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Crollano i consumi, allarme Confcommercio

Creato il 26 giugno 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Lo scenario dell’Ufficio Studi Confcommercio è impietoso: nel 2012 si registrerà una flessione sui consumi superiore al 3%. Un dato che ci rimanda indietro di un decennio e più…     C’è un governo che sta troppo dietro le gonne della Merkel, una tedesca tutta austerity che l’anno prossimo perderà rovinosamente le elezioni politiche in Germania e sparirà dalla scena politica com’è già successo a Sarkozy.

Crollano i consumi, allarme Confcommercio

Attenti a quei due…

A parte l’immagine di Mario Monti che flirta con Frau Angela, disgustosa quanto basta per essere d’accordo con la definizione che il Nano eroticus diede della cancelliera amburghese, è innegabile che l’interesse dei governanti tecnici sia più volto al compiacimento di Bruxelles e Berlino che all’osservazione della vita reale di Agrigento e Campobasso, giusto per citare due province a caso della nostra affannata e bistrattata comunità statale.

Strano, ma purtroppo veritiero: chi si affretta a dire che in Italia va tutto a posto perché “lo chiede l’Europa”, non si rende conto di come la società italiana rischia di essere distrutta. Le avvisaglie ci sono tutte: una riforma del lavoro che crea dissensi, una pressione fiscale a livelli record, nessuna intenzione di tagliare la spesa pubblica e gli sprechi.

Ed un calo dei consumi che riporta la nostra economia all’inizio del secolo. Le colpe principali, secondo Confcommercio, sono da attribuire allo sconsiderato aumento dell’IVA che porterà ad una diminuzione di circa 38 miliardi di euro nei prossimi due anni.  Gli obiettivi di bilancio, che stanno imponendo pesanti sacrifici ed un progressivo smantellamento dello stato sociale, devono necessariamente essere ridiscussi con i partner dell’eurozona, ai quali non fa certo bene l’attuale situazione economica: l’export per Berlino scende di quasi il 2%, una cifra immensa se consideriamo che si tratta dell’economia più forte del vecchio continente.

E non è tutto. Gli italiani mettono sempre meno volentieri la mano nel portafogli: anche il settore alimentare, tradizionalmente il meno colpito dalle congiunture negative, perde ben il 6%, il più pesante degli ultimi 11 anni. Ma anche il non-food registra un calo considerevole, quantificabile in un 7,1% in meno nei consumi.

A soffrire, com’è logico, sono soprattutto i piccoli negozi di quartiere ma anche la gdo non se la passa bene: se per i primi il calo è stato del l’8,6%, la grande distribuzione registra una perdita del 4,3%.

A giudicare dalle volontà politiche, questo scenario potrebbe addirittura inasprirsi, con l’aumento dell’iva di altri due punti in ottobre. A questo, andrà ad aggiungersi il continuo calo di consumi di carburante (con il prezzo della benzina alle stelle) che scatena un effetto domino sull’immatricolazione dei veicoli (-8,4%), dei motocicli (-34,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso!), e di conseguenza una serie di prevedibili licenziamenti nei settori specifici e nell’indotto (il petrolchimico di Gela ha già comunicato la cassa integrazione a circa cinquecento dipendenti, analoghe scelte potrebbero adottare gli altri stabilimenti delle altre zone d’Italia).

Un quadro che speriamo di non dover mai riferire e che ci auguriamo di non dover commentare, pur essendo psicologicamente pronti a doverlo fare.


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