecchie gioiellerie perché in quelle nuove non ci sono più. Piuttosto li ritrovi nei cassetti di casa», insiste Stefano Gabbana, il più loquace del duo. Di chi è stata l' idea? «Domenico è siciliano e ama moltissimo Milano, io sono milanese e amo altrettanto la Sicilia. È finita come sempre. Io do l' input e Domenico realizza. E per me è come se facessi parlare l' oracolo...». In fondo è così da quando, nel 1985, gli stilisti si fecero notare con la prima sfilata a «Milano Collezioni» nella categoria «Nuovi Talenti», per poi imporsi nel 1986 con la prima collezione autoprodotta ispirata alle «Donne vere». «Ventisei anni dopo - osservano - questi gioielli sono una testimonianza di fede alla tradizione: la sensualità della Sicilia interpretata da Tancredi e Angelica, i due giovanissimi innamorati del Gattopardo che hanno ispirato la campagna pubblicitaria». A interpretare Claudia Cardinale è Bianca Balti, ingioiellata con orecchini e catenina retrò. È lecito chiedersi se piaceranno alle ragazze. «I bijoux appariscenti continuiamo a farli. Sulle passerelle dell' estate abbiamo presentato orecchini a forma di pomodoro e melanzana. Ma questi gioielli romantici d' oro ci appartengono più di ogni altro, sono la sintesi della nostra carriera». Ne sono certi Stefano e Domenico, «più si è fedeli al proprio stile e più la gente ti apprezza». La collezione si compone di 80 pezzi: catene e orecchini con ciondoli che tintinnano ispirati ai tre temi tradizionali come amore (cuori con ciondolo di zaffiro), sacro (croci tempestati di gemme, rosari di giada nera), scaramanzia (chiavi, monete, ferro di cavallo, cornetti). Con un ritorno alle origini anche nella distribuzione: i gioielli che costano da 600 a 14 mila euro, venduti solo nelle boutique monomarca di Milano, Londra e Parigi. È nota la passione di Stefano Gabbana per la Rete, ma avverte: «I nostri gioielli su Internet non si trovano. Dopo tanta globalizzazione, per certi prodotti ci è tornata la voglia di farli trovare solo in determinati luoghi». Conoscono le regole del marketing gli stilisti che hanno dichiarato di voler ritornare a far crescere i fatturati proprio ripartendo dalla divisione gioielli. La prima collezione è tutta al femminile. Con il ritorno perfino della parure . «Chi ha detto che è out? Se l' occasione per indossare i gioielli è una cerimonia, ti fa sentire a posto come il tailleur», sottolinea Stefano che, invece, sull' uomo ingioiellato ha cambiato idea. «Ho portato gli orecchini fin dai 14 anni: due anni fa li ho tolti, non li potevo più vedere. Ho sempre indossato gioielli: le fibbie con i brillanti che formavano le mie iniziali, poi due orologi sullo stesso braccio e ho avuto il periodo delle croci. Ora tutta questa ostentazione non la sopporto più né su di me né sugli altri. Ed è così anche per Domenico».
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Croci e immaginette: I piccoli gioielli del cuore firmati Dolce & Gabbana
Creato il 27 novembre 2011 da Dg_victims @DG_VICTIMS
Mentre la moda promuove i gioielli giganteschi e appariscenti, Domenico Dolce e Stefano Gabbana lanciano in grande stile la prima collezione di monili d' oro «sobri, familiari, da portare sempre, proprio come un reggiseno o un altro capo intimo», spiegano gli stilisti. E in effetti quelle catenine sottili con ciondoli appesi, a soggetto sacro e profano - Madonne, cuori, quadrifogli - ricordano il dono per la Cresima e la Comunione degli anni del boom economico. «Sembrano gioielli già visti, sono molto romantici», continuano gli stilisti. Ed è proprio questa la loro forza. «Sono il frutto di una ricerca nelle vecchie gioiellerie perché in quelle nuove non ci sono più. Piuttosto li ritrovi nei cassetti di casa», insiste Stefano Gabbana, il più loquace del duo. Di chi è stata l' idea? «Domenico è siciliano e ama moltissimo Milano, io sono milanese e amo altrettanto la Sicilia. È finita come sempre. Io do l' input e Domenico realizza. E per me è come se facessi parlare l' oracolo...». In fondo è così da quando, nel 1985, gli stilisti si fecero notare con la prima sfilata a «Milano Collezioni» nella categoria «Nuovi Talenti», per poi imporsi nel 1986 con la prima collezione autoprodotta ispirata alle «Donne vere». «Ventisei anni dopo - osservano - questi gioielli sono una testimonianza di fede alla tradizione: la sensualità della Sicilia interpretata da Tancredi e Angelica, i due giovanissimi innamorati del Gattopardo che hanno ispirato la campagna pubblicitaria». A interpretare Claudia Cardinale è Bianca Balti, ingioiellata con orecchini e catenina retrò. È lecito chiedersi se piaceranno alle ragazze. «I bijoux appariscenti continuiamo a farli. Sulle passerelle dell' estate abbiamo presentato orecchini a forma di pomodoro e melanzana. Ma questi gioielli romantici d' oro ci appartengono più di ogni altro, sono la sintesi della nostra carriera». Ne sono certi Stefano e Domenico, «più si è fedeli al proprio stile e più la gente ti apprezza». La collezione si compone di 80 pezzi: catene e orecchini con ciondoli che tintinnano ispirati ai tre temi tradizionali come amore (cuori con ciondolo di zaffiro), sacro (croci tempestati di gemme, rosari di giada nera), scaramanzia (chiavi, monete, ferro di cavallo, cornetti). Con un ritorno alle origini anche nella distribuzione: i gioielli che costano da 600 a 14 mila euro, venduti solo nelle boutique monomarca di Milano, Londra e Parigi. È nota la passione di Stefano Gabbana per la Rete, ma avverte: «I nostri gioielli su Internet non si trovano. Dopo tanta globalizzazione, per certi prodotti ci è tornata la voglia di farli trovare solo in determinati luoghi». Conoscono le regole del marketing gli stilisti che hanno dichiarato di voler ritornare a far crescere i fatturati proprio ripartendo dalla divisione gioielli. La prima collezione è tutta al femminile. Con il ritorno perfino della parure . «Chi ha detto che è out? Se l' occasione per indossare i gioielli è una cerimonia, ti fa sentire a posto come il tailleur», sottolinea Stefano che, invece, sull' uomo ingioiellato ha cambiato idea. «Ho portato gli orecchini fin dai 14 anni: due anni fa li ho tolti, non li potevo più vedere. Ho sempre indossato gioielli: le fibbie con i brillanti che formavano le mie iniziali, poi due orologi sullo stesso braccio e ho avuto il periodo delle croci. Ora tutta questa ostentazione non la sopporto più né su di me né sugli altri. Ed è così anche per Domenico».
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